Quando si sbaglia
Le ultime ombre della sera
si allungano lontano
fondendosi nell’abbraccio
affettuoso della notte.
Accarezzano anche chi sbaglia.
Saluto all’assemblea
G. Ci incontriamo di nuovo, provenienti da luoghi diversi, incamminati su sentieri che oggi si incrociano, domani proseguiranno paralleli o si separeranno, ma che saranno cambiati grazie all’incontro, all’attimo condiviso.
1. Dio, accompagna il nostro cambiamento, cammina con noi lungo un percorso che ci faccia imparare ad amare la diversità nel mondo, l’unicità dei luoghi, dei momenti e delle persone, ciascuna importante, nessuna sbagliata.
2. Coperti dalla polvere dei nostri incontri, come gli insetti di polline, camminiamo facendo nascere nuovi colori da aggiungere all’arcobaleno invisibile nella luce bianca in cui ogni tinta trova il suo posto, senza distinzione.
Un momento di silenzio
Lettura biblica
Luca, 15: 11-32
11Disse
ancora: «Un uomo aveva due figli. 12Il
più giovane dei due disse al padre: «Padre, dammi la parte di
patrimonio che mi spetta». Ed egli divise tra loro le sue sostanze.
13Pochi
giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose,
partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo
in modo dissoluto. 14Quando
ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed
egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15Allora
andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione,
che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. 16Avrebbe
voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma
nessuno gli dava nulla. 17Allora
ritornò in sé e disse: «Quanti salariati di mio padre hanno pane
in abbondanza e io qui muoio di fame! 18Mi
alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il
Cielo e davanti a te; 19non
sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei
tuoi salariati». 20Si
alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre
lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo
e lo baciò. 21Il
figlio gli disse: «Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te;
non sono più degno di essere chiamato tuo figlio». 22Ma
il padre disse ai servi: «Presto, portate qui il vestito più bello
e fateglielo indossare, mettetegli l'anello al dito e i sandali ai
piedi. 23Prendete
il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24perché
questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è
stato ritrovato». E cominciarono a far festa.
25Il
figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a
casa, udì la musica e le danze; 26chiamò
uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. 27Quello
gli rispose: «Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il
vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo». 28Egli
si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a
supplicarlo. 29Ma
egli rispose a suo padre: «Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho
mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un
capretto per far festa con i miei amici. 30Ma
ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue
sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso».
31Gli
rispose il padre: «Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è
mio è tuo; 32ma
bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era
morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato»».
La prima sensazione del nuovo giorno è la luce del sole che si fa spazio tra le sagome della città addormentata. In alto, sopra I tetti il cielo è già chiaro; in basso la strada è ancora nel buio. Già da questa prima immagine il nostro mondo somiglia a noi, confusamente coscienti.
Due occhi, un cuore, una mente alla ricerca di un filo che congiunga, dando un senso, i punti estremi e lontanissimi del nostro sguardo sul mondo. Già dal primo momento viviamo un conflitto tra la diversità fuori di noi ed un profondo senso di unitarietà che cerca di farsi spazio dall’interno.
I nostri due occhi ci invitano a riconoscere le differenze, a classificare, definire, catalogare. Alla fine incapsuliamo la realtà spezzettandola in uguale e opposto, normale e diverso, giusto e sbagliato. E anche Dio che ci accompagna lo immaginiamo Giudice, severo ed inflessibile.
Eppure la più vivida manifestazione di Dio, la natura che ci avvolge e ci incanta, non sembra bipolare e divisa tra due estremi contrapposti. La ricchezza del suolo vulcanico che fa crescere una vegetazione rigogliosa è il regalo di una sequenza di eventi catastrofici, di eruzioni ed esplosioni. Il giusto e lo sbagliato sbiadiscono nella visione d’insieme.
Un figlio decide di andare via e vivere la sua vita. Abbandona la sicurezza di una vita regolare e cerca la sua strada. La vita è ricca di possibilità da esplorare. Non è raro incamminarsi su un sentiero che si rivela tortuoso, difficile e che alla fine può non avere sbocchi. Spesso capita di non riuscire a venire fuori da un tracciato labirintico. Ci si sente confusi; si ha bisogno di aiuto, ma non si trova subito. Ci si convince di sbagliare e ci si lascia andare. Ma non è per sempre.
Alle volte basta un incontro, un alito di vento che fa risuonare una corda dentro di noi. La voglia di cambiare strada si accende e ci si rimette in cammino. E non importa se il percorso è un ritorno… In realtà non c’è mai ripetizione, tutto è arricchimento, aggiunta, crescita. Non si tratta di fare la cosa giusta invece di quella sbagliata. Ritornare a casa, al padre non è una sconfitta, ma un passaggio, un tratto del sentiero della vita.
Quando si riconosce un sentiero familiare, quando si intravvede un volto amico, desiderato a lungo, si sente il bisogno di un contatto, di un abbraccio, il ricongiungersi dei due capi di un filo che può estendersi e richiudersi senza una regola, senza definizioni. Il padre corre incontro al figlio, pazzo di gioia, per abbracciarlo e piangere insieme, per celebrare e fare festa. Chi sembrava perso si è ritrovato.
Il padre è la presenza di Dio che ci ama e ci accompagna e ci aspetta sempre senza interferire con la nostra libertà. Ma per me è anche la nostra consapevolezza adulta, la nostra fede, la nostra fiducia che ci consente di amare ed amarci per ciò che siamo adesso e per quel che di buono portiamo con noi, il seme che germoglierà in futuro.
E l’altro figlio, indignato per l’apparente incoerenza del padre, è l’altra faccia del nostro continuo fluttuare tra il riconoscimento dell’unitarietà del mondo e di noi stessi e l’attaccamento alla consolante, familiare bipolarità, la contrapposizione degli opposti, la classificazione in catergorie, la tentazione di separare la realtà in giusto e sbagliato.
Questo è il percorso che disegna la nostra vita, tra curve, salite sui versanti e discese nelle valli e scollinamenti per incontrare, ricevere e dare, per sconfinare e perderci, e ancora ritrovarci conoscendoci di più.
E quando la sera ci raggiunge, avvolgendoci in un manto rossiccio che lentamente si scurisce, noi non siamo più sorpresi e chiudiamo fiduciosi un abbraccio affettuoso senza fine, un abbraccio familiare, umano, l’abbraccio del mondo, l’abbraccio di Dio.
Riflessioni personali
1. Ha percorso una strada difficile
fatta di esclusione e solitudine
senza sapere il perché.
Ma non ha perso la voglia di amare.
2. Hanno attraversato deserti infuocati
e navigato mari oscuri e profondi.
Non sono stati accolti a braccia aperte,
ma non hanno smesso di sognare.
3. Sei stata a lungo intrappolata
In una ragnatela invisibile.
Ma adesso che sei libera,
nessuno può impedirti di volare.
4. Aiuti sempre con delicatezza
persone soffrenenti e sconfortate,
adesso senti un’ombra dolorosa.
Ma non sei sola: noi camminiamo insieme.
T. Possiamo comporre un mosaico nuovo
con frammenti dalla forma irregolare:
diversi, unici, irripetibili, preziosi
ma tutti ugualmente amati.
G. Aveva camminato per le strade secondarie, si era fermato nei villaggi sconusciuti per incontrare gli ultimi, le persone rifiutate, quelle che sbagliano. Si era arrampicato con gli amici e le amiche di sempre sul colle che porta a Gerusalemme. Era sicuro che quello fosse il momento, che il cambiamento sarebbe avvenuto presto.
Ma ora, per un attimo, la sua certezza vacillava. Molti gli avevano voltato le spalle. Forse i tempi non erano ancora maturi? Forse la sua scelta era stata avventata? Forse sbagliata?
Questa è la vita del profeta, seguire un sogno, accompagnati dalla fede, dagli amici, dalle compagne di cammino, da Dio. Dietro un’apparente sconfitta non c’è uno sbaglio ma il seme di un sogno più grande.
Gesù prese un pezzo di pane e dopo aver pronunciato la preghiera di benedizione, lo divise tra gli amici e le amiche seduti accanto a lui e disse: “Prendete e mangiatene, la mia vita è come questo pane: Dio mi ha aiutato a condividerla senza distinzione con le sorelle e i fratelli che ho incontrato, fate così anche voi”. Poi prese una coppa di vino, la fece passare tra loro dicendo: “Bevetene tutti, in attesa che Dio realizzi le sue promesse attraverso le azioni delle persone. Il modo migliore per non dimenticarvi di me è che facciate come io e voi abbiamo imparato a fare insieme”.
Preghiera di condivisione
Comunione
Preghiere spontanee
Benedizione finale
Realizziamo un grande sogno
percorrendo con fiducia sentieri
spesso tortuosi e difficili.
È facile perdersi per poi ritrovarsi.
Le strade dell’amore e della condivisione
non sono mai né giuste né sbagliate.
Per la Comunità Cristiana di Base di Pinerolo
Sergio Speziale, 23 ottobre, 2022