martedì 4 ottobre 2022

LEGGE ELETTORALE INIQUA

 La sinistra impari la lezione 

di Norma Rangeri sul Manifesto del 27 settembre 2020

 C' è una radicale, pro­fonda iniquità in questa nuova foto­grafia elettorale del Paese: è la legge con la quale sono stati chiamati al voto oltre 50 milioni di italiani. È utile ripeterlo finché non ci sarà modo di cambiarla.
 
Intanto perché è sfacciatamente an­tidemocratica visto che can­cella dal panorama istituzio­nale chi non raggiunge il 3 per cento dei suffragi, e vi­sto che premia, oltre ogni giusta misura, chi riesce ad ottenere anche un solo con­senso in più dell'avversario. Uno specchio deformante che ingigantisce o assotti­glia le formazioni politiche senza curarsi delle loro reali dimensioni.
 
Per di più, ironia della sor­te, va detto che proprio chi l'ha voluta, anzi imposta, il Partito democratico (all'epoca renziano), è sta­to severamente e meritata­mente punito per non aver­la neppure saputa usare contro la vittoria annun­ciata della destra.
 
Tuttavia sarebbe riduttivo pensare di trovarci sempli­cemente di fronte ad un er­rore tattico, perché, al con­trario, la crisi del Pd è fi­glia di pesante miopia poli­tica, frutto della stupefa­cente sopravvalutazione, fino alla sovrapposizione, con il "sistema Draghi", fi­no a scambiare il prestigio internazionale del capo del governo con l'identifi­cazione programmatica tout court del partito.
 Eppure Letta ieri, nello sprofondo del day after, pre­sentandosi al rendiconto con gli elettori, ha rivendi­cato questo perentorio vade retro verso i 5S, non ha fat­to cenno all'intenzione di dimettersi subito, annun­ciando che al prossimo congresso del Pd, fissato a marzo, non si ricandiderà come segretario, per lascia­re spazio ai più giovani.