Navi da guerra Nato nel porto di Cagliari
Costantino Cossu
Il Manifesto 16/10
Nello stesso identico giorno in cui nel Mare del Nord comincia la manovra militare Nato “Steadfast Noon”, che simula l’impiego di armi atomiche, la Sardegna si scopre in assetto di guerra.
A Cagliari portaerei,
incrociatori, corvette e sommergibili con le insegne della Marina
militare italiana e della Us Navy tra le case e i palazzi, nel cuore
della città, attraccati ai moli del porto. Sono le unità impegnate nelle
esercitazioni Nato “Mare aperto 2”, che da oggi entrano nella loro fase
operativa: si comincia a sparare.
DOMENICA scorsa per chi s’è trovato a passare lungo il fronte mare di Cagliari, di solito affollato di gente e di auto sull’asse centrale di via Roma, il colpo d’occhio è stato impressionante. Sembrava di essere dentro una base militare.
DOMENICA scorsa per chi s’è trovato a passare lungo il fronte mare di Cagliari, di solito affollato di gente e di auto sull’asse centrale di via Roma, il colpo d’occhio è stato impressionante. Sembrava di essere dentro una base militare.
Tra
la serata di sabato e quella del giorno successivo, infatti, nel Golfo
degli Angeli s’è concentrato uno spiegamento di forze imponente:
quarantacinque tra navi e sottomarini, i cui equipaggi andranno ad
aggiungersi alle forze impegnate a terra (in tutto quattromila
effettivi) nei tre principali poligoni sardi: Quirra, Teulada e Capo
Frasca. Impegnati reparti appartenenti a cinque nazioni Nato.
Oltre a
navi e sottomarini, anche i caccia F35 e Eurofighter, le squadre anfibie
della Brigata Marina San Marco, gli incursori del Comsubin.
E la Sardegna è solo il primo step. Gli altri toccheranno, sino al 27 ottobre, l’intero quadrante mediterraneo italiano, tra Adriatico, Ionio, Tirreno e Canale di Sicilia. Il tutto in perfetta concomitanza non solo temporale (il collegamento operativo con la guerra in Ucraina è evidente ed esplicitamente richiamato dal ministero della Difesa italiano e dalla Nato nella nota congiunta che una settimana fa ha dato notizia dell’avvio di “Mare aperto 2”) con “Steadfast Noon”, le simulazioni con armi atomiche previste da oggi nel Mare del Nord.
E la Sardegna è solo il primo step. Gli altri toccheranno, sino al 27 ottobre, l’intero quadrante mediterraneo italiano, tra Adriatico, Ionio, Tirreno e Canale di Sicilia. Il tutto in perfetta concomitanza non solo temporale (il collegamento operativo con la guerra in Ucraina è evidente ed esplicitamente richiamato dal ministero della Difesa italiano e dalla Nato nella nota congiunta che una settimana fa ha dato notizia dell’avvio di “Mare aperto 2”) con “Steadfast Noon”, le simulazioni con armi atomiche previste da oggi nel Mare del Nord.
Una
gigantesca esercitazione militare contemporanea a quella sarda che
coinvolge quattordici paesi e fino a sessanta velivoli: caccia di quinta
generazione, aerei di sorveglianza, aerocisterne e i bombardieri a
lungo raggio B-52 dell’aviazione Usa, che arriveranno dalla base aerea
di Minot, nel North Dakota. I giochi di guerra si svolgeranno sul
Belgio, che ospita il comando operativo, sul Mare del Nord e sul Regno
Unito. «Questa esercitazione contribuisce a garantire che il deterrente
nucleare dell’Alleanza rimanga sicuro, protetto ed efficace», ha
dichiarato il portavoce della Nato Oana Lungescu.
Dal Belgio alla
Sardegna, quindi, dal Mare del Nord al Mediterraneo, l’Alleanza
atlantica mette in atto un’unica visione, che prevede la guerra e non
esclude l’uso delle armi nucleari.
CONTRO LE ESERCITAZIONI in Sardegna domenica s’è svolta una marcia di protesta davanti ai cancelli della base di Capo Frasca, organizzata dal movimento antimilitarista A Foras.
CONTRO LE ESERCITAZIONI in Sardegna domenica s’è svolta una marcia di protesta davanti ai cancelli della base di Capo Frasca, organizzata dal movimento antimilitarista A Foras.
In trecento hanno sfilato contro l’occupazione militare
dell’isola in funzione della guerra e per l’immediata chiusura della
basi. «In Sardegna – dicono quelli di A Foras – con la crisi ucraina gli
apparati militari sono passati a un maggiore livello di mobilitazione e
di allerta, intensificando le attività a Quirra, a Teulada e a Capo
Frasca e finalizzando tutte le esercitazioni a testare la capacità di
combattimento». «La manifestazione a Capo Frasca – aggiungono i
militanti contro le basi – è parte di una piattaforma di lotta comune
con il movimento corso Core in Fronte, presentata il 29 settembre ad
Ajaccio: un primo passo per una mobilitazione comune di tutti i popoli
del Mediterraneo contro la Nato e contro l’utilizzo delle nostre terre
per preparare le guerre presenti e future».