Tre giovani migranti soccorsi a Claviere “Emergenza mai finita”
La Repubblica Torino 10/10
Cristina Palazzo
Una
nebbia fitta, da non riuscire a vedere oltre i 10 metri.
Una sfida per
chi quelle zone della Val di Susa le conosce da sempre, figuriamoci per
chi percorre quell’ultimo miglio per la prima volta per oltrepassare il
confine con la Francia.
La nebbia unita alla pioggia che sabato notte è
caduta incessante, ha bloccato nella zona del Colletto Verde, nel comune
di Claviere, tre giovanissimi migranti, tutti tra i 18 e i 20 anni, che
hanno dichiarato di provenire da Iraq, Mali e Mauritania.
Non sapendo più dove andare, ieri mattina alle 4, i tre ragazzi hanno chiesto aiuto.
Non sapendo più dove andare, ieri mattina alle 4, i tre ragazzi hanno chiesto aiuto.
Dalla centrale la chiamata è stata girata al soccorso
alpino che grazie all’sms locator e quindi a un messaggio inviato sul
telefonino dei ragazzi che contiene un link, sono state inviate le
coordinate e sono riusciti a localizzarli, superando quindi le barriere
linguistiche. Arrivati sul posto con i colleghi della finanza,
fischietti e urla hanno permesso di ritrovare e salvare i giovani giusto
in tempo, erano in principio di ipotermia nonostantegli abiti caldi. È
la prima volta che succede in questo autunno che si intervenga per
salvare migranti.
Ma molti temono sarà la prima di altre circostanze
analoghe. « Da mesi non scendiamo sotto i 70/80 passaggi al giorno,
anche 100.
Questo perché ci sono situazioni che bruciano in giro per il
mondo. Sono aumentati ad esempio i passaggi di iraniani » , racconta Don
Luigi Chiampo impegnato nella gestione del rifugio Fraternità Massi di
Oulx. I numeri di quest’anno sono allarmanti, « nel 2021 furono 15mila
persone, quest’anno credo supereremo le 20mila».In queste settimane
inizia il periodo più complicato, quando in alta valle si scende anche
sotto lo zero mentre in bassa ancora non c’è neve. « Spesso arrivano con
attrezzature e abbigliamento inadeguati, per questo noi lavoriamo molto
per dare loro il necessario » . Attorno al rifugio ruotano duecento
persone che quotidianamente contribuiscono nel sostegno, e realtà come
Rainbow for Africa e Croce Rossa.
«È il primo recupero ma non è un fulmine a ciel sereno, sono settimane molto intense sul fronte migranti al confine » , spiega Michele Belmondo della Croce Rossa di Susa. Se il parametro è appunto la saturazione del rifugio di Oulx, dove nessuno si ferma più di una notte, «nell’ultimo mese quasi tutte le notti abbiamo dovuto trasferire altre persone a Bussoleno perché era pieno.
In questo periodo sui sentieri della Val di Susa si incontrano afghani, iraniani, iracheni, bengalesi, pachistani, « ci sono famiglie ma soprattutto adulti da soli o giovani tra i 16 e i 17 anni.
«È il primo recupero ma non è un fulmine a ciel sereno, sono settimane molto intense sul fronte migranti al confine » , spiega Michele Belmondo della Croce Rossa di Susa. Se il parametro è appunto la saturazione del rifugio di Oulx, dove nessuno si ferma più di una notte, «nell’ultimo mese quasi tutte le notti abbiamo dovuto trasferire altre persone a Bussoleno perché era pieno.
In questo periodo sui sentieri della Val di Susa si incontrano afghani, iraniani, iracheni, bengalesi, pachistani, « ci sono famiglie ma soprattutto adulti da soli o giovani tra i 16 e i 17 anni.
Speriamo —
conclude Belmondo — che il dispositivo rodato e la rete siano
sufficienti a dare risposta».