Derio Olivero vescovo di Pinerolo
Eco del Chisone 19/10
Oggi
sono stato a celebrare la cresima a Pragelato.
E' stato un vero regalo.
Ho potuto risalire la valle di buon mattino senza traffico.Così ho avuto
la fortuna di ammirare i colori.
Macchie di giallo tenue contornate di
verde.Macchie di giallo intenso.Qua e là scoppi di rosso.La valle
sembrava un dipinto, una tavolozza di colori. Una meraviglia.
Sono
partito con un cielo nuvoloso. Fino a metà valle i colori erano soffusi
un po' smorti. Poi è uscito il sole. A poco poco i colori si sono accesi
fino a diventare intensi, vibranti. Mentre il cielo si tingeva di
azzurro. Mi lascia sempre stupito il cambio di stagione.
La vegetazione
muta continuamente. La terra muta continuamente.Si copre di foglie e
fiori in primavera. Matura in estate.Si spoglia in autunno.Pare morire
in inverno. Poi rinasce.E riprende a cambiare.
La terra vive perché osa
cambiare. Sa lasciar andare le foglie.Non resta attaccata ai germogli
della primavera o ai raccolti dell'estate. Non è nostalgica.Guarda
avanti.Osa spogliarsi, perdere le foglie diventare brulla e secca.
Non si
sconforta. Affronta con coraggio l'inverno, non si spaventa, non
discute.Non vanta diritti.Si spoglia e tace.Ma segretamente sogna
un'altra primavera.La sogna proprio mentre le foglie ingialliscono e
cadono.La sogna anche mentre le foglie iniziano a marcire e gli alberi
sembrano soltanto scheletri.
Lei lascia andare e sogna.Con pazienza.
Addirittura trasfigura il dolore della caduta con un incredibile
sfavillio di colori. Dovrebbero essere lacrime invece sono colori quasi
sorrisi.
La terra non si arrende e continua sorridere.Perché sa che
spogliarsi è un ottimo stratagemma per creare spazio a nuove foglie e
nuovi frutti.Sa che tenere caparbiamente strette le foglie sarebbe il
modo errato di perderle per sempre. Queste foglie sono stanche, sono le
foglie dell'anno che sta finendo.Non sono adatte per il nuovo anno così
le lascia andare. Le saluta con onore, facendole diventare protagoniste
di un meraviglioso dipinto. Le saluta con la gloria che meritano: sono
state protagoniste di un'importante stagione.E crea spazio per altre
foglie, altri fiori, altri frutti.Ho fatto un'ora di viaggio con questi
pensieri.
La valle mi ha insegnato tanto.Ha insegnato a me, a noi,
uomini e donne che non sanno lasciare andare. Attaccati ai diritti
acquisiti, ai successi raggiunti.
Intristiti dalla crisi della nostra
civiltà e della nostra Chiesa.Nostalgici delle primavere fiorenti di un
tempo, delle estati abbondanti.Restiamo attaccati, aggrappati e facciamo
vedere solo le lacrime, e i lamenti.
Incapaci di osare ancora sogni che
ci permettano di lasciare andare, preparandoci a nuove primavere, nuove
foglie, nuovi fiori, nuovi frutti.Incapaci di imparare dalla terra.
Che
silenziosa e testarda va avanti.Verso un nuovo inverno, anzi verso la
nuova primavera.