In Tunisia le nuove succursali dei trafficanti di uomini
“Mille euro per la traversata”
Eccoli i nuovi signori della tratta che stanno trasformando alcune zone della Tunisia in attivissimi sub criminali.
A svelare tanti indizi sono stati tre migranti sopravvissuti all’esplosione che il 21 ottobre ha causato la morte di due bambini, su un barcone in mezzo al mare: arrivati a Lampedusa su una nave della Marina militare, hanno accettato di parlare con gli investigatori della polizia e hanno fornito notizie ritenute di grande importanza per le indagini sul traffico di uomini che imperversa nel Canale di Sicilia.
«Prima, dalla Tunisia partivano esclusivamente magrebini — spiega chi indaga — oggi invece partono tantissimi sud sahariani». I tunisini provano a fare una concorrenza spietata ai libici. Innanzitutto, con una politica dei prezzi. Sempre più bassi.
«Io ho pagato duemila dinari tunisini», ha svelato un testimone. «Io ne ho pagati tremila», ha messo a verbale un altro. Ci vogliono fra 600 e 1500 euro per arrivare in Italia dal “varco” tunisino verso Lampedusa. «Il viaggio è durato tre giorni — spiega uno dei superstiti — a noi è successo che la barca di ferro dove eravamo circa quaranta si è fermata all’improvviso. Uno dei senegalesi che la conduceva ha provato a riavviare il motore, ma una scintilla è finita sulle taniche della benzina, che sono esplose». Qualcuno si è lanciato in acqua, non c’è stato invece nulla da fare per due bambini: Halima aveva nove mesi, Mael quasi due anni.
Le parole dei testimoni hanno già consentito alla procura di Agrigento oggi diretta dall’aggiunto Salvatore Vella di arrestare due scafisti senegalesi, loro avrebbero provocato la scintilla che ha causato l’esplosione. Intanto, la procura di Palermo indaga sui trafficanti tunisini, che provano a essere più prudenti dei libici. «Non danno appuntamenti — ha detto uno dei testimoni — quando è il momento di partire vengono loro a prenderti nei campi o a casa». Anche le comunicazioni telefoniche sono ridotte al minimo indispensabile, per evitare le intercettazioni, che sono state il vero punto di forza delle indagini delle procure siciliane con lo Sco, il servizio centrale operativo della polizia.
Il salto di qualità criminale i tunisini lo stanno facendo allargando la clientela. Ecco che allora viene ritenuto importante il racconto del testimone originario della Costa d’Avorio, che ha parlato di un punto di raccordo a Sfax: «L’uomo di colore che parla bene francese gestisce una vera e propria base. È una casa in centro, c’erano già 15 persone quando sono arrivato. Ci hanno caricati su un camion e siamo andati in una campagna fuori città. Lì, due tunisini davano indicazioni e organizzavano tutto. Intanto, arrivavano anche altre persone di colore».
Da quella campagna, il gruppo si è diretto a piedi verso una spiaggia. «Abbiamo camminato circa due ore. Poi, abbiamo aspettato che si facesse sera per salire sull’imbarcazione». La spiaggia della partenza dovrebbe essere nei pressi della città di Mahdia, a quasi due ore di strada da Sfax. Ora, è caccia ai trafficanti.
La Repubblica 4 novembre