Blitz della destra in Senato: in un emendamento armi a Kiev fino a dicembre 2023
Andrea Carugati
IL MANIFESTO 28/11
La destra infila la proroga dell’invio di armi all’Ucraina fino a dicembre 2023 in un emendamento a un decreto che si occupa di sanità in Calabria e di Aifa (agenzia del farmaco).
Il blitz è venuto allo scoperto ieri in commissione al Senato, dove Sinistra e Verdi hanno denunciato il «colpo di mano» della maggioranza.
Nell’emendamento, presentato da
Roberto Menia di FdI e Clotilde Minasi della Lega (relatori del
provvedimento), è prevista la proroga dell’invio di armi per un altro
anno «previo atto di indirizzo delle Camere». Il decreto sarà esaminato
oggi in commissione, tra domani e giovedì è previsto il voto nell’aula
di palazzo Madama.
«Uno schiaffo in piena regola al Parlamento», protesta Nicola Fratoianni di Sinistra italiana.
«Uno schiaffo in piena regola al Parlamento», protesta Nicola Fratoianni di Sinistra italiana.
All’attacco anche
Giuseppe Conte, che ricorda la discussione prevista per oggi alla Camera
sul conflitto in Ucraina, e la mozione presentata dal M5S: «Noi
vogliamo un confronto democratico sulle strategia da perseguire dopo 9
mesi di conflitto. Invece il governo infila di soppiatto un emendamento
dentro un altro decreto per prorogare fino a fine 2023 l’invio di armi.
Il governo vuole perorare questa linea guerrafondaia? Venga in
Parlamento a dirlo».
Critico anche il coordinatore di Articolo 1 Arturo Scotto: «Questa scelta ci dice che il governo non ha nessuna intenzione di lavorare a una soluzione diplomatica».
Quanto alle mozioni in discussione oggi a Montecitorio, Verdi e sinistra chiedono al governo di «cambiare strategia dando priorità alla costruzione di un processo di pace e all’attivazione di canali negoziali» interrompendo allo stesso tempo «la fornitura di equipaggiamento militare».
Il M5S invece si limita a chiedere all’esecutivo di informare preventivamente il Parlamento sulle intenzioni circa l’invio di armi e a «promuovere sforzi diplomatici» volti a scongiurare un’escalation militare.
Critico anche il coordinatore di Articolo 1 Arturo Scotto: «Questa scelta ci dice che il governo non ha nessuna intenzione di lavorare a una soluzione diplomatica».
Quanto alle mozioni in discussione oggi a Montecitorio, Verdi e sinistra chiedono al governo di «cambiare strategia dando priorità alla costruzione di un processo di pace e all’attivazione di canali negoziali» interrompendo allo stesso tempo «la fornitura di equipaggiamento militare».
Il M5S invece si limita a chiedere all’esecutivo di informare preventivamente il Parlamento sulle intenzioni circa l’invio di armi e a «promuovere sforzi diplomatici» volti a scongiurare un’escalation militare.
Un
approccio condiviso in parte dal Pd che però in una sua mozione chiede
di continuare a garantire pieno sostegno all’Ucraina con «tutte le forme
di assistenza necessarie» assicurando «il diritto all’autodifesa», ma
lavorando anche per «una conferenza di pace».
Azione e Italia Viva chiedono di «proseguire senza riserve l’attività di sostegno, economico e militare, a Kiev» anche «mediante l’invio di nuovi equipaggiamenti bellici».
Quanto al centrodestra, la bozza di mozione comune chiede di «sostenere le iniziative normative necessarie a prorogare fino al 31 dicembre 2023 l’autorizzazione, previo atto di indirizzo delle Camere, alla cessione di equipaggiamenti militari» a Kiev. Nel testo si cita anche l’esigenza di «assumere tutte le iniziative necessarie per conseguire l’obiettivo di una spesa per la difesa pari al 2% del Pil», escludendo queste voci dai vincoli di bilancio. Il confronto, tuttavia, rischia di essere superato dalla mossa della maggioranza in Senato.
Azione e Italia Viva chiedono di «proseguire senza riserve l’attività di sostegno, economico e militare, a Kiev» anche «mediante l’invio di nuovi equipaggiamenti bellici».
Quanto al centrodestra, la bozza di mozione comune chiede di «sostenere le iniziative normative necessarie a prorogare fino al 31 dicembre 2023 l’autorizzazione, previo atto di indirizzo delle Camere, alla cessione di equipaggiamenti militari» a Kiev. Nel testo si cita anche l’esigenza di «assumere tutte le iniziative necessarie per conseguire l’obiettivo di una spesa per la difesa pari al 2% del Pil», escludendo queste voci dai vincoli di bilancio. Il confronto, tuttavia, rischia di essere superato dalla mossa della maggioranza in Senato.