venerdì 9 dicembre 2022

COMMENTO ALLA LETTURA BIBLICA DI DOMENICA 11 DICEMBRE

 GIOCARE LA PARTITA IN PRIMA PERSONA SIGNIFICA ANCHE SCENDERE IN PIAZZA

Matteo 11, 2-11

Giovanni intanto, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgli per mezzo dei suoi discepoli: "Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?".
Gesù rispose: "Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l'udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella, e beato colui che non si scandalizza di me".
Mentre questi se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle:"Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Che cosa siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Coloro che portano morbide vesti stanno nei palazzi dei re! E allora, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Si, vi dico, anche più di un profeta. Egli è colui, del quale sta scritto:
Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero
che preparerà la tua via davanti a te.
In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista: tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.

Il dato storico e la costruzione teologica
L'azione dirompente di Giovanni Battista non è sfuggita al potere. Antipa, come ci documenta lo storico Flavio Giuseppe, lo ha rinchiuso nella prigione di Macheronte. Questo è il dato storico certo. Non siamo, invece, sicuri che tra la prigione di Macheronte e i villaggi della Galilea ci sia stato questo dialogo perché dalla prigione di Macheronte avevi poche possibilità di comunicare con l'esterno.
Ma il brano che abbiamo letto, in ogni caso, è una costruzione teologica ben organizzata che ha alle spalle il sicuro riscontro storico della relazione tra Giovanni Battista e Gesù. Qui, tessendo l'elogio dei due protagonisti, si vuole porre Gesù nella scia del Battista come prosecutore e innovatore del suo messaggio. Così nasce la teoria di Giovanni come precursore di Gesù.
La statura profetica

Gesù, secondo queste righe, è ben informato sullo stile di vita del Battista, sulla sua figura e sul suo messaggio.

È assolutamente possibile pensare che Gesù abbia fatto esperienza diretta, abbia visto con i propri occhi e sentito con le proprie orecchie chi era questo profeta appassionato che predicava nel deserto. Gesù si innamora di questo testimone, di questo maestro che si scaglia contro i potenti e invita ad un battesimo di conversione.
"No, voi non avete visto una canna in balìa del vento, uno che vive sulle spalle del popolo", dice Gesù!
Sono immagini possenti, efficaci. Gesù è stato colpito da questo maestro che mette a repentaglio la propria vita pur di non tradire il messaggio che deve annunciare.
Il Battista era in prigione perché non si era piegato ad Antipa, non aveva "addomesticato" il suo messaggio, non si era tirato indietro davanti alle minacce e poi all'estrema intimazione di tacere.
Gesù custodirà nel suo cuore questa "lezione" del suo maestro e amerà, abbraccerà la causa di Dio e dei poveri senza risparmio, fino alle estreme conseguenze, esattamente come il Battista.

In questi giorni
Il mondo, quello della esistenza quotidiana, quello della politica, è pieno di cortigiani, di persone squallide che hanno solo cercato di farsi strada con la pratica dell'inchino. Si tratta di gente pronta a vendersi al miglior offerente, a cambiare bandiera ad ogni cambiar del vento, a prostituirsi pur di far carriera. Il ventennio italiano appena trascorso ne ha portato le tracce e i frutti.
Senza uomini e senza donne di questa "statura", la storia dei popoli rischia di restare nella palude. Senza questi simboli, sentinelle nella notte, sempre pronti a guardare dove spunta il sole di un giorno nuovo, la marcia di liberazione rischia di arrestarsi.
Ma questa statura profetica, proprio come fu per Giovanni Battista e per Gesù, si forgia nella lotta, si nutre di fede in Dio e di fiducia nella "gente comune", negli ultimi/e.
Il lungo corteo di donne ebree, musulmane e cristiane che in questi giorni ha dato vita in Israele ad  un cammino ecumenico di pace, in aperto contrasto con tutte le logiche della guerra e delle violenze, ha rappresentato la profezia più limpida in questo nostro tempo. E' il coraggio di metterci la faccia che cambia la storia.
Sono persone ed esistenze che non mettono al centro se stesse, che non coltivano il culto della personalità, ma vivono ed incarnano una autorevolezza che si esprime nel servizio e nella disponibilità. Ovviamente, queste persone sono "pericolose" perché il loro stile di vita è in palese contestazione di chi vive nel lusso e nel potere come dominio. Per fortuna, esse sono anche contagiose.
Eppure tutti e tutte noi abbiamo bisogno di incontrare queste persone che mettono in crisi una "vita sdraiata" e una "fede accomodata", che costituiscono pur sempre, bisogna riconoscerlo, una tentazione reale anche per ciascuno/a di noi.Le donne dell'Iran rappresentano davvero un fatto nuovo per la forza, la non violenza e l'orizzonte aperto con cui lottano per un domani diverso.

Nella nostra chiesa
Non ci accorgiamo anche noi che il fuoco che Gesù è venuto a spargere sulla terra sembra far paura anche alla nostra chiesa e alle nostre vite?
Quanti pastori e ministri sono dei pompieri, sempre pronti a soffocare ogni soffio di novità.
È natale: costoro ripeteranno le solite "novelle" che sprigionano sonnolenza e colesterolo spirituale, senza capire che natale non è memoria di una nascita, ma memoria di una vita, quella storica di Gesù.
Gesù non è "interessante" per la sua nascita. Egli nasce dall'amore di Maria e Giuseppe, da un rapporto affettivo e sessuale come ogni altro bimbo e bimba.
Le "leggende" natalizie che troviamo nei vangeli di Luca e Matteo vanno lette appunto come leggende, che nell'antichità erano comuni in tutte le tradizioni religiose.
Ma Gesù è per noi "interessante" e "provocatorio" per il suo stile di vita: ecco su che cosa dobbiamo fare centro, ben oltre le nenie natalizie pur così suggestive.
Tocca a ciascuno/a di noi raccogliere la sua "provocazione". Non possiamo sempre attendere che ci sia qualcun altro che gioca la partita anche per noi.
Se non prendo sulle mie spalle anche lo zainetto della mia personale responsabilità, anche l'attesa del fatidico profeta , che mi trascini sul sentiero di Gesù, diventa un alibi, un comodo svicolamento.
Io debbo metterci la mia fede, la mia volontà, le mie energie: questo nella società come nella chiesa.
Non serve e non è onesto denunciare le inadempienze altrui se poi non assumo le mie personali responsabilità. Ciscuno  e ciascuna di noi deve partire da se stesso, dal rivoluzionare la propria vita. Ciacuno/a di noi qualche "stanza" della propria vita convertire la Vangelo

Ti prego 

Ti prego, o Dio, per le nostre chiese. Rifiutino le alleanze con i potenti e imparino a convertirsi all'esistenza quotidiana degli ultimi e delle ultime.
Aiuta ciascuno di noi a percorrere la strada della condivisione dal basso. Spesso "chi viene a vedere" noi cristiani … trova tante foglie e pochi frutti.
Fino a quando dovranno attendere i più poveri della terra che le chiese cristiane si dissocino da chi non conosce altro dio che il proprio interesse?