sabato 31 dicembre 2022

DIRITTI

                               IL FALSO IN FAMIGLIA  

Chiara Saraceno

Un bambino può avere solo un papà e una mamma non due papà o due mamme.

Se la realtà non corrisponde a questo principio, seconda la ministra della famiglia della natalità e delle pari opportunità Eugenia Roccella, le alternative sono due. 

Quella largamente preferita è che il bambino risulti ufficialmente orfano di un genitore, negando al genitore non biologico la possibilità di riconoscere quel bambino come proprio figlia-figlio e a questi di avere legalmente, appunto, due genitori.

Se in questo modo si rende vulnerabile il bambino, sottraendogli il diritto legale alla protezione e mantenimento da parte di entrambi i genitori che lo hanno voluto, pazienza. 

Si tratta, per Roccella, ma anche Salvini, Meloni è tutta la maggioranza di governo, di vittime secondarie, anzi sacrificali e sacrificabili, di una battaglia in difesa dei diritti dei bambini ad avere, appunto, un papà e una mamma. 

Come se togliere il diritto di un bambino ad avere, anche legalmente, due mamme piuttosto che due papà indebolisse quello di chi ha genitori nella formazione standard. 

 Alla faccia delle pari opportunità tra bambini, oltre che tra adulti. 

La seconda opzione, nel caso “sfortunato” che un tribunale abbia riconosciuto la titolarità genitoriale ad entrambe le mamme o papà, è negarne l'evidenza sui documenti ufficiali costringendo gli ufficiali anagrafici a dichiarare il falso e uno dei due genitori a dichiarare una appartenenza di sesso che manifestamente non ha né desidera avere. 

In base a questa granitica convinzione, la ministra della famiglia Roccella, con il sostegno su mandato della maggioranza di cui fa parte, ha ripristinato l'obbligo legale di indicare sulla carta d'identità dei minorenni la dizione padre e madre come unica formulazione possibile. 

Non è bastata a  trattenerla  l'osservazione del tribunale che aveva accolto il ricorso di due mamme, secondo la quale utilizzare questa formulazione nel caso vi siano due genitori dello stesso sesso, costituisce una “rappresentazione alterata e perciò falsa, della realtà”, paventando gli estremi materiali del reato di falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale in atto pubblico, cioè un reato penale.

Nel governo dei condoni si troverà l'escamotage per depenalizzare questo reato, anzi per premiarlo, pulendo invece chi cercherà di rappresentare correttamente la realtà , ovvero l'esistenza di genitori dello stesso sesso.

Con l'arroganza propria di chi detiene un po' di potere sulla vita altrui, la ministra ha invitato in modo sprezzante del tutto non democratico chi viene danneggiato dalla sua decisione a fare ricorso. 

Ben consapevole che questo scoraggerà i più, già scoraggiati dal lungo, problematico è costoso iter giudiziario che nel nostro paese continua ad essere richiesto ai genitori dello stesso sesso che vogliono fare riconoscere la propria bigenitorialità e ai propri figli il diritto ad avere due genitori legali a tutti gli effetti a prescindere dalla biologia.

Ma l'arroganza e l'ideologia possono anche produrre degli effetti paradossali.

Proprio chi, come Roccella e compagni si batte strenuamente contro le cosiddette teoria gender contro ogni distinzione tra l'appartenenza di sesso così come definita dalla biologia e identità di genere definita dal sentirsi uomini piuttosto che donne, opponendosi con successo ai disegno di legge Zan, obbligando ai genitori dello stesso sesso a distribuirsi nelle caselle dicotomiche padre e madre, di fatto li costringe a designarsi in un modo che contrasta con la loro identità sia sessuale che di genere. 

Costringe padri e madri perfettamente a loro agio con la propria identità sessuale è di genere ad assumere legalmente l'altra. Un bel paradosso, al di là delle possibili conseguenze penali per falsa dichiarazione e del disagio che una simile rappresentazione della realtà può provocare in genitori e figli ogni volta che devono utilizzare la carta d'identità o il passaporto.

Con quale legittimazione si potrà negare la carriera alias nelle scuole o rifiutare che ci si possa definire in base a come ci si sente di essere ,se lo stato in questo caso lo impone con così arbitraria violenza? 

Tratto da Repubblica 29 dicembre