venerdì 2 dicembre 2022

I VESCOVI TEDESCHI FANNO PRESSIONE SUL VATICANO: CELIBATO FACOLTATIVO E MINISTERO ALLE DONNE

 Celibato e donne prete il pressing sul Vaticano dei vescovi tedeschi

Tonia Mastrobuoni e di Iacopo Scaramuzzi
La Repubblica 22/11

L’emorragia di fedeli in Germania ha toccato vette inedite: 360mila credenti hanno voltato le spalle alla Chiesa cattolica in quest’ultimo anno, dopo gli ennesimi scandali sui preti pedofili. 
E se c’era una cosa che il capo dei vescovi, Georg Bätzing, non poteva permettersi, era tornare a mani vuote dalla settimana di confronto con i maggiorenti della Curia romana sul “cammino sinodale” tedesco, il percorso riformista che, innescato dall’epocale crisi degli abusi sessuali, ha dato il via a proposte – benedizione delle coppie gay, ripensamento del celibato obbligatorio, donne diacono se non donne prete – che da mesi fanno salire l’apprensione in Vaticano. Spinta rafforzata dal fatto che i tedeschi sono tra i maggiori contribuenti delle finanze della Chiesa.
Venerdì era sembrato persino che la Curia potesse imporre una moratoria sulle riforme, in sostanzala fine del percorso sinodale. 
Proposta che, come recita un educato comunicato congiunto, «non ha trovato spazio». La discussione sui cambiamenti chiesti a gran voce dai vescovi tedeschi, dunque, continua.
Bätzing, costretto a un funambolismo complesso tra le resistenze vaticane e le spinte riformiste delle sue parrocchie, non ha mancato di tirare qualche linea rossa, prima di tornare in Germania. Il capo dei vescovi tedeschi ha dichiarato che «i problemi che abbiamo messo sul tavolo non si possono più rimuovere». E su uno dei nodi principali posti dalla Chiesa tedesca, l’accettazione delle coppie dello stesso sesso, il vescovo non arretra e ha promesso di «benedirle, senza se e senza ma».
A Roma suggeriscono pazienza. Ma già in primavera la presidente del Comitato centrale dei cattolici, Irme Stetter-Karp, aveva puntualizzato che «bisogna affrontare in modo strutturale alcuni temi, soprattutto le strutture di potere e come il potere viene distribuito». 
Quanto alla ridefinizione del celibato, l’altra richiesta dirompente arrivata dai vescovi tedeschi insieme a quella di un maggiore coinvolgimento delle donne nella Chiesa, Stetter-Karp richiama la discussione avvenuta in seno al sinodo amazzonico e auspica che «ci possano essere in questo campo delle convergenze tra chiese nazionali». E che prima o poi arrivi anche «un’apertura da Roma».
L’irritazione dei vescovi tedeschi è palpabile anche per la scelta di papa Francesco di non presenziare al momento più vivo della discussione. «Servono coraggio e pazienza per trovare una soluzione», erano state le parole di Bergoglio, «la tensione è necessaria». 
E di certo questa non è mancata sotto le volte affrescate del Palazzo apostolico. Soprattutto quando il Papa ha deciso di disertare la discussione il giorno dopo, lasciando il campo alle due squadre. Che hanno ingaggiato non una resa dei conti ma comunque un confronto «tosto e civile» (parole diBätzing), prolungatosi ben oltre l’orario previsto, e concluso con la diplomatica considerazione del cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, che «non si potrà non tenere conto » del confronto. Che, almeno, questa volta è stato diretto, schietto, concreto. «Come in famiglia», c ommentano gli ottimisti.
Papa Francesco sta in mezzo: è lui che ha rilanciato il metodo sinodale, ma vuole evitare le fughe in avanti. È consapevole che «quanto sembra normale per un vescovo di un continente, può risultare strano, quasi come uno scandalo – quasi! – per il vescovo di un altro continente ». 
Teme che i cattolici tedeschi divengano un po’ protestanti («In Germania c’è una Chiesa evangelica molto buona, non ce ne vogliono due»), ma sa che i problemi negli altri paesi sono analoghi. Il nodo, per la Santa Sede, è che una singola Chiesa non può «deliberare in modo vincolante» su temi che riguardano la dottrina della Chiesa universale. 
Ma alle «preoccupazioni», «perplessità » e «riserve» romane si contrappongono le impellenze dei tedeschi. Che respingono con sdegno il sospetto di voler fare uno scisma («Sono cose che si dicono da fuori per spaventare e intimidire»), ma vogliono recuperare credibilità, con risposte concrete, tra i fedeli che ogni anno lasciano la Chiesa.