Paura delle donne paura della vita
di MICHELE SERRA
Credere fanaticamente in Dio è un modo per rifiutare l’esistenza della donna e per continuare a odiare la vita”, scrive Massimo Recalcati a proposito dell’orribile teocrazia iraniana. Rifiutare l’esistenza della donna: è un concetto tremendo, drastico, che il terapeuta Recalcati motiva con spietata diagnosi.
Ma è soprattutto un concetto autodistruttivo, perché ovviamente non è concepibile “rifiutare l’esistenza della donna” senza rifiutare l’esistenza del genere umano.
Il patriarcato è però meno stupido (o più opportunista) di quanto i suoi stessi presupposti lascino pensare.
Odia le donne perché odia l’eros, il più ingovernabile dei motori del mondo, il più destabilizzante. Ma delle madri ha ovvia necessità, perché perpetuano la specie. Dunque non ha eliminato le donne, le ha asservite e imprigionate.
Oppure idealizzate e angelicate. Le ha immaginate vergini anche se madri.
Ha preso il controllo del loro corpo per non perdere il controllo della società.
Si deve immaginare il terrore (autentico terrore) che il regime iraniano ha dei capelli sciolti, delle ragazze forti, belle e furiose che gli si oppongono.
È per davvero — come dice Recalcati — il terrore della vita che si regge da sola, che vive di se stessa, senza i finimenti da bestiame che le teocrazie vorrebbero metterle addosso. È come scoprire che il mondo non ti appartiene e non ti obbedisce, che l’eros lo governa da molto più tempo (e per molto più tempo a venire) di quanto tu ti illudi di poter fare. Per questo la rivoluzione iraniana commuove, perché non è ideologica, è semplice, basica, è per davvero vita contro morte, libertà contro terrore.
La Repubblica 21/12/2022