Quei “anche se loro” o i “malgrado” che ribaltano la realtà dei fatti
Se c’è una cosa che non sopporto è il razzismo, e questo da molto tempo, da sempre, da quando ero bambina.
Fortunatamente sono nata in un’epoca in cui le cosiddette leggi razziali, anzi razziste, erano solo un brutto ricordo di un periodo storico finito per sempre (speriamo). Per me gli esseri umani, qualunque sia il colore della loro pelle, sono tutti uguali. Per esempio tra i miei amici ci sono due ragazzi che non sono proprio fisicamente come noi... oddio non vorrei essermi espressa male. Volevo dire che, tra i miei amici ce ne sono due un po’ diversi... cioè diversi no, solo il colore della pelle è diverso, ma per il resto sono uguali a noi italiani. Identici. Sono italianissimi, malgrado... ecco l’ho detto.
Ma “malgrado” che? Questo malgrado mi spunta dentro all’improvviso, a tradimento, ma io non l’ho mai pensato! Figuriamoci se io penso malgrado: per me siamo tutti uguali, anche se loro... noo, ma loro che? Sono nati in Italia, si chiamano Ugo e Gina: parlano come noi, pensano come noi, che importa se i loro genitori vengono dall’Uganda o dalle Filippine? Perché ho detto che importa? Il solo fatto di pensarlo significa che potrebbe anche importare, cioè che il colore della loro pelle conti qualcosa. Non per me! Io credo che chi è nato in Italia sia italianissimo, a tutti gli effetti, al di là del fatto... oh no! Ho detto al di là del fatto. Oggi ho totalizzato: un “malgrado”, un “anche se loro”, un “che importa”, e adesso un “al di là del fatto”. C’è poco da fare, io sono razzista, una razzista che non sa di esserlo. Una razzista inconscia che non vorrebbe esserlo, ma sempre razzista è! Se non lo fossi non starei qui a parlare di Ugo e Gina, due persone come noi, normalissime e invece... oddio ci risiamo! No, io devo lasciare l’Italia, non mi merito di vivere qui, devo emigrare in un altro paese, così finalmente qualcuno dirà di me “È tanto simpatica, malgrado...”
BENEDICTA
BOCCOLI, Il Fatto Quotidiano 12 dicembre 2022
