mercoledì 14 dicembre 2022

"TUTTO QUELLO CHE SUCCEDE IN IRAN CI RIGUARDA...ANCHE NOI"

 Scurati: “Tutto quello che avviene in Iran riguarda anche noi”

di Miriam Romano

MILANO — C’è un abisso che va colmato, tra il nostro «pezzetto privilegiato di mondo» e «l’umanità sofferente» che lotta e combatte per la libertà in Iran. Perché quella lotta, quella forza «di elevazione spirituale» riguarda direttamente tutti noi.

Lo scrittore Antonio Scurati, dal palco del teatro Franco Parenti, si interroga su come fare a capire, a fare un passo verso chi a migliaia di chilometri da qui si batte e talvolta perde la vita per combattere contro un regime repressivo. È un appello accorato, quello del vincitore del Premio Strega nel 2019 e autore di una trilogia di grande successo sull’ascesa di Mussolini e sul fascismo, il totalitarismo di casa nostra. Ma non è certo una lezione di storia, quanto un invito a guardare più lontano dalla realtà comoda che ci circonda.

«Quello che possiamo fare per le donne e gli uomini che combattono per la libertà in Iran è non abbandonare quella stessa lotta qui da noi», dice Scurati. Partire da noi, «da questo pezzettino privilegiato di umanità, noi, nati e cresciuti nella terza generazione dopo la fine della seconda guerra mondiale, noi che apparteniamo al pezzetto di umanità più agiato, più sicuro, più protetto, meglio vestito, meglio curato che abbia mai calcato la faccia della terra». Perché, seppur viviamo in quella parte del mondo dove libertà e democrazia hanno vinto, in moltissimi Paesi esiste ancora la disparità, la diseguaglianza tra uomini e donne. «Se noi guardiamo nel nostro stesso abisso - continua - ci troviamo in quell’abisso lì. Dobbiamo porre un interrogativo radicale per loro su di noi. Credo che questo pezzetto di mondo del privilegio, goda di un privilegio frutto di lotte, di sacrifici, di generazioni che ci hanno preceduto».

A che punto siamo dunque qui da noi? La lotta per i diritti delle persone non è certo una questione che si possa dire archiviata, spiega ancora Scurati, e di fatto non può esserlo «quando centinaia di donne ogni anno vengono uccise dalla mano degli uomini che avrebbero dovuto amarle, una mano spinta dalla stessa forma di misoginia che sta alla radice del regime teocratico in Iran».

Certo, «sono disparità meno tragiche» di quelle a cui assistiamo proprio in questi giorni in Iran, ma non per questo si tratta di «disparità meno ingiuste». E qui un richiamo all’attualità italiana: «Quando ancora nel 2022 nel nostro Paese» un partito vince una competizione elettorale «utilizzando lo slogan ottocentesco che recita “Dio, patria e famiglia”», come ricorda dal palco Scurati, la questione è tutt’altro che chiusa.

La Repubblica 12 dicembre 2022