sabato 3 dicembre 2022

IL SILENZIO

 Almeno fare silenzio

di CONCITA DE GREGORIO

Mia nonna diceva “è successa Casamicciola” per dire disastro, e non conosceva Salvini. Ciano il Duce Badoglio sì, ma non Salvini.

Senz’altro erano peggio quelli di prima, per carità, un regime è un regime non c’è paragone, ma il livello di approssimazione sciatteria furbesca e cinismo un tanto al chilo di certi campioni della democrazia — eletti dal popolo, massimo rispetto al popolo — è impressionante. Sempre, quel che davvero sbalordisce non è tanto chi ci prova, a fare il capopopolo, ma chi ci crede.

Di nuovo: l’elettorato è sovrano. Ma come è possibile, ci si domanda, che il sovrano elettore non veda. Abissi di ignoranza coltivata con scienza hanno infine prodotto il risultato desiderato. Vale tutto, non c’è memoria di niente né consapevolezza delle cose. Nessuno che dica ma quale ponte sullo Stretto, mi scusi eccellenza, presidente, segretario: non vede che il paese viene giù a ogni pioggia, esondano i fiumi tracimano i torrenti, non vede che a ogni scossa di terremoto spariscono paesi e le persone che ci vivono?

Quali grandi opere, quali piramidi e mausolei: bisogna mettere in sicurezza i borghi, prima, le valli e le montagne che si sfarinano. Buoni tutti a dire il Paese più bello del mondo e fregarsene di mantenerlo. Ma certo: le grandi opere sono grandi appalti, grandi soldi, grande gloria e restituzione di consensi, chiamiamoli così. Gratitudini danarose. Le piccole opere capillari richiedono studio, programmazione, tempo, fatica e non rendono. Non fanno titolo, non si vedono. Non convengono al capopopolo, convengono alla gente. Ma tanto poi la gente ti vota lo stesso, dunque perché faticare? Almeno, però, fare silenzio. Su quello che non sai, non ti interessa: non dire. E invece.

La Repubblica 27 novembre