Miliardi di mosche
La Repubblica 20/12
DI MICHELE SERRA
L’avventura dello sconosciuto che diventa youtuber o influencer di successo mondiale partendo da zero non può che affascinare.
È un “fai da te” che polverizza i tempi e si fa beffe della prosopopea creativa dei più illustri network, e dei più ricchi budget. È Nessuno che, dal suo garage o dalla sua stanzetta, sbanca e stravince, spesso ancora adolescente, e senza alcun bisogno di sottoporsi a una giuria di talent.
Detto questo, se poi si passa all’analisi dei contenuti, l’entusiasmo si ridimensiona.
Non è molto percepibile la differenza con i contenuti prediletti dalla “vecchia” televisione commerciale (show bizzarri, “vita reale” in pillole, consumismo spicciolo e sempre partecipe, allegria obbligatoria, visione iper-colorata del mondo), sebbene tutto sia più veloce, dinamico, spesso confezionato con una leggerezza e una fantasia che i media tradizionali ignorano. La forma, dunque, è cambiata. Ma la sostanza? Vedendo un paio di video di Mr Beast, lo youtuber più popolare del mondo (vale un miliardo di dollari…), mi sono domandato: dove sta la differenza?
Il problema irrisolto, per tutti, è la qualità.
Non la
qualità della confezione: quella procede alla grande, la tecnologia è
Musa di tutte le arti.
Dico la qualità dei contenuti: di che cosa si
parla, cosa tocca la sostanza delle cose, cosa rimane eternamente in
superficie. È un problema che riguarda tutti, dall’editore più
tradizionale al tycoon televisivo allo youtuber. Vendere, va bene. Ma
vendere che cosa? Solo quello che “piace al pubblico”?
Eterna gloria al
paradosso, di attribuzione incerta (Marcello Marchesi?
Karl Kraus? Freak Antoni) che sintetizza lo spirito della società di massa: mangiate merda, miliardi di mosche non possono avere torto.
Karl Kraus? Freak Antoni) che sintetizza lo spirito della società di massa: mangiate merda, miliardi di mosche non possono avere torto.