giovedì 8 dicembre 2022

LA VENDITA DI ARMI: UN AFFARE COLOSSALE CON ENORMI PROFITTI

 Tassiamo gli extraprofitti delle armi

La lobby delle armi è sicuramente la più potente al mondo. I margini di utili che accumula le consentono di finanziare operazioni in grado di cambiare lo scenario politico, economico e militare di molte aree del pianeta. 

Influenza le decisioni di governi e istituzioni sovranazionali scongiurandone l'azione per evitare i conflitti armati, disinnescandone l’azione diplomatica, soffiando su rancori storici mai sopiti, alimentando pretese e diritti che possono alimentare guerre e azioni di terrorismo. D'altra parte è sempre più frequente registrare conflitti cosiddetti «minori» o a «bassa intensità» nei Paesi del sud del mondo che notoriamente non producono ma che le usano eccome! 

Né più né meno cercano di generare la domanda rispetto all'offerta, consapevoli che per questo comparto industriale la domanda si chiama armi ma che le usano eccome! 

Né più né meno cercano di generare la domanda rispetto all'offerta, consapevoli che per questo comparto industriale la domanda si chiama guerra. Basterebbe constatare la pervicacia con cui negli Usa si continuano a vendere pressoché liberamente armi nonostante tutte le stragi di innocenti che si sono susseguite. 

E per guardare nella nostra casa europea, il dibattito in corso da nove mesi sulle armi da vendere o donare all'Ucraina, se sui giornali e nelle televisioni assume un significato etico o strategico, per il complesso industrial-militare rappresenta semplicemente un affare colossale. 

Un affare ancora più ghiotto perché coperto dai segreti di Stato che non consentono agli analisti di definire con certezza i profitti che le aziende di armi stanno maturando in questo conflitto sulla pelle delle vittime. Al punto che si deve poter parlare a tutti gli effetti di extraprofitti maturati dall'industria bellica così come si fa per la produzione energetica o per la campagna vaccinale o per la gestione della fase acuta della pandemia che ha fatto impennare le voci in entrata del settore farmaceutico. 

Sono ragioni sufficienti per proporre che la tassazione degli extraprofitti debba includere anche i produttori di armi in un tempo in cui il loro uso è maledettamente diffuso.

 Dal 2014 al 2020 la sola spesa militare europea è aumentata a 198 miliardi di euro facendo registrare un incremento del 25% e naturalmente non è contabilizzata la spesa determinante decisa negli ultimi mesi.

Peraltro a differenza di un altro tipo di produzione, per le ami è fin troppo facile verificare il nesso diretto tra il loro uso e la morte, le distruzioni, la sofferenza, gli alti costi umani ed economici che includono anche lo spostamento di popolazioni intere che si trasformano in sfollati interni o richiedenti asilo all'estero. 

E allora non è nemmeno lontanamente immaginabile che le armi siano tassate allo stesso modo delle automobili, dei materiali edili o di arredamento. E non si capisce perché non debbano piuttosto concorrere alla riparazione dei danni che il loro stesso uso produce. E allora chiediamo che qualche solerte parlamentare presenti un progetto di legge o proponga un decreto che provveda quanto prima a riparare questo vulnus della legge e della coscienza.

Tonio Dell’Olio,Rocca 1 dicembre