mercoledì 28 dicembre 2022

REGOLE "FARRAGINOSE" PER LE ONG CHE SOCCORRONO PERSONE MIGRANTI

 Piantedosi: basta soccorsi multipli un porto solo a chi lo chiede subito


DI ALESSANDRA ZINITI
La Repubblica 18/12

ROMA — Le navi umanitarie che effettueranno soccorsi nel Mediterraneo dovranno chiedere il porto sicuro e portare a terra le persone immediatamente dopo ogni intervento e non rimanere in zona Sar in attesa di ulteriori imbarcazioni di migranti per poi chiedere lo sbarco dopo diversi giorni.
Ecco la regola attorno a cui ruoterà il codice di comportamento per le Ong che il governo si appresta a varare con un provvedimento normativo che sarà pronto subito dopo le festività natalizie. 
Non più un codice di autoregolamentazione ad adesione volontaria come quello dell’ex ministro Marco Minniti, ma una vera e propria norma di legge che darà regole chiare al soccorso in mare in linea con il diritto internazionale. E che — nell’intendimento del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi — sarà uno strumento efficace per distinguere le navi che operano salvataggi non concordati (cui l’Italia sarà disponibile ad assegnare un porto, se sarà quello più vicino) da quelle che effettuano operazioni di soccorso sistematiche che — secondo il Viminale — favoriscono le organizzazioni dei trafficanti. 
 Di più: la regola dello sbarco immediato dei migranti — è il ragionamento di Piantedosi — non solo è perfettamente in linea con le convenzioni internazionali, che dichiarano un soccorso completato solo quando le persone salvate vengono portate a terra in un posto sicuro, ma è la massima tutela per i migranti che potranno ricevere immediatamente le cure di cui hanno bisogno. Vietati anche i trasbordi da una nave umanitaria all’altra, come avviene spesso quando a effettuare interventi sono imbarcazioni piccole, non attrezzate per tenere a bordo molte persone per diversi giorni.
Le Ong che non rispetteranno queste regole e busseranno per chiedere un porto dopo giorni non saranno accolte e, se dovessero forzare la mano ed entrare ugualmente in acque italiane, magari per ripararsi dal maltempo, saranno soggette a sanzioni proprio per la violazione del codice di comportamento. Sanzioni non più penali, come adesso, ma amministrative, di competenza dei prefetti, che potranno subito firmare multe e disporre sequestri o confische delle navi.
Un esempio per capire: la Rise Above, piccola nave della Ong tedesca Mission Lifeline, che pure venerdì aveva soccorso 63 persone trasbordandole sulla vicina SeaEye 4, ieri pomeriggio ha effettuato un nuovo intervento: 27 siriani, di cui 9 donne, 2 bambini, 3 anziani e un minore non accompagnato, e questa volta ha subito chiesto il porto. Che il Viminale ha concesso assegnando quello di Gioia Tauro. «Sorprendentemente in fretta, poche ore dopo il salvataggio, ci è stato assegnato un porto sicuro. RiseAbove è già in arrivo», l’annuncio dato su Twitter dalla stessa Ong.
Le nuove regole che l’Italia si appresta a varare, come è facile comprendere, metteranno in difficoltà la flotta umanitaria: interrompere le missioni nel Mediterraneo ad ogni soccorso e rientrare a terra comporterà costi di carburante molto più alti e tempi lunghi che, inevitabilmente, terranno le navi lontane dalle zone di ricerca e soccorso.
Ong, ma non solo: nel nuovo provvedimento verranno riscritte anche le norme sui rimpatri, con procedure più snelle e tempi più rapidi per le opposizioni e la permanenza nei centri di rimpatrio la cui rete sarà ampliata. E norme ancora più stringenti regoleranno la concessione della protezione internazionale. Per i primi giorni di gennaio dovrebbe poi essere pronto anche il decreto flussi, che avrà validità biennale: tra 80 e 100.000 gli ingressi di lavoro consentiti, con quote maggiori ai Paesi che collaboreranno con l’Italia per il rimpatrio dei migranti irregolari.