"Io che sono così assetato è stanco forse
non arriverò
fino all'acqua del mare.
Non so ancora quali sogno
mi riserverà il destino,
ma promettimi, Dio,
che non lascerai passare
la primavera.
Se un giorno in esilio la morte
deciderà di prendersi il mio corpo
Chi si occuperà della mia sepoltura,
chi cucirà il mio sudario?
In un luogo alto sia deposta
la mia bara.
Così che il vento restituisca la mia
Patria il mio profumo".
Poesia trovata insieme a dei peluche, nel taccuino di Zaher Reza, un ragazzino di 13 anni che fuggiva dalla guerra in Afghanistan morto nel 2008 schiacciato dal tir sotto il quale si era nascosto per sfuggire ai controlli di frontiera del porto di Venezia...
Tratto da un articolo su "Qualevita" di Aldo Morrone