L’etica e gli affari
MICHELE SERRA La Repubblica 30/11
Ovviamente, le autorità del Qatar hanno risposto stizzite alle accuse di violazione dei diritti umani mosse dal Consiglio europeo. Ci si domanda quanto siano producenti le intemerate di ordine etico che l’Occidente distribuisce a destra e a manca. Riescono davvero a incidere negli ordinamenti politici e giuridici dei Paesi non democratici (formula generica, ma è per capirci), oppure servono solo a lavarsi la coscienza dopo avere, con quei Paesi, stretto solidi rapporti commerciali e fatto ottimi affari?
Questo doppio regime (lascivo per il business, severo nei pronunciamenti politici) non fa una buona impressione neppure presso le nostre opinioni pubbliche, perché mai dovrebbe produrre qualche effetto positivo presso quei governi e quei popoli?
Che fai, stringi la mano dello sceicco quando sigli un contratto e un attimo dopo gli dai del tiranno?
Poi va a finire come con Putin, riverito socio d’affari quando era «l’amico Putin» e ora, con suo pieno merito, declassato a carnefice oppressore: le galere russe erano piene di oppositori, e il polonio faceva il suo lavoro di killeraggio internazionale, anche quando Berlusconi faceva le sue seratine eleganti nelle dacie di quel signore.
Forse una dignitosa via di mezzo ci sarebbe: ridurre per quanto possibile il comparaggio economico renderebbe meno ipocrita il ditino alzato in segno di riprovazione.
Gioverebbe anche, visti i precedenti storici, fare memoria a noi stessi delle volte, non poche, nelle quali le violazioni dei diritti viaggiavano, in giacca e cravatta, al servizio degli interessi economici e politici di americani ed europei.
Non per
cospargerci il capo di cenere; ma per mettere nel conto che il mondo ha
una memoria sua, non sempre coincidente con quella del suo pezzo
chiamato Occidente.