“Migranti in pericolo”
Un video della Marina inchioda il ministro
di SALVO PALAZZOLO
PALERMO — Ora, c’è anche un video realizzato da un sommergibile della Marina Militare a raccontare il dramma dei primi migranti salvati dalla Open Arms, l’1 agosto 2019. «Erano in settanta su una barca destinata ad affondare», dice il pm Gery Ferrara, che porta il file in aula. Ma per la difesa di Matteo Salvini, l’ex ministro dell’Interno accusato di sequestro di persona, quel video è invece un giallo: «All’epoca, fu trasmesso dallo Stato maggiore a diverse procure, fra cui Roma e Palermo, ma non ne abbiamo mai saputo nulla».
L’avvocatessa Giulia Bongiorno parla di “informativa fantasma” e punta tutto su due brevi audio realizzati quel giorno: «Si sente un dialogo in spagnolo fra una persona a bordo della Open Arms e un soggetto non ben identificato, su un’altra imbarcazione», dice. E avanza il sospetto che quel “soggetto non identificato” sia uno scafista.
Così, con lo spettro di “carte nascoste”, il ministro delle Infrastrutture improvvisa una conferenza stampa al termine dell’udienza, davanti alla targa che all’aula bunker ricorda i giudici Falcone e Borsellino.
Un modo per provare ad allontanare l’attenzione su due audizioni pesanti. Gli ex ministri della Difesa e delle Infrastrutture, Elisabetta Trenta e Danilo Toninelli, non hanno utilizzato mezzi termini per accusare Salvini: «Fu lui a decidere il divieto di ingresso della Ong». Matteo Salvini è sempre più solo anche nell’aula bunker dove è accusato di aver tenuto sotto sequestrato 147 migranti soccorsi dalla Open Arms. «I diritti umani vanno sempre rispettati — dice Elisabetta Trenta rispondendo alle domande della pm Giorgia Righi — Le nostre battaglie non possono pesare sulla vita dei più fragili. Per questo mi rifiutai di firmare il secondo decreto». Lo stesso fece Toninelli: «È un dovere salvare vite umane».