Il messaggio del Papa ai conservatori “Chi ha finito il lavoro impari a farsi da parte"
La Repubblica 16/1
IACOPO SCARAMUZZI
IACOPO SCARAMUZZI
CITTà DEL VATICANO — Al termine di settimane marcate da esternazioni e polemiche che hanno accompagnato, e coperto, la morte di Benedetto XVI, Papa Francesco ha esortato i sacerdoti che hanno concluso il loro «servizio» a «farsi da parte», rinunciando al proprio «protagonismo» e accettando di «lasciar parlare, fare posto agli altri». Jorge Mario Bergoglio ha parlato all’Angelus e non ha fatto riferimenti espliciti. È partito dalla figura di san Giovanni, che, «compiuta la sua missione, sa farsi da parte, si ritira dalla scena per fare posto a Gesù».
Il Battista, ha detto Francesco, «ci insegna una cosa importante: la libertà dagli attaccamenti. Sì, perché è facile attaccarsi a ruoli e posizioni, al bisogno di essere stimati, riconosciuti e premiati. E questo, pur essendo naturale, non è una cosa buona, perché il servizio comporta la gratuità, il prendersi cura degli altri senza vantaggi per sé, senza secondi fini, senza aspettare il contraccambio. Farà bene anche anoi coltivare, come Giovanni, la virtù di farci da parte al momento opportuno, testimoniando che il punto di riferimento della vita è Gesù. Farsi da parte, imparare a congedarsi: ho fatto questa missione, ho fatto questo incontro, mi faccio da parte e lascio posto al Signore».
Francesco, 86 anni, ha già chiarito che rinuncerà al pontificato solo in caso di grave impedimento medico, ed ha liquidato le voci su un suo possibile passo indietro a causa delle difficoltà a camminare con una battuta: «Si governa con la testa, non con il ginocchio». Il riferimento dell’Angelus di ieri è quindi ad altri. A chi in queste settimane ha colto l’occasione della morte del Papa emerito per un regolamento di conti. Tra tutti è spiccata la voce del segretario di Benedetto XVI, monsignor Georg Gänswein che, in una raffica di dichiarazioni, ha bersagliato il Papa regnante ma anche altri protagonisti della vita vaticana.
Un altro evento ha però marcato lo Stato pontificio in questi giorni, spiazzando il fronte conservatore: la morte del cardinale australiano George Pell. Dopo il suo improvvisodecesso, innescato da un’operazione all’anca, è stata attribuita a Pell la paternità esclusiva di un memoriale, firmato con lo pseudonimo Demos, e circolato nei mesi scorsi tra cardinali, che definiva «catastrofico » il pontificato di Francesco.
Prima ancora dei suoi funerali, il giornale conservatore britannicoThe Spectator ha pubblicato, postumo, un ultimo articolo nel quale, dando voce all’opposizione a Francesco, Pell, ormai in pensione da anni, attaccava a testa bassa il grande Sinodo mondiale convocato da Francesco (2021-2024): un «incubo tossico» che certifica «differenze di opinione sull’aborto, la contraccezione, l’ordinazione sacerdotale delle donne e l’attività omosessuale », rifiuta il «patriarcato», si permette di suggerire che «i modelli piramidali di autorità andrebbero distrutti » e di sostenere che «la vera autorità proviene dall’amore e dal servizio».
Una dura presa di posizione contro le aperture di Bergoglio. Il quale ieri ha convocato per sabato 30 settembre una veglia di preghiera ecumenica per il Sinodo. E, ha domandato: «Fratelli, sorelle, proviamo a chiederci: siamo capaci di fare posto agli altri? Di ascoltarli, di lasciarli liberi, di non legarli a noi pretendendo riconoscimenti? Anche di lasciarli parlare, a volte. Non dire: “Ma tu non sai niente!”. Lasciar parlare, fare posto agli altri».