venerdì 13 gennaio 2023

La Repubblica 13/01

La solitudine dell'elettore Pd

di Michele Serra


Sebbene abbia una inevitabile dimestichezza con le cose della sinistra italiana (quasi vent'anni all' Unità, venticinque alla Repubblica…) mi sfugge largamente il criterio con il quale parecchi esponenti del Pd, conosciuti e meno, si schierano attorno ai diversi candidati segretari.
Si legge di incalliti governisti, in giacca e cravatta dalla prima elementare, che appoggiano Schlein, e di irrequieti movimentisti che sostengono Bonaccini. Di correnti che si dissolvono perché voteranno sparpagliate, e chissà, dunque, che cosa diavolo le teneva insieme, fino a un minuto fa.
E si ha l'impressione che non sia un criterio politico decifrabile a orientare le scelte. Non una destra interna contro una sinistra interna, non una visione partitocentrica contro una visione "gentista", o un'impostazione laburista contro una più vocata ai diritti personali.
Probabilmente è accaduto che, in un partito sempre più de-ideologizzato nel corso degli anni, le questioni personali (le amicizie, le inimicizie, le rivalità di potere) hanno inevitabilmente acquistato un peso esorbitante. Mettendo in second'ordine la politica, e scusate se è poco. Questo significa che chi avesse in mente di partecipare alle primarie del Pd — le persone bizzarre esistono, ne avete una davanti — dovrà aiutarsi da solo.
Darsi, in solitudine, un criterio politico comprensibile, o quasi, per scegliere una o un leader. Si tratta di un'opera di supplenza che gli elettori di sinistra conoscono da tempo: i partiti del Novecento davano la linea, ora hanno bisogno di qualcuno che la dia a loro.