venerdì 20 gennaio 2023

SI FUGGE DALLA GUERRA

NON SOLO DA QUELLA UCRAINA

Aldo MORRONE*

"Io che sono così assetato e stanco forse

non arriverò

fino all'acqua del mare.

Non so ancora quale sogno

mi riserverà il destino,

ma promettimi, Dio,

che non lascerai passare

la primavera.

Se un giorno in esilio la morte

deciderà di prendersi il mio corpo

Chi si occuperà

della mia sepoltura,

chi cucirà il mio sudario?

In un luogo alto sia deposta

la mia bara

Così che il vento restituisca alla mia

Patria il mio profumo".

 

Poesia trovata insieme a dei peluche, nel taccuino di Zaher Reza, un ragazzino di 13 anni che fuggiva dalla guerra in Afghanistan, morto nel 2008 schiacciato dal tir sotto il quale si era nascosto per sfuggire aị controlli di frontiera del porto di Venezia.

Io c'ero. C'ero in Afghanistan. Ho visitato scuole, ospedali, centri sociali, università di Kabul, moschee. Ho incontrato donne, bambini, infermiere, medici e insegnanti che offrivano il meglio delle loro professionalità perché credevano davvero in un futuro di dignità. Ho ammirato il coraggio di molti soldati del contingente militare italiano a Herat, soprattutto dei medici militari che curavano tutti: donne, bambini e anziani. Ho apprezzato il lavoro degli operatori della Cooperazione italiana allo sviluppo. Ho visto l'impegno di numerose ONG italiane che contribuivano a comporre un quadro di "normalità". Ma era evidente che eravamo lì per supportare un progetto non nostro, nel quale si credeva poco o niente. Che gli USA avevano voluto.

Gino Strada il grande medico che aveva scelto di salvare vite umane, spesso aveva cercato di far capire a tutti che la democrazia non si esporta con le bombe. Gino Strada, un medico, un testimone e un profeta. Inascoltato a destra e a sinistra nel nostro Paese, ma ammirato e seguito all'estero.

Ero commosso dalla passione che ogni afghano riponeva nella costruzione di un futuro di dignità, cultura, salute e sviluppo economico. Oggi siamo tutti sconvolti dalle scene drammatiche di migliaia di persone in fuga dinanzi all'arrivo dei talebani. Immagini scioccanti, incredibili. Un popolo che cerca di fuggire in tutti i modi dopo aver visto sfumare le promesse di un futuro. Aveva ragione Angela Merkel quando ha dichiarato:" Abbiamo sbagliato tutto". E dinanzi alle scene raccapriccianti di uomini che cercano di avvinghiarsi alle ruote dell'aereo che decolla, per cadere inesorabilmente dopo pochi istanti dall'alto, sfracellai al suolo, cominciamo a provare qualche rimorso e tutti (quasi tutti) chiedono a gran voce corridoi umanitari, accoglienza di profughi distinguendo tra chi ha collaborato con noi e chi no. Tra chi meriterebbe di essere salvato e chi no. Che senso ha?

 

*Primario all'Ospedale San Gallicano di Roma. Molto impegnato nella cura dei più poveri. In Italia e «a casa loro».

Quale vita 340