mercoledì 4 gennaio 2023

UNA PRESENZA INDIGENA NEL GOVERNO DI LULA

 La vera discontinuità: una ministra indigena per gli indigeni


di FRANCESCO BILOTTA


Un significato particolare assume la presenza indigena alla cerimonia di insediamento di Luiz Inacio Lula da Silva alla presidenza del Brasile. Da ogni angolo del paese i rappresentanti indigeni stanno raggiungendo la capitale brasiliana per celebrare un’importante conquista: l’introduzione del ministero dei popoli indigeni affidato a Sonia Guajajara.

Una ministra indigena per gli indigeni. Una svolta epocale dopo gli anni oscuri del governo Bolsonaro. Una nomina che la nuova ministra considera una «conquista collettiva dei popoli originari» e un «momento storico del principio di riparazione».

IL PERCORSO UMANO e politico di Guajajara si è sviluppato nel corso di 20 anni, dopo aver lasciato a 15 anni il villaggio nativo nella Terra indigena Arariboia, nel Maranhao, per seguire in Minas Gerais un corso di studi finanziato dalla Funai (Fondazione per l’Indio).

È stata presente fin da giovane nei movimenti che contrastavano i progetti e le attività che sconvolgevano la vita delle comunità. Ha avuto notorietà internazionale per le denunce sulle violazioni dei diritti indigeni presentate all’Onu, dove è presente nel Consiglio dei diritti umani, al Parlamento europeo, alle conferenze mondiali sul clima.

Ha coordinato la più importante manifestazione indigena, Acampamento Terra Livre, che si tiene ogni anno a Brasilia. Nel 2018 ha affiancato Guilherme Boulos del Psol (Partito socialismo e libertà) nella corsa alla presidenza del Brasile.

Nel 2019 ha organizzato a Brasilia la prima marcia delle donne indigene e visitato 12 paesi europei per sensibilizzare i governi sulla necessità di introdurre misure che pongano un freno all’agrobusiness.

Nel marzo 2022, dopo l’invasione russa dell’Ucraina, è tra le 151 firmatarie del Manifesto femminista contro la guerra. La rivista Time nel 2022 ha collocato Sonia tra le 100 persone più influenti al mondo. Eletta a ottobre come deputata al Congresso federale, potrà ora far confluire nel nuovo ministero che dirige tutti i suoi progetti e le sue battaglie.

LA RICHIESTA di riportare al centro del dibattito politico la questione ambientale e le esigenze dei popoli indigeni e storicamente oppressi è stata rivolta con forza a Lula nei mesi che hanno preceduto le presidenziali. L’assassinio nel giugno 2022, nello stato di Amazonas, dell’indigenista Bruno Pereira e del giornalista inglese Dom Phillips aveva prodotto una presa di coscienza collettiva delle minacce che incombono sui territori e sulla vita delle popolazioni dell’Amazzonia.

E Lula aveva accentuato il carattere ambientalista del suo programma di governo, prendendo solenni impegni in difesa dei territori e delle comunità indigene, con l’intento di superare le fratture che si erano create nei due precedenti mandati presidenziali. Sonia Guajajara e l’Apib (Articolazione dei popoli indigeni del Brasile), di cui è stata coordinatrice esecutiva in questi anni, lo hanno sostenuto, sollecitando la ripresa del processo di demarcazione dei territori, paralizzato da Bolsonaro.

Il gruppo di lavoro istituito da Lula in queste settimane ha già individuato 13 territori (cinque in Amazzonia, cinque nel nord-est e tre nel sud) con l’impegno di demarcarli nei primi cento giorni di governo. Perché è proprio sull’agenda ambientalista che si misurerà la discontinuità col governo Bolsonaro.

LA PRESENZA di Lula alla recente conferenza sul clima (Cop27) tenuta in Egitto, accompagnato da Sonia Guajajara e Marina Silva, ha rimesso il Brasile al centro di un sistema di relazioni che vede la lotta ai cambiamenti climatici come un obiettivo da cui non si può prescindere.

Tra le 11 donne su 37 ministri, un record la presenza femminile, risalta nel nuovo governo la nomina di Marina Silva al Ministero dell’ambiente, incarico che aveva già ricoperto tra il 2003 e il 2008 nei precedenti governi di Lula.

Un’altra decisione destinata a incidere profondamente sulle scelte in campo ambientale. Sonia e Marina, due donne della foresta per la tutela degli ecosistemi brasiliani e delle popolazioni che li abitano. Il rilancio degli organismi di controllo, smantellati da Bolsonaro, sarà il loro primo obiettivo.

Il Manifesto 31/12