domenica 5 febbraio 2023

 

15 - DIVERSAMENTE CHIESA - novembre 2013




IL GENERALE ARCIVESCOVO IN DORATA PENSIONE

Dopo sette anni di servizio, mons. Vincenzo Pelvi (ndr. “Diversamente chiesa” di settembre), il vescovo che è a capo dei cappellani militari, lascia l'incarico di ordinario militare per l'Italia, per raggiunti limiti di età. Va in pensione da generale di corpo d'armata, il grado militare che assume l'ordinario castrense, avendo compiuto 65 anni lo scorso 11 agosto, «in conformità alla legge italiana che regola il servizio di assistenza spirituale alle forze armate», informa il comunicato della Santa Sede. Gli resterà una lauta pensione da generale in pensione di circa 6mila euro al mese pagata dal Ministero della Difesa, che per il mantenimento dell'Ordinariato militare spende 17 milioni ogni anno: 10 milioni per gli stipendi dei circa 180 cappellani in servizio - tutti inquadrati con i gradi militari - e 7 milioni per le pensioni dei preti soldato.

Non va però in pensione da vescovo - le dimissioni vanno presentate al compimento dei 75 anni -, per cui nelle prossime settimane per Pelvi arriverà la nomina in una diocesi medio-grande, come nella prassi degli ultimi decenni: il card. Angelo Bagnasco, il più "famoso" degli ordinari militari, fu nominato arcivescovo di Genova e poi, con il pensionamento del card. Ruini, presidente della Conferenza episcopale italiana.

[…] tutti i cappellani militari sono incardinati nella gerarchia militare - da vent'anni Pax Christi ne chiede la smilitarizzazione - e, in quanto tali, retribuiti dalla Difesa: l'ordinario-generale di corpo d'armata oltre 9mila e 500 euro lordi al mese; il vicario generale è generale di brigata (6mila euro di stipendio); l'ispettore, il vicario episcopale, il cancelliere e l'economo sono tenenti colonnello (6mila euro); il primo cappellano capo è un maggiore (fra i 3 e i 4mila euro); il cappellano capo è capitano (3mila), il cappellano semplice ha il grado di tenente (2mila e 500). (luca kocci)

(Adista 31 agosto)


 

PADRE ALEX ZANOTELLI RISPONDE

Con Papa Francesco, di quanto si è accorciata la distanza tra voi missionari e i vertici della Chiesa?

«Enormemente. Averlo è stata una grazia. Lui parla il linguaggio dei poveri e delle periferie del mondo. Dalle parole, però, deve passare ai fatti, alle riforme strutturali: lo Ior deve diventare una banca etica, come la finanza delle diocesi e degli istituti ecclesiastici. Il Vaticano non deve essere più uno Stato, come concepito nei patti Lateranensi, ma un'organizzazione riconosciuta dall'Onu e dalle altre Nazioni. Nulla più. Don Tonino Bello diceva che la Chiesa non ha bisogno di segni del potere ma del potere dei segni».

Gino Martina

(L’Unità 23 settembre)

 

SMETTIAMOLA CON IL DIAVOLO

È grave che si nominino degli esorcisti. Si induce così molta gente a pensare ad una presenza nascosta e misteriosa del male, anziché aiutare le persone a vedere i "diavoli" concreti con i quali dobbiamo fare i conti dentro e fuori di noi.

È davvero importante abbandonare la credenza nel diavolo che, tra l'altro, ha creato non poche sofferenze e ha scatenato tante paure. Su questo terreno la lettura fondamentalista della Bibbia è molto nociva perché non sa distinguere tra linguaggio e messaggio.

È meglio trovare il coraggio di dirci che egoismi, guerre, stupri, sfruttamento e tanti altri mali non vanno messi sul conto di un qualche diavolo, ma sono il frutto delle nostre responsabilità non assunte, delle nostre scelte sbagliate, dei nostri egoismi individuali e di gruppo; è troppo comodo metterli in conto al diavolo. No, le nostre "diavolerie" sono un nostro "prodotto". È inutile mettere in campo un "agente diabolico" esterno, inventarci un diavolo per metterci al riparo dalle nostre concrete responsabilità.

Franco Barbero



(continua)