martedì 21 febbraio 2023

 

31 - DIVERSAMENTE CHIESA - aprile 2015



aprile 2015

 

PAPA FRANCESCO: “ANDATE COME AGNELLI IN MEZZO AI LUPI. SIATE SEMPRE AGNELLI, NON SCEMI”.

Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. (Matteo 10:16)

All’ultima udienza generale del 2013 il papa diceva: “Gesù esortava i suoi discepoli ad andare agli incroci delle strade e invitare tutti, buoni e cattivi. Lo deve fare rimanendo sempre agnello, conservando la propria identità. Bisogna muoversi come agnelli in mezzo ai lupi, ma rimanendo sempre docili. Ma questo è difficile, questi lupi sono furbi e io sarò anche più furbo di loro”. Non sarà mica che il papa già allora parlasse di Lupi, l’ex ministro di Comunione e Liberazione del Governo Renzi? Se Renzi fosse stato più attento, forse, non l’avrebbe fatto salire sulla sua barca.

 

GIUBILEO: LA «RIVOLUZIONE» DI FRANCESCO

Quando, presentandosi la prima sera al popolo sul balcone di san Pietro aveva detto:

«Adesso vi benedico, ma prima chiedo a voi di benedirmi» non si poteva capire, come adesso invece è chiaro, che lì c'era già l'idea di una riforma del papato: il papa non solo rientrava tra i vescovi, come aveva detto il Concilio Vaticano II, ma tornava in mezzo al popolo come uno dei fedeli, come un pastore che non solo sta in testa al gregge, ma anche sta in mezzo e dietro al gregge, perché le pecore hanno il fiuto per capire la strada e per indicare il cammino.

E così il gregge diventava un popolo, e il papa si riconosceva ministro di questo popolo, insieme agli altri ministri e primo tra loro, un papa non solo uscito dal conclave ma papa benedetto dal popolo. Un'altra cosa che non si era capita era quella parola «misericordiare», che non esiste né in italiano né in spagnolo e che il papa usava come un neologismo, tratto dal suo motto episcopale, per definire il suo compito. (…) E ora si capisce che cosa volesse dire. «Fare misericordia» è il programma del suo pontificato.

Certo, ha intrapreso la riforma del papato, (…) certo, ha intrapreso la riforma della Chiesa, che senza cominciare dal papato non si può fare. Certo, ha posto mano a una revisione e a un ripensamento della Curia a cui ha chiesto di conformarsi a un modello alto di Chiesa, e di non apparire, o essere, l'ultima Corte europea. Ma ancora più importante di tutto ciò è l'intento di rimettere nel mondo, che con la modernità l'ha rimossa, la misericordia di Dio. È Dio infatti, e non la Chiesa, che papa Francesco annuncia, il proselitismo gli sembra «una sciocchezza», mentre la misericordia gli sembra l'unica e ultima risorsa per la quale il mondo possa salvarsi e vivere. Nella persuasione che se si ritrova la misericordia di Dio, si può far nascere la misericordia anche nostra. Perciò, a cinquant'anni dal Concilio e come suo prolungamento dopo tanto deserto, egli indice il Giubileo, che vuol dire esattamente il tempo della misericordia, l'anno della misericordia (…) che significa riconoscere il male, proprio ed altrui, chiedere perdono e perdonare, significa la riconciliazione. Ma la misericordia non sta solo nel perdono e nella remissione dei peccati, sta anche nella remissione dei debiti. Nell'antico Israele il Giubileo voleva dire anche la pacificazione del debitore, il rientrare in possesso delle terre perdute, riscattare beni dati in pegno o espropriati, voleva dire la liberazione degli schiavi. Nel giudicare il mondo in cui viviamo papa Francesco usa il criterio della misericordia. E per questo lancia il Giubileo. L'economia che uccide, la società dell'esclusione, la globalizzazione dell'indifferenza, i poveri che invece di essere solamente sfruttati ed oppressi, oggi sono anche scartati e messi fuori perfino dalle periferie, sono tutti giudizi che papa Bergoglio dà di un mondo che è senza misericordia. (…) E cosa sarebbe un vero Giubileo della misericordia, un anno di vera liberazione e riconciliazione, di fronte alla tragedia dei migranti, di fronte a un'Europa senile, sterile, come Francesco l'ha definita, che ha finito per accettare di essere sponda di un mare diventato un cimitero? (…)

Raniero La Valle

 

(continua)