Grassofobia è odio
di LINDA LAURA SABBADINI
La Repubblica 16/2
Grassofobia. Vi sembrerà una parola strana, ma purtroppo è molto diffusa e non solo in Italia. Anne Hidalgo, sindaca di Parigi, nel 2017 addirittura decise di proclamare la giornata cittadina contro la grassofobia.
Sì, perché esiste. Molte persone vengono colpevolizzate per il loro aspetto fisico, soprattutto se sono grasse, cioè in sovrappeso o obese. Si tratta di una disapprovazione sociale diffusa, purtroppo, che ferisce tanti. Che vede colpiti anche i bambini, in episodi di bullismo, che colpisce molto le donne che non rispondono ai canoni delle taglie under 44. Ma che non risparmia neanche gli uomini. Seppure le pance degli uomini, soprattutto se di potere, sono super tollerate, diciamocelo. Alle donne non si perdona troppo spesso.
Questa stigmatizzazione può avvenire ovunque, nella scuola, nel mondo del lavoro, spesso sui media, persino a volte in campo medico. Le storie raccontate oggi su questo giornale pongono seri interrogativi.
Possibile che un'arbitra di pallavolo debba pagare il prezzo di qualche chilo in più con una penalizzazione di punti e l'esonero dall'impiego fino al raggiungimento dei valori fissati di peso? È vero, ha firmato un contratto per questo, ma siamo sicuri che non dovendo correre sul campo, come nel caso di una partita di calcio, quei limiti siano adeguati? L'arbitra Martina Scavelli, denuncia questa come ingiustizia. È ora che se ne parli e che vengano eliminati questi vincoli, o perlomeno rivisti.
Possibile che un alto dirigente di Cassa Depositi e Prestiti, l' attuale amministratore delegato di Acea, come Fabrizio Palermo, secondo quanto si evince dall'intervista di una lavoratrice su questo giornale, non volesse vedere una impiegata, perchè grassa e si sia rivolto ad agenzie perché gli fornissero ragazze di bell'aspetto? Mi auguro di no. Ma tante interviste segnalano comportamenti assai discutibili e poco rispettosi. Tutte inventate?
Possiamo essere più o meno grasse, curve, tonde, il bello è essere noi stesse, con le nostre diversità e le tante"imperfezioni". Ciascuna di noi ha la sua bellezza e nessuno ha il diritto di giudicare, tanto meno di disprezzare, umiliare, escludere, per questo.
Abbiamo bisogno che si sviluppi una vera e propria cultura del rispetto. Dobbiamo metterci nei panni di chi subisce queste ferite. E capire che anche battute che possono sembrarci innocenti, possono ferire, agire sulla perdita di autostima, creare fenomeni di autoesclusione se non di emarginazione, trasformarsi in violenza e anche discriminazione.
Tanto più è importante la cultura del rispetto da parte di chi è a capo di organizzazioni complesse e ha il dovere di valorizzare le persone per quello che possono dare e per le loro capacità e competenze e non in base al loro aspetto fisico.
A chi non lo capisce direi che la nostra bellezza sta nella sua unicità. E ognuna di noi la ha. E ci sono donne grasse bellissime. I nostri corpi cambiano, si modificano.
Ognuna di noi emana la sua luce e bellezza.
La bellezza è democratica.
L'intervento dell'autrice è a carattere personale.