venerdì 3 febbraio 2023

IL PAPA IN CONGO

 Il papa in Congo, Kin-la-belle si riprende la scena


Il Manifesto 31 gennaio 2023
Fabrizio Floris

La città torna sulla scena internazionale dopo il 30 ottobre 1974 quando tutto il mondo rivolse gli occhi verso Kin-la belle per lo storico incontro di boxe tra George Foreman e Muhammad Ali (Cassius Clay) con il pubblico che vede in Foreman il simbolo della sopraffazione e incita Ali gridando «Ali boma ye» (Ali uccidilo): lo stesso grido che si è udito in questi giorni da parte delle nuove reclute dell’esercito: «Dacci le armi (presidente) e uccideremo tutti i ruandesi». 
Fu l’allora presidente Mobutu a volere la finale dei pesi massimi in Congo e contestualmente organizzò anche un grande concerto – Zaire ’74 – con B.B. King, James Brown, Manu Dibango, Miriam Makeba e altri a cui partecipò praticamente l’intera città, perché Mobutu decise che l’ingresso sarebbe stato gratuito.
ANCHE PER L’ARRIVO DEL PAPA si prevede un’affluenza record: sono attese 2 milioni di persone, la città è «tirata a lucido» (si fa per dire), ma quello che si vede è che ad andarsene non sono i rifiuti ma i poveri che affollano quotidianamente le vie del centro: venditori ambulanti, bambini di strada, homeless perché, come spiega Don Maurizio Canclini, sacerdote della diocesi di Milano: «Nelle zone centrali non si può più entrare, bisogna avere la carta elettorale per accedere, ma qui la gente non ha nemmeno quella d’identità». Il centro è presidiato dalla Guardia Repubblicana, agenti in borghese e polizia.
SONO 18 MILIONI GLI ABITANTI che vivono lungo questa immensa pianura costeggiata dal fiume Congo la cui crescita è stata segnata dalla decisione del re Leopoldo II di farne un posto di scambio commerciale lungo il fiume. Era il 1881 e da quel momento la città ha costantemente raddoppiato la sua popolazione. A crescere è stata soprattutto la città di fatto rispetto alla città di diritto, la città informale delle bidonville. Sono strade senza nome dove anche Google Maps si perde. Cumuli di immondizia si sciolgono al sole, strade che diventano torrenti di fango quando piove, bambini di strada e milionari in 4×4 dai vetri oscurati si sfiorano lungo le strade, ma non si incontrano. Di fatto una città-stato iperattiva dove non c’è bisogno di definizioni iperboliche, esorbitanti o istericamente eccessive, perché nell’eccesso che è già qui vale solo l’articolo 15 della Costituzione: chacun devait se débrouiller (ognuno se la deve sbrigare da solo).
Gli effetti nella capitale delle recenti inondazioni che hanno provocato almeno 100 morti (Ap)
LA CITTÀ CRESCE per estensione e densificazione, spiega Eléonore Wolff dell’Università di Bruxelles. È una capitale caotica di un Paese immenso è forse troppo ricco per essere gestito tra il mal governo e gli appetiti esterni che da secoli mettono le mani sulle ricchezze del Paese. Qui arriverà oggi il papa per portare il mondo verso questa frontiera, metterla al centro delle cronache internazionali. Non si tratta di un appello retorico perché se non sei capace di illuminare le periferie non capirai neanche il centro del mondo.
Il Congo non conta, ma i suoi minerali sono strategici, non va in pagina se non per la violenza e la tragedia della guerra nell’est del Paese che ormai giunge ai 30 anni.
«LA CORRENTE TORBIDA di sangue è scatenata – scriveva William Butler Yeats -, ovunque Il rito dell’innocenza è sommerso; ai migliori manca ogni convinzione, mentre i peggiori sono pieni di appassionata intensità. Di certo qualche rivelazione è vicina. Di certo il Secondo Avvento è vicino». È questo che la gente aspetta.