sabato 18 febbraio 2023

PROGRESSIVE CHIUSURE VATICANE

 SINODO TEDESCO: 

Lo scontro con il Vaticano si intensifica

di Ludovica Eugenio - Adista Notizie 04/02/2023

BERLINO-ADISTA. Un carteggio tra i cardinali Pietro Parolin, Luis Ladaria e Marc Ouellet e il presidente dei vescovi tedeschi mons. Georg Batzing, riguardante un organismo con potere decisionale istituito all'interno del Cammino sinodale, ma destinato a restare operativo in modo permanente, sembra acuire il conflitto tra Vaticano e Cammino sinodale tedesco, che già da tempo si trova sul filo del rasoio. Forse già oltre, se si sta a quanto detto da papa Francesco in una intervista rilasciata a Nicole Winfield dell'agenzia AP, la cui puntata sul sinodo tedesco è stata resa pubblica il 26/1: <<L'esperienza tedesca non aiuta, perché questo non è un sinodo, non è un vero cammino sinodale, è solo un cosiddetto cammino sinodale, ma non uno del popolo di Dio nella sua interezza, ma è fatto dalle élite>>, ha affermato. E poi ha spiegato: <<Il cammino sinodale tedesco è iniziato nelle diocesi tedesche, come tutte, e con il popolo di Dio, e va avanti. Adesso c'è il pericolo che subentri qualcosa di molto, molto ideologico. E se l'ideologia interferisce nei processi della Chiesa, allora lo Spirito Santo torna a casa perché l'ideologia sconfigge lo Spirito Santo. Comunque, quando parlo con loro, sono benevoli, non sono maligni. Ma che strano! Hanno un metodo che fa dello sforzo di efficienza la cosa fondamentale>>.
Per concludere poi: <<Ma bisogna avere pazienza, stare in contatto e accompagnare questo popolo nel suo vero cammino sinodale e aiutare questo cammino più elitario perchè non finisca in alcun modo male, ma perché si integri anche nella Chiesa. Bisogna sempre cercare di unire>>.
La lettera dei cardinali di Curia, in rappresentanza rispettivamente della Segreteria di Stato, del Dicastero per la Dottrina della Fede e di quello per i vescovi, e approvata <<in forma specifica>> da papa Francesco, era una risposta a un interrogativo posto lo scorso dicembre da cinque vescovi tedeschi, quelli più avversi al Cammino sinodale: il card. Rainer Woelki di Colonia, mons. Gregor M. Hanke di Eichstatt, mons. Bertram J. Meier di Augsburg, mons. Stefan Oster di Passau e mons. Rudolf Voderholzer di Ratisbona: chiedevano, nella loro lettera, se erano effettivamente obbligati a partecipare al Consiglio permanente del Cammino sinodale - organo composto di 27 vescovi, 27 rappresentanti del Comitato Centrale dei cattolici tedeschi (ZdK) e 20 membri eletti in assemblea, la cui creazione era stata approvata lo scorso settembre all'ultima assemblea sinodale - la cui giurisdizione sovradiocesana si porrebbe al di sopra di quella dei singoli vescovi e della conferenza episcopale nel suo insieme. I vescovi, affermano i tre cardinali di Curia, non sono obbligati a prendervi parte, anche perché, sostengono, la sua natura decisionale pone dei problemi, proprio in quanto superiore nella giurisdizione, e contraddice Lumen gentium 21 sul governo episcopale:
      <<Né il Cammino sinodale, né alcun organismo da esso creato, né alcuna Conferenza episcopale ha la facoltà di istituire il "Consiglio sinodale" a livello nazionale, diocesano o parrocchiale>>.
Immediata la risposta del presidente della Conferenza episcopale tedesca Batzing, co-presidente del Cammino sinodale, del quale è uno dei grandi fautori: la vostra preoccupazione è infondata, replica, dal momento che il Consiglio permanente si muoverà all'interno del Diritto canonico. <<Per noi in Germania - afferma Batzing - il documento di Roma comporterà una riflessione molto più intensa sulle forme e le possibilità della consultazione sinodale e del processo decisionale, allo scopo di sviluppare una cultura della sinodalità>>; <<La Santa Sede vede il pericolo di un indebolimento dell'ufficio episcopale, io vivo la consultazione sinodale come un rafforzamento di questo ufficio>>, ha sottolineato Batzing. Ma nel frattempo si va avanti.
Il Consiglio permanente dovrebbe proseguire il lavoro del Cammino sinodale quando questo sarà concluso, con consultazioni e decisioni fondamentali di rilevanza sovradiocesana (con lo stesso effetto giuridico di quelle prese in Assemblea sinodale) ad esempio su questioni di pianificazione pastorale, finanziarie e di bilancio o riguardanti il futuro della Chiesa. Ma lo Statuto del Cammino sinodale non sembra offrire troppo spazio ai timori: <<Le delibere dell'assemblea sinodale non hanno effetto giuridico di propria iniziativa>>, vi si legge; <<Resta ferma la competenza della Conferenza episcopale e dei singoli vescovi diocesani di emanare norme giuridiche nell'ambito delle rispettive competenze e di esercitare il proprio ufficio di magistero>>.

Vaticano-Cammino sinodale: un rapporto difficile
    Il Cammino sinodale è stato avviato congiuntamente da Conferenza episcopale tedesca e ZdK alla fine del 2019, nel tentativo di riconquistare la credibilità persa dalla chiesa a causa dello scandalo degli abusi, e di giungere, in due anni, a una riforma su quattro ambiti: celibato sacerdotale, magistero sulla morale sessuale, ruolo delle donne e riduzione del potere clericale. Ma già sei mesi prima papa Francesco aveva inviato una "Lettera al popolo di Dio pellegrino in Germania", che conteneva apprezzamenti, ma anche riserve. Nel settembre dello stesso anno, il Vaticano aveva inviato un parere del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, insieme a una lettera di Ouellet all'allora presidente dei vescovi tedeschi, il card. Reinhard Marx, che criticava la procedura di voto. Nell'autunno del 2020 papa Francesco aveva attaccato frontalmente, senza citarlo espressamente, il Cammino sinodale tedesco: <<Alle volte, sento una grande tristezza quando vedo qualche comunità che, con buona volontà, sbaglia la strada perché pensa di fare la Chiesa in raduni, come se fosse un partito politico. "Ma, la maggioranza, la minoranza, cosa pensa di questo, di quello, dell'altro... 
E questo è come un Sinodo, una strada sinodale che noi dobbiamo fare...". Io mi domando: "Ma dove c'è lo Spirito Santo, lì? Dove c'è la preghiera? Dove c'è l'amore comunitario? Dove c'è l'Eucaristia?
Il 21 luglio 2022 la Santa Sede aveva poi inviato al cammino sinodale una comunicazione non firmata in cui affermava che questo <<non ha autorità>> per obbligare vescovi e fedeli <<ad adottare nuove forme di governo e nuovi orientamenti dottrinali e morali>>. Immediata era stata la risposta dei presidenti Batzing e Irme Stetter-Karp, che muovevano una critica radicale al messaggio loro rivolto, a partire dalla modalità di comunicazione: <<Non è un modo corretto di relazionarsi! Non è ciò che vogliamo che si verifichi all'interno della nostra Chiesa. Lanciare attacchi non firmati da nessuno non è un buon modo di comunicare>>. Non è proprio così, aggiungevano, che <<funziona per noi una Chiesa sinodale>>.
    Anche all'incontro interdicasteriale dei vescovi tedeschi tenutosi a Roma in novembre ci sono state discussioni, con la proposta del card. Ouellet - rispedita al mittente - di una moratoria al processo di riforma.
   Certo, ora con la lettera dei cardinali il conflitto vive una escalation, considera l'editorialista di katholisch.de Félix Neumann (24/1): <<Ciò che è stato confermato in questa particolare forma dal papa non è più una decisione di un'autorità subordinata che potrebbe essere impugnata per vie legali, i tre cardinali firmatari parlano per la piena autorità ufficiale del Papa. A livello di escalation, rimane solo una parola di potere personale da parte di Francesco>>. E, ricorda Neumann, l'ultimo grande conflitto tra Roma e la Germania, la disputa su consultori cattolici e gravidanze conflittuali, 25 anni fa; (25/07). <<A quel tempo, Roma aveva mantenuto il sopravvento: tutti i vescovi tranne Franz Kamphaus di Limburg obbedirono al papa, e alla fine anche Limburg dovette abbandonare il consiglio che consentiva alle donne incinte di abortire senza punizione>>. Sapranno resistere ora i vescovi tedeschi alla pressione di Roma?