SINODO TEDESCO:
Lo scontro con il Vaticano si intensifica
di Ludovica Eugenio - Adista Notizie 04/02/2023
BERLINO-ADISTA. Un carteggio tra i cardinali Pietro Parolin, Luis Ladaria e Marc Ouellet e il presidente dei vescovi tedeschi mons. Georg Batzing,
riguardante un organismo con potere decisionale istituito all'interno
del Cammino sinodale, ma destinato a restare operativo in modo
permanente, sembra acuire il conflitto tra Vaticano e Cammino sinodale
tedesco, che già da tempo si trova sul filo del rasoio. Forse già oltre,
se si sta a quanto detto da papa Francesco in una intervista rilasciata a Nicole Winfield dell'agenzia AP, la cui puntata sul sinodo tedesco è stata resa pubblica il 26/1: <<L'esperienza
tedesca non aiuta, perché questo non è un sinodo, non è un vero cammino
sinodale, è solo un cosiddetto cammino sinodale, ma non uno del popolo
di Dio nella sua interezza, ma è fatto dalle élite>>, ha affermato. E poi ha spiegato: <<Il
cammino sinodale tedesco è iniziato nelle diocesi tedesche, come tutte,
e con il popolo di Dio, e va avanti. Adesso c'è il pericolo che
subentri qualcosa di molto, molto ideologico. E se l'ideologia
interferisce nei processi della Chiesa, allora lo Spirito Santo torna a
casa perché l'ideologia sconfigge lo Spirito Santo. Comunque, quando
parlo con loro, sono benevoli, non sono maligni. Ma che strano! Hanno un
metodo che fa dello sforzo di efficienza la cosa fondamentale>>.
Per concludere poi: <<Ma
bisogna avere pazienza, stare in contatto e accompagnare questo popolo
nel suo vero cammino sinodale e aiutare questo cammino più elitario
perchè non finisca in alcun modo male, ma perché si integri anche nella
Chiesa. Bisogna sempre cercare di unire>>.
La
lettera dei cardinali di Curia, in rappresentanza rispettivamente della
Segreteria di Stato, del Dicastero per la Dottrina della Fede e di
quello per i vescovi, e approvata <<in forma specifica>>
da papa Francesco, era una risposta a un interrogativo posto lo scorso
dicembre da cinque vescovi tedeschi, quelli più avversi al Cammino
sinodale: il card. Rainer Woelki di Colonia, mons. Gregor M. Hanke di Eichstatt, mons. Bertram J. Meier di Augsburg, mons. Stefan Oster di Passau e mons. Rudolf Voderholzer di
Ratisbona: chiedevano, nella loro lettera, se erano effettivamente
obbligati a partecipare al Consiglio permanente del Cammino sinodale -
organo composto di 27 vescovi, 27 rappresentanti del Comitato Centrale
dei cattolici tedeschi (ZdK) e 20 membri eletti in assemblea, la cui
creazione era stata approvata lo scorso settembre all'ultima assemblea
sinodale - la cui giurisdizione sovradiocesana si porrebbe al di sopra
di quella dei singoli vescovi e della conferenza episcopale nel suo
insieme. I vescovi, affermano i tre cardinali di Curia, non sono
obbligati a prendervi parte, anche perché, sostengono, la sua natura
decisionale pone dei problemi, proprio in quanto superiore nella
giurisdizione, e contraddice Lumen gentium 21 sul governo episcopale:
<<Né
il Cammino sinodale, né alcun organismo da esso creato, né alcuna
Conferenza episcopale ha la facoltà di istituire il "Consiglio sinodale"
a livello nazionale, diocesano o parrocchiale>>.
Immediata
la risposta del presidente della Conferenza episcopale tedesca Batzing,
co-presidente del Cammino sinodale, del quale è uno dei grandi fautori:
la vostra preoccupazione è infondata, replica, dal momento che il
Consiglio permanente si muoverà all'interno del Diritto canonico. <<Per
noi in Germania - afferma Batzing - il documento di Roma comporterà una
riflessione molto più intensa sulle forme e le possibilità della
consultazione sinodale e del processo decisionale, allo scopo di
sviluppare una cultura della sinodalità>>; <<La
Santa Sede vede il pericolo di un indebolimento dell'ufficio
episcopale, io vivo la consultazione sinodale come un rafforzamento di
questo ufficio>>, ha sottolineato Batzing. Ma nel frattempo si va avanti.
Il
Consiglio permanente dovrebbe proseguire il lavoro del Cammino sinodale
quando questo sarà concluso, con consultazioni e decisioni fondamentali
di rilevanza sovradiocesana (con lo stesso effetto giuridico di quelle
prese in Assemblea sinodale) ad esempio su questioni di pianificazione
pastorale, finanziarie e di bilancio o riguardanti il futuro della
Chiesa. Ma lo Statuto del Cammino sinodale non sembra offrire troppo
spazio ai timori: <<Le delibere dell'assemblea sinodale non hanno effetto giuridico di propria iniziativa>>, vi si legge; <<Resta
ferma la competenza della Conferenza episcopale e dei singoli vescovi
diocesani di emanare norme giuridiche nell'ambito delle rispettive
competenze e di esercitare il proprio ufficio di magistero>>.
Vaticano-Cammino sinodale: un rapporto difficile
Il
Cammino sinodale è stato avviato congiuntamente da Conferenza
episcopale tedesca e ZdK alla fine del 2019, nel tentativo di
riconquistare la credibilità persa dalla chiesa a causa dello scandalo
degli abusi, e di giungere, in due anni, a una riforma su quattro
ambiti: celibato sacerdotale, magistero sulla morale sessuale, ruolo
delle donne e riduzione del potere clericale. Ma già sei mesi prima papa
Francesco aveva inviato una "Lettera al popolo di Dio pellegrino in
Germania", che conteneva apprezzamenti, ma anche riserve. Nel settembre
dello stesso anno, il Vaticano aveva inviato un parere del Pontificio
Consiglio per i Testi Legislativi, insieme a una lettera di Ouellet
all'allora presidente dei vescovi tedeschi, il card. Reinhard Marx,
che criticava la procedura di voto. Nell'autunno del 2020 papa
Francesco aveva attaccato frontalmente, senza citarlo espressamente, il
Cammino sinodale tedesco: <<Alle volte,
sento una grande tristezza quando vedo qualche comunità che, con buona
volontà, sbaglia la strada perché pensa di fare la Chiesa in raduni,
come se fosse un partito politico. "Ma, la maggioranza, la minoranza,
cosa pensa di questo, di quello, dell'altro...
E
questo è come un Sinodo, una strada sinodale che noi dobbiamo fare...".
Io mi domando: "Ma dove c'è lo Spirito Santo, lì? Dove c'è la
preghiera? Dove c'è l'amore comunitario? Dove c'è l'Eucaristia?
Il 21 luglio 2022 la Santa Sede aveva poi inviato al cammino sinodale una comunicazione non firmata in cui affermava che questo <<non ha autorità>> per obbligare vescovi e fedeli <<ad adottare nuove forme di governo e nuovi orientamenti dottrinali e morali>>. Immediata era stata la risposta dei presidenti Batzing e Irme Stetter-Karp, che muovevano una critica radicale al messaggio loro rivolto, a partire dalla modalità di comunicazione: <<Non
è un modo corretto di relazionarsi! Non è ciò che vogliamo che si
verifichi all'interno della nostra Chiesa. Lanciare attacchi non firmati
da nessuno non è un buon modo di comunicare>>. Non è proprio così, aggiungevano, che <<funziona per noi una Chiesa sinodale>>.
Anche all'incontro interdicasteriale dei vescovi tedeschi tenutosi a
Roma in novembre ci sono state discussioni, con la proposta del card.
Ouellet - rispedita al mittente - di una moratoria al processo di
riforma.
Certo, ora con la lettera dei cardinali il conflitto vive una escalation, considera l'editorialista di katholisch.de Félix Neumann (24/1): <<Ciò
che è stato confermato in questa particolare forma dal papa non è più
una decisione di un'autorità subordinata che potrebbe essere impugnata
per vie legali, i tre cardinali firmatari parlano per la piena autorità
ufficiale del Papa. A livello di escalation, rimane solo una parola di
potere personale da parte di Francesco>>. E,
ricorda Neumann, l'ultimo grande conflitto tra Roma e la Germania, la
disputa su consultori cattolici e gravidanze conflittuali, 25 anni fa;
(25/07). <<A quel tempo, Roma aveva
mantenuto il sopravvento: tutti i vescovi tranne Franz Kamphaus di
Limburg obbedirono al papa, e alla fine anche Limburg dovette
abbandonare il consiglio che consentiva alle donne incinte di abortire
senza punizione>>. Sapranno resistere ora i vescovi tedeschi alla pressione di Roma?