lunedì 20 febbraio 2023

Intervista al giovane consigliere regionale del Pd lombardo

Romano “Da eletto con 10 mila voti chiedo ai dem di riscoprire la rabbia”

di Miriam Romano

 

MILANO — Paolo Romano ha 26 anni. In un mese ha girato settanta comuni nel Milanese con 380 volontari. Da assessore di un Municipio in periferia arriva dritto al consiglio regionale. Eletto con 9266 preferenze, è il più votato del Pd a Milano e il quarto nella sua regione.

Cosa dovrebbe fare il Pd per conquistare l’elettorato?

«Deve tornare a usare parole chiare e proposte concrete. Basta con le supercazzole e i giri di parole. I cittadini vogliono qualcuno che si impegni a trovare risposte ai loro problemi. Il centrosinistra ora deve ripartire davvero».

Ma da dove?

«Stando saldamente a sinistra, per cominciare. Il partito deve candidare persone che vivono le urgenze dei cittadini come le vivono i cittadini stessi. I precari che non arrivano a fine mese, i pendolari che ogni giorno si scontrano con un servizio ferroviario inefficiente, chi si trova ad affrontare giri infernali a causa di un sistema sanitario che non funziona».

E come è adesso il Pd, invece?

«Distante dalle persone. Io in campagna elettorale ero arrabbiato, perché sentivo storie di precari, di malasanità, di ingiustizie sociali. La mia è una rabbia sana perché ti fa entrare in contatto con le urgenze delle persone. Al contrario, in televisione, il Pd ci ha abituato a vedere uomini benestanti in giacca e cravatta, che parlano di massimi sistemi. Scendiamo dall’olimpo e andiamo nel concreto dei problemi».

Per questo il centrosinistra vince in città e perde in provincia?

«A Milano questa volta siamo riusciti a vincere anche in periferia perché le amministrazioni di sinistra nelle città esprimono un buon governo.

Ripartiamo da qui. Nei piccoli comuni facciamo ancora fatica a raccontare un’alternativa.

Dobbiamo lavorare meglio nelle province, stare più vicino alle persone».

Come si intercetta il voto dei giovani?

«Parlando in modo chiaro e franco.

Va lasciata da parte la vuota retorica, il senso di superiorità che spesso contraddistingue la sinistra e ci si deve mettere in ascolto. E poi nel partito bisogna ridare spazio alle comunità giovanili».

In che modo?

«Deve aprirsi ai Giovani Democratici, alle associazioni universitarie, ai ragazzi che fanno politica sui territori. I giovani fanno le cose “assieme”. Non abbiamo perso il senso di comunità che la società individualista di oggi ha insabbiato. I giovani porteranno nuove idee e più persone ad affacciarsi alla politica».

Chi appoggerà alle primarie?

«Elly Schlein, con convinzione. Credo che rappresenti quella rabbia e quel coraggio di cui abbiamo bisogno».

Di Bonaccini cosa pensa?

«È un grande amministratore, ha risposto ai problemi dei cittadini in Emilia Romagna. Entrambi i candidati saranno in grado di tagliare finalmente le chiacchiere e passare ai fatti. Io non appartengo a nessuna corrente e nessuno da Roma mi ha appoggiato. Con il mio gruppo abbiamo fatto tutto dal basso, parlando alle persone. Questa deve essere la nuova cifra del Pd».