lunedì 3 aprile 2023

 72 - DIVERSAMENTE CHIESA -  maggio 2019

 

LA BUONA NOVELLA – 9

La conclusione dell’opera di De André è speculare a com’era iniziata. “Laudate Dominum” è il brano iniziale, per soli coro e orchestra, ora incontriamo “Laudate Hominem”, un cambiamento di nome non certo privo di significato.

 

Laudate hominem

Laudate dominum

Laudate dominum

 

[Gli umili, gli straccioni]

"Il potere che cercava

il nostro umore

mentre uccideva

nel nome d'un dio,

nel nome d'un dio

uccideva un uomo:

nel nome di quel dio

si assolse.

 

Poi, poi chiamò dio

poi chiamò dio

poi chiamò dio quell'uomo

e nel suo nome

nuovo nome

altri uomini,

altri, altri uomini

uccise".

 

Non voglio pensarti figlio di Dio

ma figlio dell'uomo, fratello anche mio.

 

Laudate dominum

Laudate dominum

 

Ancora una volta

abbracciamo

la fede

che insegna ad avere

ad avere il diritto

al perdono, perdono

sul male commesso

nel nome d'un dio

che il male non volle, il male non volle,

finché

restò uomo

uomo.

 

Non posso pensarti figlio di Dio

ma figlio dell'uomo, fratello anche mio.

 

Qualcuno

qualcuno

tentò di imitarlo

se non ci riuscì

fu scusato

anche lui

perdonato

perché non s'imita

imita un dio,

un dio va temuto e lodato

lodato...

 

Laudate hominem

No, non devo pensarti figlio di Dio

ma figlio dell'uomo, fratello anche mio.

Ma figlio dell'uomo, fratello anche mio.

Laudate hominem.

 

Il commento

De André, come egli stesso ebbe a sottolineare, con la Buona Novella ha voluto celebrare l’uomo Gesù, investito di una particolare missione da Dio. Questo fatto risulta di particolare evidenza in questo "Laudate Hominem”, brano di chiusura dell’intera opera, che pur mantenendo la solennità dell’iniziale “Laudate Dominum”, ci restituisce un Gesù che, proprio in quanto uomo, è facile pensare come nostro fratello. Esplicito è a tal proposito il ritornello del brano - Non posso pensarti figlio di Dio ma figlio dell'uomo, fratello anche mio -. Questa evoluzione all’interno dell’opera sottolinea la scelta dell’Autore che partendo dal divino giunge a privilegiare l’aspetto umano.

 

ECCOCI DI NUOVO

La notizia

Una costola di santa Bernadette di Lourdes, dall’aprile scorso e fino ad agosto, sta percorrendo l’Italia attraverso 33 diocesi. Ad ogni tappa del tour sono in agenda lodi, rosari, adorazioni eucaristiche, processioni e messe.

Che dire?

Qui mi preme soltanto condividere con voi un paio di domande: perché la Chiesa con questi “tour del sacro” consente queste vere e proprie forme organizzate di superstizione che hanno in sé qualcosa di macabro e di pagano? Perché parroci e vescovi lucrano sulla buona fede e sulla semplicità di tanti fedeli?

Ancora un dubbio: Maria non appare mai a protestanti e ortodossi. Chi ha fatto diventare solo e pienamente cattolica la donna ebrea, madre di Gesù e credente pienamente inserita nella tradizione ebraica?

Chi è Bernadette Soubirou

È la pastorella veggente di Lourdes. Malaticcia e analfabeta, ha 14 anni quando nel 1858 riferisce per la prima volta che le è apparsa la Madonna. Seguiranno altre 17 visioni, sempre nella grotta di Massabielle, nei decenni successivi meta di pellegrinaggio per milioni devoti mariani ammalati in cerca di guarigione e conforto. Bernadette all’inizio faticherà a farsi credere dalla Chiesa cattolica del tempo. Nei rigorosi interrogatori cui verrà sottoposta da una cinquantina di vescovi che a turno la incontrano per provarne l’attendibilità, però, la pastorella non cadrà mai in contraddizione e racconterà sempre la stessa versione.

A 22 anni la giovane si fa suora, poi, infastidita dalla notorietà, si rifugia a Saint-Gildard, la casa madre della Congregazione delle suore della carità di Nevers. Qui deve far fronte alla tubercolosi e ad un tumore alle ginocchia che, a soli 35 anni, la porteranno alla morte. Nel 1925 è Pio XI a beatificarla e nel 1933 è lo stesso papa a farla santa.

 

A PROPOSITO DI RELIQUIE: SAPEVATE CHE?

Di Giovanni Battista: tre dita sono nella chiesa di Saint-Jean-de-Maurienne, in Savoia, un dito è al Museo dell'Opera del Duomo di Firenze; ceneri si trovano alla cattedrale di San Lorenzo di Genova, altre ceneri nella Chiesa dei Disciplinanti bianchi di Loano (SV) e, con alcuni ossicini, a Chiaramonte Gulfi (RG). Una mano si trova in Montenegro, l'altra mano si conserva a Rapagnano (FM). La testa del Battista è esposta a Roma, nella chiesa di San Silvestro in Capite e – udite, udite - altre teste del Battista sono conservate nel Palazzo di Topkapi ad Istanbul, a Monaco di Baviera, a Damasco, e ad Amiens. E ancora: il braccio è nella Cattedrale di Santa Maria Assunta di Siena, il mento è nel Museo del Colle del Duomo di Viterbo, il piatto che ne ha accolto la testa è in San Lorenzo a Genova. Uno scempio dei poveri resti!

Un po’ meno clamoroso è il caso di Santa Caterina da Siena della quale il corpo si conserva e venera alla Basilica di S. Maria sopra Minerva a Roma, una costola è a Astenet in Belgio, un piede nella chiesa dei Santi Giovanni e Paolo a Venezia, la testa e un dito nella Basilica di San Domenico a Siena.

Sappiamo prendere le distanze? È questa la nostra fede!


(continua)