venerdì 20 ottobre 2023

Detenuto nudo colpito con il taser

"Gli agenti agivano con crudeltà"

 di Sarah Martinenghi  

   Elisa Sola

Hanno causato lividi e ferite con i loro pestaggi. Ma un detenuto è stato picchiato così selvaggiamente da perdere coscienza e riportare persino un trauma psichico. Tra gli episodi contestati agli agenti di polizia penitenziaria del carcere di Cuneo (indagati in 23), c'è anche il caso di un detenuto marocchino che sarebbe stato percosso «mentre era nudo, anche con l'utilizzo di uno storditore elettrico» per poi essere trascinato nella cella di isolamento. «Agendo con crudeltà» scrive il pm Mario Pesucci nel decreto di perquisizione «con violenze e minacce gravi, gli cagionavano acute sofferenze fisiche e un verificabile trauma psichico». Il 5 aprile 2022 il detenuto voleva essere spostato di cella per poter osservare meglio il Ramadan, e doveva essere poi ricollocato nella sezione isolamento. Mentre si trovava nell'ufficio del casellario, sarebbe stato invitato a denudarsi. Un agente «lo colpiva con uno strumento di metallo e con un cesto alla nuca, mentre gli altri rimanevano a osservare». Tanto che il marocchino riportava «una profonda ferita lacero contusa di 8 centimetri che ne causava la perdita di coscienza». L'uomo non era stato soccorso subito ma era stato portato nella cella d'isolamento. Ad accorgersi delle sue condizioni era stato l'addetto alla vigilanza della sezione durante un giro di controllo: era quindi stato ricoverato d'urgenza in ospedale con una prognosi di 30 giorni. Il 27 dicembre 2021, lo stesso detenuto aveva avuto comportamenti violenti e minacciosi mentre si trovava nella quarta sezione. Anche in questo caso era stato portato in isolamento. Durante l'accompagnamento, «giunti all'altezza del locale magazzino», l'avrebbero picchiato, mentre era nudo, con il taser.

Un altro detenuto aveva sostenuto che ci fosse un giro di spaccio di droga: hashish e cocaina lasciata entrare in carcere in grandi quantità. Un altro ancora aveva invece raccontato ritorsioni subite. Non solo botte, ma anche dispetti: con una scusa sarebbe stato fatto uscire dalla cella e al suo ritorno avrebbe trovato tutti i suoi ricordi, fotografie e lettere dei suoi cari incenerite, e i cd fatti a pezzi.

Oltre alle torture, gli agenti indagati rispondono anche di altri illeciti. Dopo avere picchiato «con crudeltà» cinque detenuti pachistani, trascinandoli dalla cella all'infermeria (dove avrebbero continuato a picchiarli), i poliziotti avrebbero imposto ai carcerati il trattamento dell'isolamento, senza sottoporli alla visita medica, che è obbligatoria per legge. Non solo. Avrebbero impedito, di fatto, al medico presente quella notte, di curare i detenuti picchiati e di visitarli. Arrivando addirittura a portare via dall'infermeria un carcerato (che era stato picchiato come gli altri) la cui visita medica era appena iniziata. Anche in questo caso, gli agenti avrebbero agito «con abuso di potere», si legge nel decreto di perquisizione: «Nonostante l'evidente presenza di lesioni a seguito delle violenze subite e soprattutto la decisione di collocare in isolamento i detenuti, impedivano al sanitario di turno di visitare concretamente i detenuti». «In particolare — prosegue il pm — un agente interrompeva poco dopo il suo inizio la visita medica di un carcerato picchiato dicendo al medico che stavano tutti bene e che non c'era bisogno di fare le visite». Eliminata la figura scomoda del medico, le guardie avrebbero continuato i pestaggi mentre portavano i detenuti nelle celle di isolamento. Le prognosi dei feriti arrivano fino a 15 giorni. «Plurimi traumi contusivi al volto, alla regione lombare del dorso e alla mano destra da verosimili percosse», c'è scritto in uno dei referti.

Ad aggravare le posizioni dei poliziotti, c'è il fatto che la notte delle violenze entrarono in carcere liberi dal servizio, in abiti civili, facendo «perquisizioni illegittime» prima dei pestaggi. Una vera e propria imboscata.

La Repubblica, 11 ottobre 2023