Le case di comunità restano solo sulla carta
di Sara Strippoli
L'ultimo report di Agenas (l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari) piazza il Piemonte per numero di Case di comunità attive fra le Regioni virtuose, 38 strutture già realizzate sulle 91 previste. La new entry nel mondo sanitario, in realtà una rivisitazione delle Case della Salute, mai davvero realizzate, rappresentano un pilastro del potenziamento dell'assistenza territoriale, luogo dove i cittadini possono trovare servizi integrati e risposte rapide a casi non complessi.
Il numero esatto sarebbe 39, precisa l'assessorato alla Sanità, visto che nel report del primo semestre 2023 era stato dimenticato di segnalarne una. La Lombardia ne ha già pronte 92, l'Emilia Romagna 43. Il nodo, sottolinea l'Agenzia, è capire cosa si intenda per strutture "attive": l'orario di apertura risponde agli standard fissati? (le case di comunità dovrebbero essere funzionanti 7 giorni su 7); l'orario giornaliero è di 12 ore come previsto? E in quante case di comunità piemontesi sono in servizio i medici di medicina generale? Se i paletti sono questi, la meta è ancora lontana.
La situazione
«Delle 39 Case di comunità attive – dice l'assessore alla sanità Luigi Icardi – quasi la metà hanno al loro interno i medici di medicina generale. Non sono però a Torino, dove molti medici ricevono i pazienti in zone limitrofe, mentre sono in servizio in presenza nelle Case di comunità in provincia, sin dall'inizio servite come luoghi di aggregazione e dei medici di famiglia». C'è poi un'altra nota: il buon piazzamento del Piemonte è dovuto al fatto che in tutti i 39 casi si tratta di strutture già esistenti, attivate a partire dal 2017 e per le quali esiste un progetto di riconversione. L'indirizzo coincide con la vecchia sede o in una sede limitrofa dello stesso Comune. Strutture pianificate per essere Case della Salute (il vecchio nome) che operano già sul territorio distrettuale con modalità e requisiti organizzativo- gestionali proiettati verso il modello di Casa di comunità. C'è tempo fino all'estate del 2026 per centrare il bersaglio delle 91 strutture in Piemonte, 82 finanziate con fondi Pnrr e 9 extra Pnrr.
Centrali operative
In sigla si chiamano Cot, e sono punti di accesso territoriali, fisici e digitali, che facilitano l'orientamento tra i servizi della rete di offerta sociosanitaria. Hanno la funzione di coordinare i servizi domiciliari con quelli sanitari e socioassistenziali. Le Centrali operative territoriali previste dal Pnrr in Piemonte sono 43 e dovrebbero essere attivate entro marzo 2024. Il report di Agenas ce ne attribuisce sette, un numero esiguo.
La Repubblica, 11 ottobre 2023