da Confronti del febbraio 2022
Confini pandemici
di Claudio Paravati
De Monte ci racconta come in Bosnia, ancora dopo anni, si
assista alla ormai consueta, benché assurda, situazioni in cui versano
migliaia di persone che migrano da quasi ogni parte del mondo, e che
vivono accampate tra boschi, montagne e tendoni, per essere malmenati
dalla polizia di frontiera croata quando provano il "game", lo
scavalcamento a piedi della frontiera. Si tratta di giovani, spesso
giovanissimi - minorenni-, che scappano dal Pakistan, dall'Afghanistan,
dal Vicino Oriente e dal Corno d'Africa. Spesso, spessissimo, sono
famiglie con bimbi piccoli ancora nello svezzamento. Ancora un anno è
passato, e queste zone d'ombra sono proprio lì ai piedi dell'Unione
europea. Su questi temi aveva speso parole importanti il presidente
David Sassoli, a cui dedichiamo un pensiero riconoscente.
Non
solo questi confini rimangono zone di poca umanità, di violenza e
noncuranza dei diritti umani, ma sono divenuti per di più pandemici. Ha
fatto bene Lipori a ricordare nel suo data journalism la
vertiginosa distanza tra la popolazione vaccinata in alcune aree del
mondo, rispetto ad altre dove solo il 10% della popolazione ha fatto il
vaccino. Sono queste delle faglie geo-politiche che continuano a vivere
una "deriva" che accentua le grandi disuguaglianze; il prezzo sarà caro
in termini di vite e di consistenza.
Infine, è toccante il reportage
a firma di Asmae Dachan, in cui ci racconta la vita dei rifugiati
siriani in Turchia, tra violenze, abbandoni, soprusi di ogni tipo. Ci
lascia letteralmente attoniti leggere quel che accade.
Va
bene, si potrà dire che violenza, sofferenze, soprusi non siano una
novità, e che sono sempre esistiti nel mondo. Ma quanto è doloroso
prendere atto che nella pandemia che doveva renderci "migliori", ci
svegliamo ancora per le urla di giustizia attorno alle nostre case. Di
"migliore" c'è ancora troppo poco.