da Confronti di febbraio 2022
STATI UNITI
I leader religiosi riflettono sul nazionalismo cristiano
L'attacco a Capitol Hill del 6 gennaio 2021 - perpetrato da sostenitori di Donald Trump per contestare il risultato delle elezioni presidenziali del 2020 - ha rappresentato un vero e proprio shock culturale in patria che ha indotto numerose riflessioni sulla democrazia americana.
In particolare, come riportato dall'agenzia Religion News Service, l'evento ha rafforzato la riflessione dei leader religiosi statunitensi sul nazionalismo cristiano. L'attivista indigeno Shannon Rivers - appartenente al gruppo nativo-americano Akimel O'otham (Popolo del fiume) - ha recentemente affermato che <<la storia del nazionalismo cristiano è iniziata quando i coloni europei hanno risposto al benvenuto dei nativi americani con la convinzione che la "divina Provvidenza" avesse ordinato il loro dominio sulle terre indigene>>.
Rivers ha inoltre detto che ciò è particolarmente evidente se si considera la bolla papale Inter Caetera emessa da Alessandro VI nel 1493 che - nel tentativo di regolare la contesa tra Spagna e Portogallo in merito alla spartizione dei territori del "Nuovo Mondo" - ha rappresentato la giustificazione teologica per la colonizzazione attraverso lo strumento dell'evangelizzazione.
Il rabbino Neil Comess-Daniels della sinagoga riformata Beth Shir Shalom di Santa Monica (California) ha affermato che le radici del nazionalismo cristiano sono ancora più profonde, poiché risalgono alla convinzione cristiana che Gesù fosse l'adempimento della profezia ebraica della venuta del Messia e abbia favorito, in alcuni ambiti, che l'ebraismo fosse da considerare "obsoleto".
Comess-Daniels e Rivers sono solo due tra i numerosi leader religiosi che hanno partecipato, a novembre 2021, a una tavola rotonda sul nazionalismo cristiano sponsorizzata dalla California Poor People's Campaign (CPPC) e tenutasi presso la First African Methodist Episcopal Church di Los Angeles. (ML)
I leader religiosi riflettono sul nazionalismo cristiano
L'attacco a Capitol Hill del 6 gennaio 2021 - perpetrato da sostenitori di Donald Trump per contestare il risultato delle elezioni presidenziali del 2020 - ha rappresentato un vero e proprio shock culturale in patria che ha indotto numerose riflessioni sulla democrazia americana.
In particolare, come riportato dall'agenzia Religion News Service, l'evento ha rafforzato la riflessione dei leader religiosi statunitensi sul nazionalismo cristiano. L'attivista indigeno Shannon Rivers - appartenente al gruppo nativo-americano Akimel O'otham (Popolo del fiume) - ha recentemente affermato che <<la storia del nazionalismo cristiano è iniziata quando i coloni europei hanno risposto al benvenuto dei nativi americani con la convinzione che la "divina Provvidenza" avesse ordinato il loro dominio sulle terre indigene>>.
Rivers ha inoltre detto che ciò è particolarmente evidente se si considera la bolla papale Inter Caetera emessa da Alessandro VI nel 1493 che - nel tentativo di regolare la contesa tra Spagna e Portogallo in merito alla spartizione dei territori del "Nuovo Mondo" - ha rappresentato la giustificazione teologica per la colonizzazione attraverso lo strumento dell'evangelizzazione.
Il rabbino Neil Comess-Daniels della sinagoga riformata Beth Shir Shalom di Santa Monica (California) ha affermato che le radici del nazionalismo cristiano sono ancora più profonde, poiché risalgono alla convinzione cristiana che Gesù fosse l'adempimento della profezia ebraica della venuta del Messia e abbia favorito, in alcuni ambiti, che l'ebraismo fosse da considerare "obsoleto".
Comess-Daniels e Rivers sono solo due tra i numerosi leader religiosi che hanno partecipato, a novembre 2021, a una tavola rotonda sul nazionalismo cristiano sponsorizzata dalla California Poor People's Campaign (CPPC) e tenutasi presso la First African Methodist Episcopal Church di Los Angeles. (ML)