sabato 30 marzo 2024

Che Dio sia Dio

 

 

Il "conflitto" tra la sua volontà e la volontà del Padre durò in Gesù probabilmente per tutta la vita. Ne troviamo una eco chiarissima nella testimonianza di Marco, Luca e Matteo, con le parole pressoché simili, nel racconto della passione: "Intanto raggiunsero un luogo detto Getsemani. Gesù disse ai suoi discepoli: "Restate qui, mentre io pregherò". E si fece accompagnare da Pietro, Giacomo e Giovanni. Poi cominciò ad aver paura ed angoscia, e disse ai tre discepoli: "Una tristezza mortale mi opprime. Fermatevi qui e state svegli". Mentre andava più avanti, cadeva a terra e pregava. Chiedeva a Dio, se era possibile, di evitare quel terribile momento. Diceva: "Abba, Padre mio, tu puoi tutto. Allontana da me questo calice di dolore! Però, non fare quel che voglio io, ma quel che vuoi tu" (Marco 14, 32-36).

Specialmente, l'ultimo versetto evidenzia la tensione tra l' "io" di Gesù e il "tu" del Padre, ma mette anche in luce che Gesù prega proprio per saper accettare la volontà del Padre.

Il "processo di conversione", come accettazione della sovranità della volontà di Dio, continuò per Gesù fino alla fine dei suoi giorni. In qualche modo anche Gesù "lottò con Dio" in questi momenti alti della sua preghiera.

Per arricchire la nostra meditazione, mi permetto di riportare due citazioni assai significative.

"Nel corso della storia si può e si deve andare al di là di un qualunque momento, perché bisogna trovare sempre quali siano le vere forme di pro-esistenza. È questa una profonda esperienza che Gesù realizza nel corso di tutta la sua vita. Le tentazioni, l'ignoranza di Gesù sui disegni di Dio, la preghiera di ricerca della volontà di Dio non sono soltanto manifestazioni di quanto è veramente umano, e per questo anche limitato, dell'esperienza di servizio di Gesù, ma le condizioni che rendono possibile l'esperienza di Dio in quanto Dio" (J. Sobrino). Proprio il suo cammino  di conversione "mostra quale esperienza di Dio Gesù abbia: non quella di un possesso definitivo, ma la ricerca di Dio; molto più efficacemente che non attraverso pure dichiarazioni verbali della sua trascendenza, egli lascia che Dio sia Dio" (J. Sobrino, Gesù Cristo Liberatore, Cittadella Editrice, 1995).

"Gesù non è un ricco fatto passare per povero dai suoi discepoli, per proporlo alle moltitudini oppresse e affaticate; è un povero e, ciò che ha più importanza, per elezione (scelta) più che per nascita. La categoria o corporazione degli artigiani non era quella dei più abbienti, ma nemmeno dei veri poveri. La chiamata profetica è stata accompagnata in Gesù da una scelta sociale, quella della classe ultima e più abbandonata. Gesù ha voluto essere un profeta povero, nonostante che spinte contrarie (le tentazioni) insorgessero dal suo animo a portarlo sul tracciato opposto, quello del prestigio, della potenza, della ricchezza. Ma con  coraggio e generosità ha tenuto fede all'ispirazione ricevuta..."88.

Probabilmente gli evangelisti, che pur ci lasciano molte tracce di questo cammino, hanno un certo pudore a parlarci delle crisi, delle battaglie e delle alternative che attraversarono il vissuto quotidiano di Gesù. La gloria della risurrezione, quasi inconsapevolmente, fu anticipata e fatta risplendere anche sul periodo dell'esistenza storica di Gesù.

"In realtà Gesù non è entrato nella storia con la chiaroveggenza e la potenza di un Dio, ma con la debolezza e la fragilità di un uomo. Abramo partì, commenta l'autore della Lettera agli Ebrei, senza sapere dove andava (11,8); anche Gesù senza sapere come avrebbe potuto assolvere la sua missione. Il Battista sembrava suggerirgli le maniere forti (Mt. 3,10-12), ma esse non trovavano rispondenza nel suo animo e forse non interpretavano bene nemmeno il volere del Padre... Gesù è stato messo alla prova dal primo uso di ragione fino all'ultimo anelito, perché sempre la sua anima è stata come divisa da opposte tendenze ed esigenze, il volere del Padre e le sue personali aspirazioni e vedute"89.

Qui tocchiamo forse il culmine della testimonianza dell'uomo Gesù, detto "figlio di Dio". Egli si rende totalmente disponibile all'azione di Dio. Dio è veramente Dio per noi quando può chiederci persino la conversione e noi, fidandoci di Lui, possiamo credere che l'impossibile diventi possibile.

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88 ORTENSlO DA SPINETOLI, Chiesa delle origini chiesa dei futuro, Borla, pag. 166.

89 ORTENSlO DA SPINETOLI, op. cit.,pagg. 14-15.

 

da: Franco Barbero, Confessione di fede di un eretico, Edizioni MILLE, 2017, cap 10, pp. 91/93