Impreparati di fronte alla dengue
Nelle
prime tredici settimane del 2024 il numero dei decessi causati dalla febbre
dengue è stato il più alto registrato dal 2000, quando è cominciato il
conteggio. Dal 1 gennaio all’8 aprile la malattia ha ucciso 1.116 persone,
contro le 1.094 del 2023. I casi di probabile contagio hanno raggiunto i 2,9
milioni, l’anno scorso erano 1,6 milioni. I cambiamenti climatici,
intensificati dal fenomeno del Nino, hanno contribuito al problema, come
sottolineato dall’Organizzazione mondiale della sanità in due allarmi lanciati
nel 2023. Ma il ministero della salute brasiliano non si è preparato
adeguatamente per affrontare la situazione.
Le
autorità avrebbero potuto snellire la burocrazia per distribuire il vaccino
Qdenga attraverso il sistema sanitario già nel 2023, dato che servono due
somministrazioni a distanza di tre mesi. Inoltre è mancata un’ampia campagna di
sensibilizzazione e le risorse assegnate alle reti sanitarie sono state
insufficienti. Bisognava dare anche un’attenzione speciale alla popolazione del
sud e del sudest, che è più vulnerabile perché storicamente ha avuto meno
contatti con il virus a causa del clima più temperato. Secondo l’Oms quest’anno
l’epidemia di dengue in Sudamerica sarà la peggiore della storia.
Al 26
marzo, nel continente sono stati registrati 3,5 milioni di casi, un milione in
più rispetto all’intero 2023. Con il 92 per cento delle infezioni e l’87 per
cento dei decessi, Brasile, Paraguay e Argentina sono nelle condizioni
peggiori. In Argentina, tra dicembre e marzo, sono morte 161 persone e ne sono
state contagiate più di 163 mila.
La
diffusione della malattia rallenterà a partire da maggio, ma ricomincerà la
prossima estate. Il Brasile deve prepararsi all’emergenza. Non si può
continuare a dare la colpa solo alla natura quando il problema riguarda anche
la politica sanitaria.
As Folha de S. Paulo, Brasile
(Internazionale 1558 – 12 aprile 2024)