I GIORNI DEL NOSTRO SMARRIMENTO
«Nella parabola il 'regno di Dio' si avvicina
talmente all'uomo che questi prende coscienza della sua condizione di perduto e allo
stesso tempo viene liberato dal peso di dover superare con le sue proprie forze il suo smarrimento. Egli deve
piuttosto lasciarsi cercare ed immedesimarsi con la gioia di Dio nel
ritrovarlo. Colui che attraverso la parabola prende coscienza della sua
condizione
di perduto, proprio in questo modo prende
coscienza
della sua appartenenza a Dio» (Hans Weder). In
molti giorni della nostra vita forse non possiamo e non sappiamo fare di più e
meglio che lasciarci cercare e lasciarci trovare. E già molto se, perduti o smarriti, non
chiudiamo la porta a chi ci viene incontro e non fuggiamo la mano di Dio che, in mille modi, viene a sollevare
da terra la moneta che era caduta.
Si noti che la Bibbia non ci lancia mai un
messaggio di passività, di delega assoluta e totale a Dio per dispensarci dalle nostre responsabilità. Ma ci sono dei
giorni e delle situazioni nell'esistenza umana in cui si giace come una moneta. Se una pecora smarrita può, in qualche
modo, ritrovare un sentiero verso la vita, non è cosi per la moneta.
Essa non potrebbe cercare la mano che la ritrovi,
non può sollevarsi dall'angolo buio in cui è finita. La moneta perduta sta a
significare l'impossibilità radicale di ritrovarsi, di risollevarsi con le
proprie forze. Anche in questi casi... la moneta non è perduta per sempre. Gesù
ha insegnato con la sua vita e con le sue parole che non esiste condizione
perduta da cui Dio non possa e non sappia scovarci e ritrovarci.
Forse, o Dio di tutte le donne e di tutti gli
uomini, potrò nel corso della mia vita mettermi alla ricerca di qualche moneta perduta, se anch'io, nella mia perdutezza,
saprò lasciarmi cercare e trovare da Te, pastore appassionato di tutte le
pecore smarrite.
Franco Barbero