mercoledì 1 maggio 2024

NON SO COME TU FACCIA A SOPPORTARMI

Signore,

non so davvero come tu fai a sopportarmi. Bazzico tutto il giorno nelle tue cose, ti sono sempre tra i piedi, mi dò da fare per il tuo Regno.

La tua parola mi giunge con abbondanza, a torrenti, e le ispirazioni del tuo Spirito mi sollecitano ad ogni momento. 

Eppure, o Signore, incomincio ad aver paura di questo mio darmi da fare, perché so che il tuo giudizio non s'accontenta delle etichette.

Incomincio, o Signore, a temere che la tua parola mi sfiori e non mi raggiunga in profondità. È una parola udita, non accolta, non mi penetra più: scorre come l'acqua di un temporale: bagna, ma non irriga, non feconda.

Eppure so che, perché io possa restare in te, è necessario che la tua parola resti in me (Gv. 2,14); ma poi... mi fabbrico delle illusioni e riprendo la corsa…

Questo è grave, o Signore: non so più pregare la tua Parola; essa diventa scienza, ma non sapienza di Dio; non Parola di salvezza e di santificazione.

Tutto questo avviene perché io credo più a me stesso, ai miei talenti che non all'opera della tua grazia.

Ma, Signore, se ho paura della tua Parola, o ancor più paura delle mie parole.

Sto diventando un tecnico dell'evangelizzazione, un professionista dell'apostolato, un parolaio, non un annunciatore del Vangelo e un testimone.

Forse dimentico che i miei fratelli vogliono sempre più vedere, toccare, e sempre meno sentire.

Aiutami, o Signore, a trattenere in me la tua Parola; perché si può cominciare solo quando essa è risuonata potentemente in noi, sconvolgendoci, trasformandoci.

Dammi il coraggio di annunciare la tua Parola, ma dammi ancor più la costanza nel pregare, nel meditare.

Liberami dalla superficialità perché è il mio male, o Signore.

Liberami dalla mia pigrizia: non mi fermo davanti a te perché non ti amo.

Adduco pretesti e so che sono pretesti…

 

Franco Barbero (da “Osiamo dire”, ed. Gribaudi, Torino 1968)