La sostituzione della realtà
Ti faccio dire quello che voglio io. Ti faccio essere quello che
voglio io. Tu non esisti, sei un guscio vuoto, sei solo un pupazzo nelle mie
mani. Non ti considero una persona, sei solo uno strumento al servizio dei miei
scopi, sei solo la cavia del mio potere di manipolazione.
Non è la trama di un film distopico, non è un gioco sadico nel
chiuso di un club privato, non è il delirio di un pazzo. E’ quello che accade
veramente, e accade adesso, con le deep-fake, le false dichiarazioni
costruite con l’intelligenza artificiale mettendo in bocca alle persone famose
qualunque cosa. Potete far dire a chi vi pare le cose più efferate, le più
lontane dalla sua volontà e dai suoi sentimenti. Potete arruolarlo in qualunque
schieramento politico, farne il testimonial di qualunque abominio, o idiozia, o
crimine ideologico.
Potete fare di un democratico un nazista, di una femminista una
misogina, di un onesto un farabutto, di un mite un violento. Gli avete rubato
l’immagine e gli avete cancellato la favella per rimpiazzarla con le vostre
parole.
Dicono che la propaganda russa sia all’avanguardia in questo
processo di mostruoso parassitismo, diffondere sui social la menzogna
impossessandosi del corpo di un altro. E farlo contando sul fatto che se molti
sapranno sventare l’inganno, molti altri, i più indifesi, i meno avvertiti,
abboccheranno.
Ma attenzione, si tratta di una tecnologia a basso costo. Presto
quasi chiunque potrà disporne: la formula della distopia non è solo nelle
stanze dei bottoni, è alla portata di tutte le tasche. Di tutte le catastrofi
che temo, per il futuro immediato, la sostituzione della realtà è quella che
più mi spaventa, anche perché è la più probabile.
Michele Serra (da rubrica “L’amaca”, pubblicata su “La
Repubblica” del 5/5/24)