Ricordo di Marcello Vigli da Noi Siamo Chiesa
Con
la scomparsa di Marcello Vigli – classe 1928, deceduto il 2 maggio – ci lascia
una delle figure più rappresentative e decisive di quella Chiesa “altra” che
larghi settori di base del mondo cattolico italiano iniziarono a immaginare, e
per quanto possibile ad inverare, a partire dalla seconda metà del secolo
scorso.
Solo
lateralmente, negli anni più recenti, egli si accostò a Noi siamo Chiesa,
movimento che già alla sua nascita, nell’ultimo decennio del Novecento, per
diversi aspetti si nutrì di idee e programmi che, da parte sua, Marcello aveva
pensato e vissuto tra e con la Comunità cristiane di base che avevano
cominciato a germogliare a cavallo degli anni Sessanta e Settanta del secolo
scorso.
Su un
tasto, in particolare, egli batté e batté (ed a ragione): in Italia – egli
affermava – non è possibile costruire una Chiesa (cattolica) povera se non si
mette in questione radicale il Concordato del 1929, ed anche quello “rinnovato”
del 1984. La sua insistenza dava fastidio a molti cattolici, pur “progressisti”,
ma del tutto alieni dal misurarsi con queste esigenze ineludibili per una
Chiesa dei poveri e per i poveri.
Egli ci
lascia un’eredità difficile ma preziosa: l’urgenza di affermare, erga omnes,
che sarebbe nefasto fare l’equivalenza Chiesa = gerarchia. Niente affatto,
precisava, perché dopo il Concilio Vaticano II, dobbiamo sapere che tutti
insieme facciamo la Chiesa, ciascuna persona con i suoi carismi e le sue
possibilità. Insomma, traduco: affermare “Noi siamo Chiesa” non significa “Solo
noi…”, ma “Anche noi… siamo Chiesa”. Dunque un grande, ambizioso
programma che uomini come Marcello ci spronano a non disperdere o abbandonare.
La terra
ti sia lieve, caro Marcello.
Luigi Sandri, da sito nazionale
di NSC (Noi Siamo Chiesa)