sabato 15 giugno 2024

Dalla seconda lettera ai Corinzi

Coraggio dunque! E’ certo che finché viviamo in questa vita terrena siamo lontani da casa, lontani dal Signore: viviamo nella fede e non vediamo ancora chiaramente. Però abbiamo fiducia, e preferiamo lasciare questa vita pur di essere vicini al Signore. Soprattutto desideriamo fare quel che piace al Signore, sia che continuiamo la nostra vita terrena, sia che dobbiamo lasciarla. Perché, tutti noi, dovremo presentarci davanti al tribunale di Cristo per essere giudicati d lui. Allora ciascuno riceverà quel che gli è dovuto, secondo il bene o il male che avrà fatto nella sua vita (da II Corinzi, 5,6-10)

Si tratta di una bella esortazione a essere “pieni di fiducia”. Nella vita quotidiana Paolo annota, come noi stessi constatiamo, che tenere viva e attiva la fiducia è impresa davvero impegnativa sia che si guardi ai giorni della vita e che alla morte.

Preferiamo andare in esilio dal corpo e abitare con Dio presso il Signore. A chi lo dici, caro Paolo! E’ proprio quello che desidero in questi giorni: è andare presso la casa eterna con Dio e con la mia Fiorentina che è volata da poche settimane nelle braccia di Dio. Con la solita confusione linguistica tra Dio e Gesù, Paolo al versetto 10 fa un capitombolo: noi tutti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo per ricevere ciascuno la ricompensa delle opere compiute quando era nel corpo sia in bene che in male. Caro Paolo, tu pensi con due errori gravissimi. Noi non compariamo davanti a Cristo, ma davanti a Dio, a nessun Tribunale, ma al suo amore infinito, non per conteggio delle opere compiute in bene o in male. Dio è Amore, e la morte sarà non il tempo del Tribunale, ma dell’abbraccio di Dio in un amore senza fine.

L’idea del Tribunale è da rimuovere. Solo l’amore di Dio ci accoglierà senza nessuna contabilità.

Don Franco Barbero