Dalla seconda lettera ai Corinzi
Coraggio dunque! E’ certo
che finché viviamo in questa vita terrena siamo lontani da casa, lontani dal
Signore: viviamo nella fede e non vediamo ancora chiaramente. Però abbiamo
fiducia, e preferiamo lasciare questa vita pur di essere vicini al Signore.
Soprattutto desideriamo fare quel che piace al Signore, sia che continuiamo la
nostra vita terrena, sia che dobbiamo lasciarla. Perché, tutti noi, dovremo
presentarci davanti al tribunale di Cristo per essere giudicati d lui. Allora
ciascuno riceverà quel che gli è dovuto, secondo il bene o il male che avrà
fatto nella sua vita (da II Corinzi, 5,6-10)
Si tratta
di una bella esortazione a essere “pieni di fiducia”. Nella vita quotidiana
Paolo annota, come noi stessi constatiamo, che tenere viva e attiva la fiducia
è impresa davvero impegnativa sia che si guardi ai giorni della vita e che alla
morte.
Preferiamo
andare in esilio dal corpo e abitare con Dio presso il Signore. A chi lo dici,
caro Paolo! E’ proprio quello che desidero in questi giorni: è andare presso la
casa eterna con Dio e con la mia Fiorentina che è volata da poche settimane
nelle braccia di Dio. Con la solita confusione linguistica tra Dio e Gesù,
Paolo al versetto 10 fa un capitombolo: noi tutti dobbiamo comparire davanti al
tribunale di Cristo per ricevere ciascuno la ricompensa delle opere compiute
quando era nel corpo sia in bene che in male. Caro Paolo, tu pensi con due
errori gravissimi. Noi non compariamo davanti a Cristo, ma davanti a Dio, a
nessun Tribunale, ma al suo amore infinito, non per conteggio delle opere
compiute in bene o in male. Dio è Amore, e la morte sarà non il tempo del
Tribunale, ma dell’abbraccio di Dio in un amore senza fine.
L’idea
del Tribunale è da rimuovere. Solo l’amore di Dio ci accoglierà senza nessuna
contabilità.
Don Franco Barbero