lunedì 3 giugno 2024

Israele deve riconoscere i diritti dei palestinesi

 

La questione palestinese sta assumendo dimensioni apocalittiche tali da farci pensare ad un epilogo drammatico del percorso ebraico. Israele dovrebbe riconoscere i diritti dei palestinesi e cercare un accordo con loro, nonostante una realtà molto complessa sulla

quale riflettere.

Gli ebrei vivono tra di noi, come noi ma portano con loro l'antica identità: l’etnia e la religione hanno sempre camminato insieme durante i millenni. Consciamente o meno portano in sé la nostalgia, il desiderio struggente del ritorno alla terra delle origini, qualcosa

che noi non possiamo comprendere perché il nostro passato può retrocedere solo di qualche generazione. In questo credo si collochi il nucleo del grande problema.

Il mondo occidentale ha difeso incondizionatamente Israele trascurando i palestinesi e ora chiede il cessate il fuoco perché Israele sta esagerando. C’è stata poca obiettività nel valutare il

conflitto dalle origini. Ora certamente occorre il cessate il fuoco immediato, ma gli ebrei tutti dovrebbero riflettere sul loro futuro e dare inizio ad una nuova era.

Francia, Germania e Italia hanno il cursus honorum per porsi come interlocutori diplomatici. Della Germania basta ricordare che è stata a lungo partner commerciale della Russia, si pensi al ruolo attuale dell'ex cancelliere Schroeder. La stessa indicazione vale per l’Italia.

Il nostro paese però oscilla a livello istituzionale da dichiarazioni come «non siamo in guerra con la Russia», ad altre in cui si fanno parallelismi con le guerre mondiali del secolo scorso e con i dittatori da abbattere in nome della democrazia. Il secolo scorso però non vedeva paesi provvisti di armi nucleari. Si giocano (si fa per dire, è un tragico gioco) partite diverse.

Urgono nuovi punti di vista che sappiano accogliere le necessarie mediazioni e valutare le posizioni dei paesi Brics. Altrimenti non usciremo mai da una conflittualità permanente. Credo che

un'Ue che sappia parlare a più voci con i presidenti delle rispettive nazioni, possa essere una forza e non una debolezza. E sarebbe molto più rappresentata che da un presidente della commissione non eletto direttamente dai cittadini e che non può essere sintesi di paesi e forze politiche diverse. Forse un gestore amministrativo economico sì, ma leader politico no. Per una crisi politica servono leader politici possibilmente più vicino possibile alla figura

di statisti.

 

Alberto Albertini (da “Domani”, 29 maggio 2024)