Povera scuola italiana! Assistiamo indignati alla sua disgregazione
«Abbiamo collegato Agenda Sud e la riforma 4+2 anche al Ponte
sullo Stretto»1.
É a dir poco una affermazione scioccante quella del ministro
dell'Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. E successivamente, alla Festa
della Lega del 2 agosto 2023, aveva precisato che «servono maestranze per il
Ponte».
Scioccante perché? Perché la scuola italiana, soprattutto nelle
strutture e nell'edilizia, è vecchia, casca a pezzi.
Lo scriveva www.rainews.it il 15 settembre 2022: «Su
40.293 edifici scolastici italiani statali attivi nell'anno scolastico
2021-2022 più della metà non sono in possesso dell'agibilità (57,90-%), né
della prevenzione incendi (54,92 %). I dati, preoccupanti, arrivano dal 20°
rapporto di Cittadinanzattiva sulla sicurezza delle scuole. Ad oggi non si
conosce il dato relativo al periodo di costruzione per circa un quarto degli
edifici scolastici (10.571 pari al 26%) "e ciò è molto grave"».
Invece, per il "Ponte dei sogni" di questi e di altri
politicanti, si stanno spendendo fior di quattrini, buttandoli al vento senza
vedere risultati tangibili.
Pensiamo poi alle altre problematiche irrisolvibili in cui versa
la nostra scuola italiana. Ad esempio il numero altissimo di docenti precari
che possono arrivare tranquillamente alla pensione da supplenti annuali, senza
mai poter passare di ruolo. Ultimamente, in qualche maniera, si è riusciti a
far fare un concorso, bandito con fondi del PNRR, per circa 30 mila posti, 9
mila per la scuola primaria e l'infanzia e 20 mila per la secondaria di primo e
secondo
grado.
Tra questi precari, altro punto dolente, sono molti i docenti
costretti ad emigrare dal Sud Italia al Nord. Pur di lavorare, sono disposti a
lasciare la propria famiglia per venire ad esempio a Torino,
Milano o in qualche altro paese sperduto nel settentrione d'Italia.
Conosco parecchi colleghi provenienti dalla Calabria, dalla
Sicilia e dalla Campania che hanno lasciato i propri cari per non rimanere
disoccupati a casa loro, per poter vivere con dignità il proprio
lavoro di insegnante ed educatore. Facendo ovviamente i conti con una vita
totalmente diversa, affrontando la ricerca di un alloggio a prezzo equo, e
talvolta la difficoltà di vita anche per un clima molto diverso da quello del
Mediterraneo. Per non dire poi della solitudine che, molto spesso, attanaglia
questi uomini e queste donne che accettano con coraggio questo "straccio
di lavoro".
Molti di loro hanno percorso la via crucis" per il tanto
sperato ruolo con una miriade di corsi di formazione post-laurea pagati di
tasca
propria, poi ancora selezioni su selezioni con relative
graduatorie - perché l'assunzione è appunto graduale - facendo emergere la
figura di un Ministero dell'Istruzione che sembra ormai l'Ufficio Complicazioni
Affari Semplici.
È curioso il fatto che a settembre nelle scuole entrano in
servizio docenti di ruolo e docenti supplenti annuali che svolgono esattamente
lo stesso lavoro, con tutte le responsabilità, oneri e onori, richiesti da chi
fa questo mestiere.
Ecco dunque che la selezione viene sempre fatta per concorso
poiché qualcuno sostiene che, nei ruoli dello Stato, si entra solo per
concorso.
1 Percorso di istruzione
superiore tecnico-professionale ridotto a 4 anni più 2 anni di specializzazione
presso gli ITS Academy, Istituti
tecnologici superiori che, si legge sul sito del Miur www.miur.gov.it,
"sono scuole di eccellenza ad alta specializzazione tecnologica post
diploma che permettono di conseguire il titolo di tecnico superiore. Sono espressione
di una
strategia fondata sulla connessione delle politiche
d'istruzione, formazione e lavoro con le politiche industriali".
Davide Pelanda (da “Tempi
di Fraternità”, maggio 2024)