lunedì 3 giugno 2024

Povera scuola italiana! Assistiamo indignati alla sua disgregazione

 

«Abbiamo collegato Agenda Sud e la riforma 4+2 anche al Ponte sullo Stretto»1.

É a dir poco una affermazione scioccante quella del ministro dell'Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. E successivamente, alla Festa della Lega del 2 agosto 2023, aveva precisato che «servono maestranze per il Ponte».

Scioccante perché? Perché la scuola italiana, soprattutto nelle strutture e nell'edilizia, è vecchia, casca a pezzi.

Lo scriveva www.rainews.it il 15 settembre 2022: «Su 40.293 edifici scolastici italiani statali attivi nell'anno scolastico 2021-2022 più della metà non sono in possesso dell'agibilità (57,90-%), né della prevenzione incendi (54,92 %). I dati, preoccupanti, arrivano dal 20° rapporto di Cittadinanzattiva sulla sicurezza delle scuole. Ad oggi non si conosce il dato relativo al periodo di costruzione per circa un quarto degli edifici scolastici (10.571 pari al 26%) "e ciò è molto grave"».

Invece, per il "Ponte dei sogni" di questi e di altri politicanti, si stanno spendendo fior di quattrini, buttandoli al vento senza vedere risultati tangibili.

Pensiamo poi alle altre problematiche irrisolvibili in cui versa la nostra scuola italiana. Ad esempio il numero altissimo di docenti precari che possono arrivare tranquillamente alla pensione da supplenti annuali, senza mai poter passare di ruolo. Ultimamente, in qualche maniera, si è riusciti a far fare un concorso, bandito con fondi del PNRR, per circa 30 mila posti, 9 mila per la scuola primaria e l'infanzia e 20 mila per la secondaria di primo e secondo

grado.

Tra questi precari, altro punto dolente, sono molti i docenti costretti ad emigrare dal Sud Italia al Nord. Pur di lavorare, sono disposti a

lasciare la propria famiglia per venire ad esempio a Torino, Milano o in qualche altro paese sperduto nel settentrione d'Italia.

Conosco parecchi colleghi provenienti dalla Calabria, dalla Sicilia e dalla Campania che hanno lasciato i propri cari per non rimanere

disoccupati a casa loro, per poter vivere con dignità il proprio lavoro di insegnante ed educatore. Facendo ovviamente i conti con una vita totalmente diversa, affrontando la ricerca di un alloggio a prezzo equo, e talvolta la difficoltà di vita anche per un clima molto diverso da quello del Mediterraneo. Per non dire poi della solitudine che, molto spesso, attanaglia questi uomini e queste donne che accettano con coraggio questo "straccio di lavoro".

Molti di loro hanno percorso la via crucis" per il tanto sperato ruolo con una miriade di corsi di formazione post-laurea pagati di tasca

propria, poi ancora selezioni su selezioni con relative graduatorie - perché l'assunzione è appunto graduale - facendo emergere la figura di un Ministero dell'Istruzione che sembra ormai l'Ufficio Complicazioni Affari Semplici.

È curioso il fatto che a settembre nelle scuole entrano in servizio docenti di ruolo e docenti supplenti annuali che svolgono esattamente lo stesso lavoro, con tutte le responsabilità, oneri e onori, richiesti da chi fa questo mestiere.

Ecco dunque che la selezione viene sempre fatta per concorso poiché qualcuno sostiene che, nei ruoli dello Stato, si entra solo per concorso.

 

 

1 Percorso di istruzione superiore tecnico-professionale ridotto a 4 anni più 2 anni di specializzazione presso gli ITS Academy, Istituti

tecnologici superiori che, si legge sul sito del Miur www.miur.gov.it, "sono scuole di eccellenza ad alta specializzazione tecnologica post diploma che permettono di conseguire il titolo di tecnico superiore. Sono espressione di una

strategia fondata sulla connessione delle politiche d'istruzione, formazione e lavoro con le politiche industriali".

 

Davide Pelanda (da “Tempi di Fraternità”, maggio 2024)