Ogni creatura è tempio
Gesù trovò nel tempio a Gerusalemme gente che vendeva buoi,
pecore, colombe e, seduti accanto a loro, i cambiamonete. Fece una frusta di
cordicelle e scaccio tutti fuori, con le pecore e i buoi: gettò a terra il
denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi. Allora i Giudei gli dissero:
«Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete
questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gesù parlava del tempio del
suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono
che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da
Gesù.
dal “Vangelo di Giovanni”
(capitolo 2,13 e sgg.)
Gesù era un ebreo praticante che non amava il Tempio di
Gerusalemme trasformato in luogo di mercato, di commercio, di
compravendite. Avvenne così che un giorno, entrando nel Tempio
per la Pasqua, Gesù ne scacciò fuori mercanti, cambiamonete, venditori di
animali per i sacrifici e gli animali. In questa reazione di Gesù si intuisce
una ricchezza spirituale grande e profonda. È il superamento di ogni sacrificio
e vittima "vicaria": la vera vittima da offrire non è l'animale, ma
la creatura stessa. L'offerta non è l'animale sacrificato, ma la vita del
fedele. È la lunga tradizione del sacrificio perfetto che Dio gradisce nel cuore
puro, nell'agire sincero, nel rapporto relazionale, piuttosto che nell'ordine
cultuale. Nella religione di Gesù non c'è delega. Tutto avviene nell'incontro
personale del credente con Dio. Ogni creatura è il tempio di Dio.
Nella reazione di Gesù contro il Tempio/mercato, c'è poi la
sostituzione della maestosità gerosolimitana del Tempio con il tempio che è
Gesù, al quale egli si riferisce quando preannuncia che presto distruggeranno
il tempio, ma che in tre giorni risorgerà. È lui il nuovo tempio, il tempio
ultimo, il luogo definitivo dell'incontro tra Dio e le creature. Nuova vittima
e nuovo luogo di tutti i popoli. Tempio globale della nuova era. La terza
trasformazione va dal Tempio, quale luogo sacro (Hieròn, cioè il recinto
che delimita l'area templare) al Naòs, cioè l'ambito interno della
presenza di Dio; non il tempio di pietra, ma il cuore della creatura. È il
rapporto con Dio «in spirito e verità» che Gesù annuncia alla donna samaritana
e che l'apostolo Pietro raccomanda: «Santificate il Signore, Cristo, nei vostri
cuori» (Prima lettera di Pietro, capitolo 3,15).
Di queste tre trasformazioni indicate sopra, abbiamo l'immagine
più ricca nell'incontro di Gesù con la donna samaritana. È la scena più
liberatoria che si possa immaginare. Nel breve incontro solitario, a
mezzogiorno, con la donna samaritana, al pozzo di Giacobbe, Gesù
ci libera in un sol colpo dai tre grandi tabù che da sempre
limitano la libertà degli uomini e delle donne e che oggi ancora infiammano
paurosamente alcune tradizioni religiose: il tabù etnico, il tabù localistico,
il tabù religioso. In un sol colpo Gesù va oltre il divieto di parlare con una
donna da solo, oltre il divieto di avere rapporti con gli stranieri, oltre il
divieto di pensare che il luogo religioso sia solo il Tempio. Il Gesù ebreo
diventa "cristiano quando si libera dalle barriere del luogo, dalle
barriere etniche dello straniero e dalle barriere clericali della religione. E
anche si libera dalla barriera dell'umano e del divino. «Credimi, donna, è
giunto il momento
in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre,
è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre
in spirito e verità... Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo
in spirito e verità» (Giovanni 4, 5-42).
Bisogna abbandonare l'attesa di trovare un monte speciale su cui
adorare Dio in spirito e verità. Non si tratta di cambiare religione o di
cambiare pratiche spirituali o maestri o cultura. Nemmeno di attendere un altro
tempo, perché il tempo giusto non arriva mai, per coloro che vivono
nell'atteggiamento di attendere sempre un altro tempo. «È giunto il momento, ed
è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità,
perché il Padre cerca tali adoratori».
Occorre, forse, anche abbandonare la presunzione di avere
abbandonato qualsiasi Tempio per adorare Dio. Gesù non difende il Tempio di
Gerusalemme contro il Tempio di Garizim o altro nuovo Tempio. È aldilà dei
Templi. In tutto ciò noi siamo indietro di fronte alla pienezza umana e divina
di Gesù. Anche gli aggettivi - umano e divino - sono vecchi, perché in Gesù
l'umano e il divino sono la sua vera identità. Siamo così intrappolati nelle
barriere delle appartenenze a un luogo, a una razza, a un genere, a una
religione, da non riuscire ad abbracciare il messaggio evangelico. Per tutto
ciò abbiamo ancora bisogno dell'acqua offerta alla donna di Samaria.
Luigi Berzano (da “Tempi
di fraternità”, giugno - luglio 2024)