sabato 29 giugno 2024

Ogni creatura è tempio

Gesù trovò nel tempio a Gerusalemme gente che vendeva buoi, pecore, colombe e, seduti accanto a loro, i cambiamonete. Fece una frusta di cordicelle e scaccio tutti fuori, con le pecore e i buoi: gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi. Allora i Giudei gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gesù parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

dal “Vangelo di Giovanni” (capitolo 2,13 e sgg.)

 

Gesù era un ebreo praticante che non amava il Tempio di Gerusalemme trasformato in luogo di mercato, di commercio, di

compravendite. Avvenne così che un giorno, entrando nel Tempio per la Pasqua, Gesù ne scacciò fuori mercanti, cambiamonete, venditori di animali per i sacrifici e gli animali. In questa reazione di Gesù si intuisce una ricchezza spirituale grande e profonda. È il superamento di ogni sacrificio e vittima "vicaria": la vera vittima da offrire non è l'animale, ma la creatura stessa. L'offerta non è l'animale sacrificato, ma la vita del fedele. È la lunga tradizione del sacrificio perfetto che Dio gradisce nel cuore puro, nell'agire sincero, nel rapporto relazionale, piuttosto che nell'ordine cultuale. Nella religione di Gesù non c'è delega. Tutto avviene nell'incontro personale del credente con Dio. Ogni creatura è il tempio di Dio.

Nella reazione di Gesù contro il Tempio/mercato, c'è poi la sostituzione della maestosità gerosolimitana del Tempio con il tempio che è Gesù, al quale egli si riferisce quando preannuncia che presto distruggeranno il tempio, ma che in tre giorni risorgerà. È lui il nuovo tempio, il tempio ultimo, il luogo definitivo dell'incontro tra Dio e le creature. Nuova vittima e nuovo luogo di tutti i popoli. Tempio globale della nuova era. La terza trasformazione va dal Tempio, quale luogo sacro (Hieròn, cioè il recinto che delimita l'area templare) al Naòs, cioè l'ambito interno della presenza di Dio; non il tempio di pietra, ma il cuore della creatura. È il rapporto con Dio «in spirito e verità» che Gesù annuncia alla donna samaritana e che l'apostolo Pietro raccomanda: «Santificate il Signore, Cristo, nei vostri cuori» (Prima lettera di Pietro, capitolo 3,15).

Di queste tre trasformazioni indicate sopra, abbiamo l'immagine più ricca nell'incontro di Gesù con la donna samaritana. È la scena più liberatoria che si possa immaginare. Nel breve incontro solitario, a mezzogiorno, con la donna samaritana, al pozzo di Giacobbe, Gesù

ci libera in un sol colpo dai tre grandi tabù che da sempre limitano la libertà degli uomini e delle donne e che oggi ancora infiammano paurosamente alcune tradizioni religiose: il tabù etnico, il tabù localistico, il tabù religioso. In un sol colpo Gesù va oltre il divieto di parlare con una donna da solo, oltre il divieto di avere rapporti con gli stranieri, oltre il divieto di pensare che il luogo religioso sia solo il Tempio. Il Gesù ebreo diventa "cristiano quando si libera dalle barriere del luogo, dalle barriere etniche dello straniero e dalle barriere clericali della religione. E anche si libera dalla barriera dell'umano e del divino. «Credimi, donna, è giunto il momento

in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre, è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità... Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità» (Giovanni 4, 5-42).

Bisogna abbandonare l'attesa di trovare un monte speciale su cui adorare Dio in spirito e verità. Non si tratta di cambiare religione o di cambiare pratiche spirituali o maestri o cultura. Nemmeno di attendere un altro tempo, perché il tempo giusto non arriva mai, per coloro che vivono nell'atteggiamento di attendere sempre un altro tempo. «È giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità, perché il Padre cerca tali adoratori».

Occorre, forse, anche abbandonare la presunzione di avere abbandonato qualsiasi Tempio per adorare Dio. Gesù non difende il Tempio di Gerusalemme contro il Tempio di Garizim o altro nuovo Tempio. È aldilà dei Templi. In tutto ciò noi siamo indietro di fronte alla pienezza umana e divina di Gesù. Anche gli aggettivi - umano e divino - sono vecchi, perché in Gesù l'umano e il divino sono la sua vera identità. Siamo così intrappolati nelle barriere delle appartenenze a un luogo, a una razza, a un genere, a una religione, da non riuscire ad abbracciare il messaggio evangelico. Per tutto ciò abbiamo ancora bisogno dell'acqua offerta alla donna di Samaria.


Luigi Berzano (da “Tempi di fraternità”, giugno - luglio 2024)