Sospiro di sollievo per l’ambiente
I ministri dell'ambiente dell'Unione europea hanno ratificato il
17 giugno la legge sul ripristino della natura, con cui i loro governi
s'impegnano entro il 2030 a riportare allo stato originario almeno il 20 per
cento degli habitat danneggiati. In questo modo l'Unione porta avanti, seppure
in extremis, un testo messo a rischio dal passo indietro fatto dal Partito
popolare europeo (Ppe) davanti ai movimenti agro-populisti, un fenomeno
sfruttato dall'estrema
destra alle elezioni del 9 giugno.
Gli obiettivi della nuova norma - tra cui ridurre il prelievo
dalle falde acquifere per ripristinarne i livelli, incentivare il recupero a
breve
termine di specie locali di alberi a scapito di altre più
redditizie e sostenere metodi di pesca più rispettosi degli ecosistemi costieri
- comportano un ripensamento dei metodi della produzione. Chi si oppone alla
legge sostiene che dimostri per l'ennesima volta quanto l'Unione europea si sia
trasformata in un nemico del settore agricolo, anche se in molti casi i
produttori sono i primi a beneficiare di un ambiente sano e il 33,2 per cento
del bilancio dell'Unione fino al 2027 è destinato alla politica agricola
comune. Le difficoltà incontrate dalla legge - abbinate alle concessioni che
Bruxelles ha dovuto fare alla marea populista, come la riduzione dei vincoli
ambientali per ricevere gli aiuti - sono un antipasto degli ostacoli che dovrà
affrontare il green deal, con un'estrema destra
che ha individuato nel rifiuto della transizione ecologica
un'occasione per alimentare il nazionalismo e un centrodestra che teme di
perdere elettori a causa della crescita dell'estremismo.
Ma accantonare il programma verde per un mero calcolo elettorale
è un lusso irresponsabile che l'Europa non può permettersi: il cambiamento
climatico non è più una minaccia, ma una realtà.
El País, Spagna (da “Internazionale”
del 21 giugno 2024)