martedì 4 giugno 2024

Pubblichiamo la terza parte dell’articolo scritto da Jonathan Haidt e tradotto in italiano da “Internazionale” del 03/05/2024.

Un’infanzia al telefono (parte 3 di 5)

Numeri incredibili
In Walden, la sua raccolta di riflessioni del 1854 sul vivere in semplicità, Henry David Thoreau scriveva: "Il costo di una cosa è la quantità di vita che diamo in cambio per averla, subito o a lungo termine". E' una formulazione elegante di ciò che gli economisti avrebbero poi chiamato il costo-opportunità di qualsiasi scelta: ciò che non possiamo più fare con il nostro denaro e il nostro tempo una volta che li abbiamo impegnati in qualcos'altro. Quindi è importante capire quanta parte della giornata dei giovani ora è occupata dai loro dispositivi.
I numeri sono difficili da credere. I dati della società di sondaggi e consulenza aziendale Gallup mostrano che gli adolescenti statunitensi trascorrono circa cinque ore al giorno sui social media (inclusi i video su TikTok e YouTube). Se ci aggiungiamo tutte le altre attività basate su uno schermo, si sale a una media compresa tra le sette e le nove ore al giorno. I numeri sono ancora più alti nelle famiglie monoparentali e a basso reddito, e tra le famiglie nere, ispaniche e native americane. Questi numeri molto alti non includono il tempo passato davanti agli schermi a scuola o per fare i compiti né tutto il tempo che gli adolescenti trascorrono prestando attenzione solo parziale agli eventi del mondo reale mentre pensano a cosa si stanno perdendo sui social network o aspettando che gli arrivi un messaggio.
Secondo l'istituto di ricerche Pew, nel 2022 un terzo degli adolescenti ha affermato di essere su uno dei principali social media "quasi costantemente" e quasi la metà ha detto lo stesso di internet in generale. Per questi consumatori accaniti, quasi ogni ora di veglia è un'ora assorbita, in tutto o in parte, dai loro dispositivi. Nei termini di Thoreau, quanta vita diamo in cambio per tutto questo tempo passato guardando uno schermo? Probabilmente, la maggior parte. Tutto il resto della giornata di un adolescente deve essere ridotto o eliminato del tutto per fare spazio alla grande quantità di contenuti consumati e alle centinaia di "amici", "follower" e altre connessioni che sollecitano messaggi di testo, post, commenti, like, foto e messaggi diretti.
Dall'inizio degli anni dieci è diminuita la quantità di tempo che gli adolescenti trascorrono dormendo e molti studi collegano la perdita di sonno direttamente all'uso di dispositivi prima di andare a dormire, in particolare se adoperati per dare un'occhiata ai social media. Anche l'attività fisica è diminuita, il che è un peccato perché l'esercizio, come il sonno, migliora la salute mentale e fisica. La lettura di libri è in declino da decenni, scalzata dalle alternative digitali, ma il suo declino, come tante altre cose, ha subito un'accelerazione all'inizio degli anni dieci.
Con l'intrattenimento passivo sempre disponibili, le menti degli adolescenti probabilmente vagano meno di prima, la contemplazione e l'mmaginazione potrebbero essere inserite nell'elenco delle cose ridotte o cancellate del tutto.
Ma forse il prezzo più devastante della nuova infanzia incentrata sul telefono è stato il crollo del tempo passato a interagire con altre persone faccia a faccia. Da uno studio su come gli statunitensi passano il tempo è emerso che, prima del 2010, i giovani dai 15 ai 24 anni dicevano di trascorrere molto più tempo con i loro amici (circa due ore al giorno, in media, senza contare quelli a scuola) di quanto facevano gli anziani (dai 30 ai 60 minuti appena).
Per i giovani il tempo con gli amici ha cominciato a diminuire negli anni 2000, ma il calo ha accelerato degli anni dieci, mentre è rimasto pressoché invariato per gli anziani. Nel 2019 il tempo medio trascorso dai giovani con gli amici è sceso a 67 minuti al giorno. I giovani della generazione Z si stavano già allontanando da anni e avevano quasi completato il percorso quando è arrivata la pandemia.
Qualcuno potrebbe mettere in dubbio l'importanza di questo declino. Dopotutto, per la maggior parte del tempo online non si interagisce con gli amici attraverso sms, social network e videogiochi? Non va bene comunque? In parte sicuramente sì, anche le interazioni virtuali offrono vantaggi unici, soprattutto per i giovani geograficamente o socialmente isolati. Ma, in generale, al mondo virtuale mancano molte delle caratteristiche che rendono le interazioni nel mondo reale significative, per così dire, per lo sviluppo fisico, sociale ed emotivo. In particolare, le relazioni del mondo reale e le interazioni sociali sono caratterizzate da quattro aspetti - gli stessi da centinaia di migliaia di anni - che quelle online distorcono o cancellano.
Innanzitutto, nel mondo reale è coinvolto il corpo, questo significa che per comunicare usiamo le mani e le espressioni facciali e impariamo a rispondere al linguaggio del corpo degli altri. Le interazioni virtuali, al contrario, si basano principalmente sul linguaggio. Non importa quanti emoji si usino per compensare: l'eliminazione dei canali di comunicazione per i quali siamo stati programmati da milioni di anni di evoluzione probabilmente produrrà adulti meno a loro agio e meno abili nell'interagire di persona. Inoltre le interazioni del mondo reale sono sincrone, avvengono in contemporanea. Di conseguenza,impariamo i segnali che indicano le pause e i turni di conversazione. Le interazioni sincrone ci fanno sentire più vicini all'altra persona perché questo è l'effetto della "sincronia".
Messaggi, post e molte altre interazioni virtuali mancano di sincronia. Non si ride sul serio, c'è più spazio per le interpretazioni errate e più stress quando un commento non suscita una risposta immediata.
Le interazioni del mondo reale, poi, si basano principalmente sulla comunicazione uno-a-uno o talvolta uno-a-molti. Mentre le comunicazioni virtuali spesso sono dirette a un pubblico potenzialmente molto vasto. Online, ogni persona può impegnarsi in decine di interazioni asincrone in parallelo, il che interferisce con la profondità che ognuna di esse può raggiungere. Anche le motivazioni del mittente sono diverse: con un pubblico vasto, la propria reputazione è sempre in gioco, un errore o una prestazione scarsa possono danneggiare la propria posizione sociale davanti a un gran numero di pari. Queste comunicazioni tendono quindi a essere più performative e a provocare più ansia rispetto alle conversazioni a due. Infine, le interazioni del mondo reale di solito avvengono all'interno di comunità in cui il costo d'ingresso e di uscita è più alto, quindi le persone sono fortemente motivate a investire nelle relazioni e a riparare le fratture quando si verificano. Invece in molte reti virtuali, le persone possono facilmente bloccare gli altri o andarsene quando sono scontente. All'interno di queste reti le relazioni sono generalmente usa e getta.
Queste caratteristiche insoddisfacenti e ansiogene della vita online sono facilmente riconoscibili dalla maggior parte degli adulti. Le interazioni online possono far emergere comportamenti antisociali che le persone non mostrerebbero mai nelle loro comunità online.
Ma se la vita online mette a dura prova gli adulti, immaginate cosa fa agli adolescenti nei primi anni della pubertà, quando il loro cervello "in attesa di esperienza" è condizionato dalla risposta delle loro interazioni sociali. Probabilmente i ragazzi che attraversano la pubertà online vivono molti più raffronti sociali, momenti di autocoscienza, vergogna e ansia cronica degli adolescenti delle generazioni precedenti, il che potrebbe portare il loro cervello in via di sviluppo ad assumere un atteggiamento sempre difensivo.
Il cervello contiene sistemi specializzati per l'avvicinamento (quando si presentano le opportunità) e l'allontanamento (quando le minacce sono o sembrano probabili). Le persone possono trovarsi in quelle che potremmo chiamare "modalità di scoperta" o "modalità di difesa" in qualsiasi momento, ma in genere non contemporaneamente.
I due sistemi insieme formano un meccanismo che permette di adattarsi rapidamente al mutare delle condizioni, come un termostato che può attivare un impianto di riscaldamento o di raffreddamento quando cambia la temperatura. Il termostato interno di alcune persone è generalmente impostato sulla modalità di scoperta e passa alla modalità di difesa solo quando si presentano minacce esplicite. Queste persone tendono a vedere il mondo come pieno di opportunità. Sono più felici e meno ansiose. Il termostato interno di altre persone, invece, è generalmente impostato sulla modalità di difesa e passa alla modalità di scoperta solo quando si sentono insolitamente al sicuro. Tendono a vedere il mondo pieno di minacce e sono più inclini all'ansia e ai disturbi depressivi. Un modo semplice per comprendere le differenze tra la generazione Z e le precedenti è che le persone nate a partire dal 1996 hanno un termostato interno spostato verso la modalità di difesa.