sabato 20 luglio 2024

CAMBIA LA RETORICA DI MOSCA E SUI RUSSI FANNO PRESA GLI INCONTRI CON XI E ORBAN:

Putin parla di pace… il 58% ora è d’accordo

Mai così favorevoli, e mai così tanti, ai colloqui di pace con Kiev: secondo l’ultimo sondaggio del Centro Levada, l’ultimo indipendente in Russia (già dichiarato “agente straniero” dalle autorità), la maggioranza della popolazione della Federazione, il 58%, è interessata a virare verso i negoziati con l’ucraina.

Si è varcata la soglia del record storico, nonostante il 77% dei russi sostenga ancora “l’operazione militare speciale” (percentuale rimasta invariata, al netto dei timori di partenza dei cittadini nel fornire sincere risposte, in uno Stato dove si violano multiple e severissime leggi, se si dissente con la linea governativa). Per un significativo 17% la Russia deve accettare di scendere a patti con gli avversari occidentali al fine di ottenere un accordo, mentre per il restante

Vladimir Putin 73% Mosca non deve acconsentire a restituire dei territori che sono già sotto il suo controllo. La percentuale sale ancora di più se si parla dell’alleanza Atlantica: l’83% dei russi è contro l’adesione dell’ucraina alla Nato. Se per il 65% di tutto ha colpa l’occidente (questa frangia è in aumento), c’è un 40% dei russi che vorrebbe addirittura tornare al febbraio 2022, per non vederlo nemmeno l’inizio della distruzione, delle bare e dei morti del conflitto.

 

LE PAROLE DEL CREMLINO cambiano e così, a ruota, fa la Russia. Per Denis Volkov, il direttore del Levada, la virata dell’opinione pubblica è dovuta al cambiamento di retorica dei vertici del Cremlino: più volte Putin ha mostrato aperture al dialogo in cambio di congelamenti o concessioni sul terreno nelle ultime settimane. Nonostante le posizioni avanzate negli incontri con i leader stranieri (quelli a cui ha stretto la mano negli ultimi mesi: Xi, Modi e Orbán), Mosca non ha variato però il modus operandi, anzi, lo ha esacerbato. Gli attacchi russi sul campo rimangono ferocissimi, come l’ultimo all’ospedale pediatrico di Kiev. Per un terzo dei russi è tollerabile l’uso del nucleare e, sebbene la maggioranza sia contraria, più il dibattito sul ricorso agli armamenti atomici proseguirà sui media, più aumenterà il gruppo di chi lo riterrà ammissibile, secondo Volkov. Il picco dei sostenitori della linea dura nel conflitto si è raggiunto, secondo i dati dell’istituto statistico che guida, durante i mesi di campagna elettorale, mentre sorprendentemente, nella Capitale, tendenzialmente più progressista, oggi il 56% degli intervistati si è rivelato sostenitore del proseguimento dei combattimenti. Per il direttore non c’è da stupirsi: ha spiegato ai media indipendenti russi che ormai “molte persone di mentalità liberale hanno lasciato Mosca”, soprattutto durante l’autunno del 2022, quando è stata dichiarata la mobilitazione parziale per 300 mila riservisti. Il mutamento della posizione dell’opinione pubblica difficilmente si tradurrà in azioni o proteste di piazza per chiedere la fine dei bombardamenti e il ritorno dei soldati: non c’è scontento dettato dalla crisi, con l’economia russa in crescita e la sete di manodopera nel settore militare-industriale. 

Michele A. G. Iaccarino

(da “Il Fatto Quotidiano” dell’11 luglio 2024)