Cestinare l’”inutile fardello” per una fede adulta
Una più articolata
riflessione su “che cosa abbiamo lasciato e che cosa possiamo costruire e
inventare” nel nostro cammino di Chiesa di base era stata fatta qualche anno fa
per un convegno delle comunità di base.
Accenno
qui ciò che ritengo più urgente lasciare, ma esprimo anche un cammino già
compiuto o in atto in parecchie comunità che accompagno.
La necessaria ablatio: togliere l’inessenziale
Una persona adulta che partecipi alla vita di una comunità
cattolica avverte un disagio di fronte all’”incremento” del castello religioso.
La fabbrica del sacro devozionale produce a ritmo continuo: madonne, santi,
demoni, reliquie, processioni che trovano legittimazione nel Catechismo della
Chiesa cattolica. E’ necessario aprire gli occhi sull’ambiguità di questa
adiunctio e sulla necessità di dissociarsi da quella “religione” che non è
a servizio della fede, ma funzionale alla sopravvivenza di un’istituzione
ecclesiastica.
L’inversione
di marcia è una rigorosa ablatio: togliere, portare via. Una
coraggiosa opera di essenzializzazione: “Riformare allora (…) assomiglia a un
atto di ablatio, analogo a quello che compie lo scultore che deve solo
liberare e far emergere la statua dal masso informe di marmo che ha davanti: il
suo lavoro sarà quello di togliere perché si manifesti la nobilis forma
già presente nel masso” (Luciano Manicardi). Ratzinger, giovane teologo,
scrisse parole “rivoluzionarie” sull’urgenza di questa operazione. Senza
deporre questo “inutile fardello”, per dirla con Ortensio da Spinetoli, ogni
passaggio verso il futuro è sbarrato.
La contrastata ablatio
Questa coscienza adulta della fede non trova ostacolo solo in
quella maggioranza silenziosa che non avverte la necessità di sfoltire la
foresta devozionale e “catechistica”, ma anche in un immaginario religioso,
catechistico, liturgico, dogmatico difeso in modo “autorevole” dal magistero.
Paolo VI il 5 giugno 1967 disse: “Le formule dogmatiche sono così strettamente
legate al loro contenuto che qualsiasi ritocco negherebbe un dato di fede.
La necessità della disobbedienza
Oggi
credo che l’amore per la vita e per la fede, anche per la Chiesa, di cui mi
sento ereticamente parte, imponga il dovere di percorsi responsabili, capaci di
creare esperienze, linguaggi e simboli fuori dall’ortodossia, senza affatto
sentirsi fuori dalla Chiesa, tanto meno dalla fede. Alcuni passi che provengono
da un nuovo immaginario di Dio e da nuove ipotesi scientifiche, da nuove
visioni del mondo, mi sembrano rendere la mia fede molto più vitale, liberante,
riconciliata con ciò che vivo: “C’è una realtà che chiamiamo Dio che è la
sorgente della vita che viviamo, il Fondamento dell’essere che ci chiama ad
essere tutto ciò che possiamo essere. Io oggi vivo nella convinzione che non
sono separato da questo Dio. L’alterità mi viene incontro. La trascendenza mi
chiama. Dio mi abbraccia.
Alcuni
“abbandoni” o ablatio
In nome
della piena compatibilità tra amore e ministero, tra amore e vita consacrata si
possono abbandonare la legge del celibato obbligatorio e i voti di verginità
perpetua. Se hai il dono di amare, non lasciare che ti sia precluso da una
legge ecclesiastica, dal fatto che sei omosessuale o transessuale o prete, o
suora o separato/a. Queste regole disumanizzanti devono essere cestinate.
In nome
della pari dignità personale e delle pari opportunità di ministero occorre
lasciare alle spalle la legge patriarcale che vieta a donne e laici la
predicazione e la presidenza dell’eucarestia o cena del Signore. Occorre
passare dal ministero ordinato ai ministeri eletti dalla comunità, valorizzando
esperienze di base che già realizzano la prassi ecclesiale dello spezzare il
pane in una celebrazione.
Non mi
sentirei discepolo del nazzareno se….
… se
dovessi credere che Gesù di Nazareth è Dio, cioè il Creatore, la sorgente della
vita, il fondamento dell’essere, anziché il profeta e “figlio” che mi indica la
strada verso il mistero di Dio. Se dovessi credere secondo il Credo di Nicea e
Calcedonia nelle due nature di Cristo e nelle tre persone divine distinte che
formano la santissima Trinità.
Se
dovessi credere che Maria di Nazareth è stata vergine prima, durante e dopo il
parto e che è diventata nel 431 anche madre di Dio.
don Franco Barbero, 1 luglio 2024