venerdì 5 luglio 2024

Cestinare l’”inutile fardello” per una fede adulta

Una più articolata riflessione su “che cosa abbiamo lasciato e che cosa possiamo costruire e inventare” nel nostro cammino di Chiesa di base era stata fatta qualche anno fa per un convegno delle comunità di base.

Accenno qui ciò che ritengo più urgente lasciare, ma esprimo anche un cammino già compiuto o in atto in parecchie comunità che accompagno.

 

La necessaria ablatio: togliere l’inessenziale

Una persona adulta che partecipi alla vita di una comunità cattolica avverte un disagio di fronte all’”incremento” del castello religioso. La fabbrica del sacro devozionale produce a ritmo continuo: madonne, santi, demoni, reliquie, processioni che trovano legittimazione nel Catechismo della Chiesa cattolica. E’ necessario aprire gli occhi sull’ambiguità di questa adiunctio e sulla necessità di dissociarsi da quella “religione” che non è a servizio della fede, ma funzionale alla sopravvivenza di un’istituzione ecclesiastica.

L’inversione di marcia è una rigorosa ablatio: togliere, portare via. Una coraggiosa opera di essenzializzazione: “Riformare allora (…) assomiglia a un atto di ablatio, analogo a quello che compie lo scultore che deve solo liberare e far emergere la statua dal masso informe di marmo che ha davanti: il suo lavoro sarà quello di togliere perché si manifesti la nobilis forma già presente nel masso” (Luciano Manicardi). Ratzinger, giovane teologo, scrisse parole “rivoluzionarie” sull’urgenza di questa operazione. Senza deporre questo “inutile fardello”, per dirla con Ortensio da Spinetoli, ogni passaggio verso il futuro è sbarrato.

 

La contrastata ablatio

Questa coscienza adulta della fede non trova ostacolo solo in quella maggioranza silenziosa che non avverte la necessità di sfoltire la foresta devozionale e “catechistica”, ma anche in un immaginario religioso, catechistico, liturgico, dogmatico difeso in modo “autorevole” dal magistero. Paolo VI il 5 giugno 1967 disse: “Le formule dogmatiche sono così strettamente legate al loro contenuto che qualsiasi ritocco negherebbe un dato di fede.

 

La necessità della disobbedienza

Oggi credo che l’amore per la vita e per la fede, anche per la Chiesa, di cui mi sento ereticamente parte, imponga il dovere di percorsi responsabili, capaci di creare esperienze, linguaggi e simboli fuori dall’ortodossia, senza affatto sentirsi fuori dalla Chiesa, tanto meno dalla fede. Alcuni passi che provengono da un nuovo immaginario di Dio e da nuove ipotesi scientifiche, da nuove visioni del mondo, mi sembrano rendere la mia fede molto più vitale, liberante, riconciliata con ciò che vivo: “C’è una realtà che chiamiamo Dio che è la sorgente della vita che viviamo, il Fondamento dell’essere che ci chiama ad essere tutto ciò che possiamo essere. Io oggi vivo nella convinzione che non sono separato da questo Dio. L’alterità mi viene incontro. La trascendenza mi chiama. Dio mi abbraccia.

 

Alcuni “abbandoni” o ablatio

In nome della piena compatibilità tra amore e ministero, tra amore e vita consacrata si possono abbandonare la legge del celibato obbligatorio e i voti di verginità perpetua. Se hai il dono di amare, non lasciare che ti sia precluso da una legge ecclesiastica, dal fatto che sei omosessuale o transessuale o prete, o suora o separato/a. Queste regole disumanizzanti devono essere cestinate.

In nome della pari dignità personale e delle pari opportunità di ministero occorre lasciare alle spalle la legge patriarcale che vieta a donne e laici la predicazione e la presidenza dell’eucarestia o cena del Signore. Occorre passare dal ministero ordinato ai ministeri eletti dalla comunità, valorizzando esperienze di base che già realizzano la prassi ecclesiale dello spezzare il pane in una celebrazione.

 

Non mi sentirei discepolo del nazzareno se….

… se dovessi credere che Gesù di Nazareth è Dio, cioè il Creatore, la sorgente della vita, il fondamento dell’essere, anziché il profeta e “figlio” che mi indica la strada verso il mistero di Dio. Se dovessi credere secondo il Credo di Nicea e Calcedonia nelle due nature di Cristo e nelle tre persone divine distinte che formano la santissima Trinità.

Se dovessi credere che Maria di Nazareth è stata vergine prima, durante e dopo il parto e che è diventata nel 431 anche madre di Dio.

don Franco Barbero, 1 luglio 2024