Gruppo biblico di martedì 9 luglio ore 18
Buongiorno,
trasmetto in allegato un'integrazione che ci propone Anna Campora alla sua riflessione per il Gruppo
biblico di martedì 9 luglio alle ore 18 online (la prima parte è stata
pubblicata su questo blog ieri).
Questo è il LINK per
il collegamento:
INCONTRO BIBLICO del 9 luglio: GENESI il primo
racconto dell’origine, cap.1, 1-27
(testo liberamente tratto con
integrazioni dall’Introduzione al libro di Genesi – sulle tracce di Dio, del 2014,
di Franco Barbero e dai testi di TONELLI e KUNG)
1- Fu il grande filosofo Aristotele
che affermò che gli uomini, partendo dalle domande più semplici giunsero ad
interrogarsi su fenomeni sempre più complessi fino a chiedersi da che cosa è
stato generato l Universo intero: la conoscenza nasce dalla MERAVIGLIA, ma fu
un filosofo contemporaneo Emmanuele Severino che ha insistito sulla necessità
di tradurre il termine greco THAUMA con “MERAVIGLIA mista ad ANGOSCIA” che
significa che la conoscenza agirebbe da
“antidoto al terrore provocato dall’evento annientante che esce dal
niente”, l ‘angoscia nasce per il senso di irrilevanza e caducità della nostra
esistenza esposta alla sofferenza e alla morte.
Ecco allora che, di fronte alle
domande fondamentali che già i primi
uomini (homo sapiens), si saranno posti
di fronte ai fenomeni naturali così misteriosi, nascono nel tempo i primi tentativi di dare un
senso, un ordine al caos dei fenomeni con dei racconti con i linguaggi
dell’immaginazione, è così che nascono i miti, si costruiscono attorno ad essi
le religioni, si ricorre alla personificazione del divino, si cerca di
padroneggiare la realtà potente e angosciante tramandando prima oralmente poi
per scritto racconti molto diversi che rendono conto di una grande varietà di
gruppi umani, poi di popoli e diremmo oggi, di culture.
Dopo le religioni o in contemporanea,
anche la filosofia greca si appropria del problema dell’inizio, e faticosamente
emerge il tentativo de dar conto della meraviglia all’interno di costruzioni
razionali. Prima i racconti, poi le prime semplici spiegazioni che vogliono
mettere ordine nella sequenza degli eventi e proteggere dall’angoscia e il
terrore. Sapere che l’insieme obbedisce all’ordine del racconto o risponde ad
una domanda di spiegazione, tranquillizza. E’ così che nel lungo tempo dei
millenni e poi dei secoli, la religione, la filosofia e poi dal 1600 la scienza
sono state per gli uomini ciò che ha rassicurato e aiutato a confrontarci con
il mistero.
Aggrappandosi alla tenda che protegge
e dà un’identità si trova la forza di resistere e ci si colloca insieme al
proprio gruppo identitario in una lunga catena di avvenimenti che affonda le
radici in un passato lontano, originario che permette di immaginare un futuro.
Le risposte alla domanda sull’origine
non sono la fotografia della realtà, ma riflessioni sul vissuto, non resoconti
ma tentativi, attraverso l’immaginazione simbolica di dire quello che stiamo
cercando, quello che ci è stato narrato, tramandato nel tempo.
Per questo come già sappiamo, per
leggere i racconti biblici e extra biblici dobbiamo rispettare il codice che è
lo stesso dei miti di altre religioni. C’è differenza tra codice e messaggio
che è quello che interessa. Se restiamo ancorati al linguaggio come fosse
verità, ci sfugge il messaggio che diventa dottrina. Gli strumenti
interpretativi ci permettono contestualizzando i testi, di mettere in moto quel
testo e restituirci la ricchezza di un messaggio in dialogo con altri approcci
e nel nostro caso, con i risultati più interessanti della scienza e i suoi
interrogativi.
GENESI 1 e 2 fanno parte del
Pentateuco che nasce a Babilonia, ma la cui scrittura ufficiale avverrà nel
dopo esilio, nel VI sec. Le fonti (dal X sec a,C al IX-viii vengono ripensate,
rimesse in discussione a Babilonia perché è proprio nell’ottica dell’esilio che
nasce la necessità di capire: che cosa ci ha portato qui, come possiamo andare
avanti, è nell’esilio che l’uomo, la natura, l’origine, la fine, tutto diventa
un problema. La fede di Israele che possiamo ritrovare nelle pagine di GENESI
non trasmette risposte alle nostre domande di spiegazione ma ci ricorda che il
patto, Dio non lo dimentica. Tutto il creato sta in questo abbraccio
misterioso, invisibile, a volte deludente che esprime la relazione che è
benedizione (beraka). Stare nella relazione vuol dire che non possiamo uscire
dalla benedizione di Dio.
Che cosa fa il credente che legge
Genesi? Non può cercare un solo significato. Nella vita un racconto ti dice A,
poi ti dirà B, poi C perché il mito è sferico, rotola, ci viene accanto, ci
parla in maniere diverse nelle varie stagioni della mia vita, in un modo
ricchissimo.
Dio ci viene incontro se lo cerchiamo
come Dio che ci parla, ma non dandoci delle risposte, invitandoci all’incontro.
GENESI è scritta perché noi vi possiamo
trovare il Dio della creazione che non ci parla solo di Lui ma ci invita a parlare
con Lui e quello che Lui dice a me non è la stessa cosa che dice a te, nella
tua esperienza e aiuta a vivere.
2- Provo ad accennare per concludere
questo approfondimento che ha come unico scopo quello di stimolare riflessioni
ed eventualmente letture ulteriori, al confronto Religione- scienza che ha
segnato, specie per quanto riguarda la religione cristiana- cattolica un
dibattito durato centinaia di anni. Voglio ricordare che questo confronto si è
sviluppato in tre momenti ma che continuano in parte a convivere:
CONFLITTO. Ininterrottamente dal 1600, cioè dalla
nascita della scienza fisica e astronomica con Galileo Galilei, quando si è
messa in discussione che la verità contenuta nella Bibbia letteralmente era
l’unica verità.
CONVIVENZA parzialmente conflittuale
dopo la riabilitazione molto tardiva di Galileo da parte di Giovanni Paolo II.
Sulla CONVIVENZA successiva, a parte
il riemergere della questione da parte della ripresa del creazionismo in
opposizione alla teoria evoluzionista, ci può essere ormai accordo, anche se
forse l’interesse del popolo dei credenti non è così acceso.
Molto nuovo invece e stimolante
l’interesse da parte di scienziati e teologi sulle IMPLICAZIONI dei progressi
della fisica quantistica e dell’astrofisica su una lettura assolutamente
innovativa del rapporto tra Dio e l’universo, la struttura della materia a
livello micro, l’origine del tutto dopo la scoperta del big-bang e del suo
evolversi nei miliardi di anni che portano fino a noi.
A questo proposito sono stata
affascinata da due interventi riportati da Adista che semplicemente cito, ma
non posso fornire al momento, si tratta di:
1-
Un universo permeato di
mistero. Il contributo della cosmologia alla visione di un Dio creatore di
Jesus Canneto Almedo
2-
L’universo come scenario
della rivelazione divina. Le implicazioni spirituali della fisica quantistica
sul testo di O’Murchu, “Quantum Theology” 1997, ristampa 2004.
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Tonelli
che costruisce la sua trattazione con grande originalità, titola i capitoli di
GENESI come fossero i giorni della creazione biblica, naturalmente individuando
i tempi della ricerca scientifica, da un primo capitolo introduttivo dal titolo
: In principio era il vuoto.
Giorno1.
Un soffio inarrestabile produce la prima meraviglia
Giorno 2:
Il tocco delicato di un bosone cambia tutto, per sempre
Giorno 3:
Nascita degli immortali
Giorno 4:
E la luce finalmente, fu
Giorno 5,
Si accende la prima stella
Giorno 6:
E il caos si travestì in ordine
Giorno 7:
un brulicare di forme complesse
Con il
Big Bang l’Universo nasce dal vuoto, vuoto o nulla? Qui termina però anche la
competenza dello scienziato, a questo punto lascio ancora la parola a Kung:
siamo di fronte al segreto originario della realtà, di fronte al quale non è
detto che si debba rinunciare perché non esiste risposta scientifica tuttavia
possiamo comprendere che prima del big bang non vale nessuna legge fisica,
perché l’inizio assoluto non può trovarsi all’interno dell’universo-tempo,
anche se senza di esso non si può spiegare nessun modello di universo. E’ a
questo punto che la domanda diventa più intrigante e si possono accogliere vari
tentativi di risposta che la religione in certo senso, a livello di ipotesi può
fornire.
Ancora
dal testo di KUNG qualche spunto come parziali conclusioni di questo percorso
complesso ma anche affascinante che può solo aprire ad ulteriori
approfondimenti.
1-
Perché religione e scienza
possano dialogare e superare l’esclusione reciproca o ancor più la condanna c’è
bisogno di onesta e reciproca conoscenza dei diversi ambiti di indagine,
linguaggi e aggiornate informazioni.
2-
La fiducia nella scienza e
nei suoi progressi non esclude la fede, anzi, perché il tutto non proviene solo
dal Big Bang ma da un salto originario, una causa prima creativa delle cause che
noi chiamiamo Dio creatore. Noi viviamo nel mondo della scienza ed è con i suoi
risultati che dobbiamo fare i conti.
3-
Si tratta quindi di
ricercare modelli di complementarietà e interazione critico-costruttivi che
rifiutino ogni assolutizzazione per rendere giustizia alla realtà come intero
in ognuna delle sue dimensioni.