lunedì 8 luglio 2024

Gruppo biblico di martedì 9 luglio ore 18

Buongiorno,

trasmetto in allegato un'integrazione che ci propone Anna Campora alla sua riflessione per il Gruppo biblico di martedì 9 luglio alle ore 18 online (la prima parte è stata pubblicata su questo blog ieri).

Questo è il LINK per il collegamento:

meet.google.com/qpe-wfjz-cdp 

 

INCONTRO BIBLICO del 9 luglio: GENESI il primo racconto dell’origine, cap.1, 1-27

(testo liberamente tratto con integrazioni dall’Introduzione al libro di Genesi – sulle tracce di Dio, del 2014, di Franco Barbero e dai testi di TONELLI e KUNG)

1- Fu il grande filosofo Aristotele che affermò che gli uomini, partendo dalle domande più semplici giunsero ad interrogarsi su fenomeni sempre più complessi fino a chiedersi da che cosa è stato generato l Universo intero: la conoscenza nasce dalla MERAVIGLIA, ma fu un filosofo contemporaneo Emmanuele Severino che ha insistito sulla necessità di tradurre il termine greco THAUMA con “MERAVIGLIA mista ad ANGOSCIA” che significa che la conoscenza agirebbe da  “antidoto al terrore provocato dall’evento annientante che esce dal niente”, l ‘angoscia nasce per il senso di irrilevanza e caducità della nostra esistenza esposta alla sofferenza e alla morte.

Ecco allora che, di fronte alle domande fondamentali che  già i primi uomini (homo sapiens), si  saranno posti di fronte ai fenomeni naturali così misteriosi,  nascono nel tempo i primi tentativi di dare un senso, un ordine al caos dei fenomeni con dei racconti con i linguaggi dell’immaginazione, è così che nascono i miti, si costruiscono attorno ad essi le religioni, si ricorre alla personificazione del divino, si cerca di padroneggiare la realtà potente e angosciante tramandando prima oralmente poi per scritto racconti molto diversi che rendono conto di una grande varietà di gruppi umani, poi di popoli e diremmo oggi, di culture.

Dopo le religioni o in contemporanea, anche la filosofia greca si appropria del problema dell’inizio, e faticosamente emerge il tentativo de dar conto della meraviglia all’interno di costruzioni razionali. Prima i racconti, poi le prime semplici spiegazioni che vogliono mettere ordine nella sequenza degli eventi e proteggere dall’angoscia e il terrore. Sapere che l’insieme obbedisce all’ordine del racconto o risponde ad una domanda di spiegazione, tranquillizza. E’ così che nel lungo tempo dei millenni e poi dei secoli, la religione, la filosofia e poi dal 1600 la scienza sono state per gli uomini ciò che ha rassicurato e aiutato a confrontarci con il mistero.

Aggrappandosi alla tenda che protegge e dà un’identità si trova la forza di resistere e ci si colloca insieme al proprio gruppo identitario in una lunga catena di avvenimenti che affonda le radici in un passato lontano, originario che permette di immaginare un futuro.

Le risposte alla domanda sull’origine non sono la fotografia della realtà, ma riflessioni sul vissuto, non resoconti ma tentativi, attraverso l’immaginazione simbolica di dire quello che stiamo cercando, quello che ci è stato narrato, tramandato nel tempo.

Per questo come già sappiamo, per leggere i racconti biblici e extra biblici dobbiamo rispettare il codice che è lo stesso dei miti di altre religioni. C’è differenza tra codice e messaggio che è quello che interessa. Se restiamo ancorati al linguaggio come fosse verità, ci sfugge il messaggio che diventa dottrina. Gli strumenti interpretativi ci permettono contestualizzando i testi, di mettere in moto quel testo e restituirci la ricchezza di un messaggio in dialogo con altri approcci e nel nostro caso, con i risultati più interessanti della scienza e i suoi interrogativi.

 

GENESI 1 e 2 fanno parte del Pentateuco che nasce a Babilonia, ma la cui scrittura ufficiale avverrà nel dopo esilio, nel VI sec. Le fonti (dal X sec a,C al IX-viii vengono ripensate, rimesse in discussione a Babilonia perché è proprio nell’ottica dell’esilio che nasce la necessità di capire: che cosa ci ha portato qui, come possiamo andare avanti, è nell’esilio che l’uomo, la natura, l’origine, la fine, tutto diventa un problema. La fede di Israele che possiamo ritrovare nelle pagine di GENESI non trasmette risposte alle nostre domande di spiegazione ma ci ricorda che il patto, Dio non lo dimentica. Tutto il creato sta in questo abbraccio misterioso, invisibile, a volte deludente che esprime la relazione che è benedizione (beraka). Stare nella relazione vuol dire che non possiamo uscire dalla benedizione di Dio.

Che cosa fa il credente che legge Genesi? Non può cercare un solo significato. Nella vita un racconto ti dice A, poi ti dirà B, poi C perché il mito è sferico, rotola, ci viene accanto, ci parla in maniere diverse nelle varie stagioni della mia vita, in un modo ricchissimo.

Dio ci viene incontro se lo cerchiamo come Dio che ci parla, ma non dandoci delle risposte, invitandoci all’incontro.

 GENESI è scritta perché noi vi possiamo trovare il Dio della creazione che non ci parla solo di Lui ma ci invita a parlare con Lui e quello che Lui dice a me non è la stessa cosa che dice a te, nella tua esperienza e aiuta a vivere.

2- Provo ad accennare per concludere questo approfondimento che ha come unico scopo quello di stimolare riflessioni ed eventualmente letture ulteriori, al confronto Religione- scienza che ha segnato, specie per quanto riguarda la religione cristiana- cattolica un dibattito durato centinaia di anni. Voglio ricordare che questo confronto si è sviluppato in tre momenti ma che continuano in parte a convivere:

CONFLITTO.  Ininterrottamente dal 1600, cioè dalla nascita della scienza fisica e astronomica con Galileo Galilei, quando si è messa in discussione che la verità contenuta nella Bibbia letteralmente era l’unica verità.

CONVIVENZA parzialmente conflittuale dopo la riabilitazione molto tardiva di Galileo da parte di Giovanni Paolo II.

Sulla CONVIVENZA successiva, a parte il riemergere della questione da parte della ripresa del creazionismo in opposizione alla teoria evoluzionista, ci può essere ormai accordo, anche se forse l’interesse del popolo dei credenti non è così acceso.

Molto nuovo invece e stimolante l’interesse da parte di scienziati e teologi sulle IMPLICAZIONI dei progressi della fisica quantistica e dell’astrofisica su una lettura assolutamente innovativa del rapporto tra Dio e l’universo, la struttura della materia a livello micro, l’origine del tutto dopo la scoperta del big-bang e del suo evolversi nei miliardi di anni che portano fino a noi.

A questo proposito sono stata affascinata da due interventi riportati da Adista che semplicemente cito, ma non posso fornire al momento, si tratta di:

1-  Un universo permeato di mistero. Il contributo della cosmologia alla visione di un Dio creatore di Jesus Canneto Almedo

2-  L’universo come scenario della rivelazione divina. Le implicazioni spirituali della fisica quantistica sul testo di O’Murchu, “Quantum Theology” 1997, ristampa 2004.

                                               

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Tonelli che costruisce la sua trattazione con grande originalità, titola i capitoli di GENESI come fossero i giorni della creazione biblica, naturalmente individuando i tempi della ricerca scientifica, da un primo capitolo introduttivo dal titolo : In principio era il vuoto.

Giorno1. Un soffio inarrestabile produce la prima meraviglia

Giorno 2: Il tocco delicato di un bosone cambia tutto, per sempre

Giorno 3: Nascita degli immortali

Giorno 4: E la luce finalmente, fu

Giorno 5, Si accende la prima stella

Giorno 6: E il caos si travestì in ordine

Giorno 7: un brulicare di forme complesse

Con il Big Bang l’Universo nasce dal vuoto, vuoto o nulla? Qui termina però anche la competenza dello scienziato, a questo punto lascio ancora la parola a Kung: siamo di fronte al segreto originario della realtà, di fronte al quale non è detto che si debba rinunciare perché non esiste risposta scientifica tuttavia possiamo comprendere che prima del big bang non vale nessuna legge fisica, perché l’inizio assoluto non può trovarsi all’interno dell’universo-tempo, anche se senza di esso non si può spiegare nessun modello di universo. E’ a questo punto che la domanda diventa più intrigante e si possono accogliere vari tentativi di risposta che la religione in certo senso, a livello di ipotesi può fornire.

Ancora dal testo di KUNG qualche spunto come parziali conclusioni di questo percorso complesso ma anche affascinante che può solo aprire ad ulteriori approfondimenti.

1-  Perché religione e scienza possano dialogare e superare l’esclusione reciproca o ancor più la condanna c’è bisogno di onesta e reciproca conoscenza dei diversi ambiti di indagine, linguaggi e aggiornate informazioni.

2-  La fiducia nella scienza e nei suoi progressi non esclude la fede, anzi, perché il tutto non proviene solo dal Big Bang ma da un salto originario, una causa prima creativa delle cause che noi chiamiamo Dio creatore. Noi viviamo nel mondo della scienza ed è con i suoi risultati che dobbiamo fare i conti.

3-  Si tratta quindi di ricercare modelli di complementarietà e interazione critico-costruttivi che rifiutino ogni assolutizzazione per rendere giustizia alla realtà come intero in ognuna delle sue dimensioni.